Mala tempora currunt

La scoperta della borsa


Il 12 ottobre è data di scoperte importanti e, proprio un 12 ottobre il MibTel archiviò la seduta con il suo maggior rialzo di sempre guadagnando il 6,66% e scoprendo di essere fuoriuscito da una pesantissima crisi finanziaria.Il 12 ottobre in questione è quello di 10 anni fà: nel 1998, infatti, i mercati vissero un periodo di turbolenza che ebbe più di un'analogia con quello attuale e, pertanto, potrebbe valere la pena aprire il libro dei ricordi di chi, quella crisi, ebbe modo di viverla dall'altra parte della barricata.Per trovare la prima analogia bisogna andare a Mosca: se quest'estate la leadership russa ha conquistato l'attenzione dei media occidentali attraverso la sua decisa risposta all'offensiva georgiana, 10 anni fà, l'allora presidente russo Boris Eltsin, occupò le prime pagine estive per tutt'altri motivi.Mosca si stava avvitando su sé stessa sull'onda dell'ennesimo conflitto istituzionale fra la Duma ed il Cremlino: l'allora primo ministro Sergej Kirienko, un giovane tecnocrate con l'aria da professorino impacciato, era stato sfiduciato dal parlamento e ripresentato da corvo bianco.Sullo sfondo dello scontro si levò presto la sinistra ombra di Georg Soros, pronto a sferrare un attacco senza precedenti alla valuta russa.Rilasciò un'intervista in cui si diceva dubbioso sulla tenuta del rublo in caso di speculazione ribassista: una dichiarazione di guerra in piena regola.Rublo, indice PTC e titoli di stato vennero fatti a brandelli mentre Eltsin e la Duma proseguivano il loro braccio di ferro.Nel frattempo, dall'altra parte dell'oceano, uno scandaletto di serie B -il sexgate di Bill Clinton- toccava vette surreali portando il presidente ad un passo dall'impeachment.Il combinato disposto di queste 2 distinte storie affossarono i mercati con la stessa intensità e le stesse percentuali di ribasso quotidiano degli indici che stiamo registrando oggigiorno.Anche i commenti erano, più o meno, gli stessi di oggi: credit crunch, recessione globale, fallimenti a catena in arrivo e così via.In realtà le borse, in particolare quella italiana, avevano bruscamente archiviato, già in primavera, un biennale movimentorialzista che durava dall'ottobre 1995.Non si trattò solo di un periodo di rialzo per la borsa italiana, maanche di profonda trasformazione: in essa si riversaronoi risparmi delle famiglie italiane, fino ad allora parcheggiati sui tranquilli titoli di stato.La curva dei tassi conobbe, durante tutto quel periodo, una discesa continua ed ininterrotta dei rendimenti che scontavanol'ingresso della £ nella futura moneta unica.I risparmiatori, sempre più insoddisfatti dell'andamento del loro abituale investimento, furono incuriositi dalle performancesborsistiche lanciando un assist che, gli operatori bancari di qualsiasi ordine e grado, non lasciarono cadere nel vuoto: fu così che grasse commissioni (d'ingresso, d'uscita, di gestione, di performance di chissà cos'altro) fecero così la loro comparsa nei bilanci delle banche italiane, mentre, per i risparmiatori, si profilava un vero e proprio salto nel buio.Mai attrazione risultò più fatale, e per più di un motivo: per tutti i soggetti coinvolti fu l'affare peggiore che potesse esserci.In primis per i risparmiatori che scoprirono, a loro spese, la borsa ovvero una tipologia d'investimento che si confà, sì e no, al 5-10% di loro; gli altri si limitano a passare dalla più esuberante euforia alla più cupa disperazione in un battito di ciglia essendo pronti tanto a vendere tutto sui minimi quanto a vendersi la casa pur di comprare sui massimi.In borsa, finiti ben presto i soldi, non rimase altro che l'isteria ed oggi sono in molti a chiedersi se non fosse stato meglio per tutti lasciarli a dormire sui titoli di stato.Anche le banche, a loro volta, scoprirono la finanza come scorciatoia verso utili record perdendo rapidamente l'aggancio con l'economia reale: fino a quel momento la redditività di una banca dipendeva, quasi esclusivamente, dall'efficienza allocativa con cui impiegava le proprie risorse.Prima, infatti, quando un'azienda si rivolgeva ad una banca per un prestito, il direttore si alzava dalla scrivania e si recava personalmente nelle strutture di quest'ultima (capannoni, cantieri, laboratori...) per decidere se concedere o meno il prestito richiesto.Da quel momento in avanti, le banche, cambieranno registro e finanzieranno i Ricucci e le loro più o meno improbabili scalate, arrivando ad utili impensabili grazie alle commissioni derivanti da sottoscrizioni di fondi di tutti i tipi mentre si dedicavano a sfornare prodotti finanziari sempre più complicati.E gli altri soldi? Venivano prestati a chi aveva voglia di farsi un viaggio o di comprarsi lo schermo piatto ultimo modello ed anche il fatto di "avereavutoqualcheproblemaconipagamenti" non era un impedimento alla concessione come un po' tutti gli spot televisivi si premuravano di sottolineare.Lo stato, infine, non ebbe più come creditore i suoi cittadini, bensì potenti istituzioni finanziarie ed altri soggetti forti in grado di condizionare pesantemente le scelte politiche dei governi, centrodestra o di centrosinistra che sia, attraverso ficcanti azioni di lobbing.La crisi finanziaria di allora venne mandata in archivio proprio dal vistoso rialzo del 12 ottobre (che salutava con ingrato entusiamol'uscita di scena del premier Prodi, caduto venerdì 9) per il quale non vi furono motivazioni particolari.Milano, in territorio positivo fin dalle prime battute, incrementò i guadagni nel finale chiudendo sui massimi di seduta e giovandosi, nelle settimane successive, dello schiarimento della situazione internazionale (i repubblicani non riusciranno a far scattare la procedura d'impeachment contro Clinton mentre in quel di Mosca presidenza e parlamento troveranno un accordo sul nome di Viktor Chernomyrdin).Un'altra analogia con la realtà attuale verrà a galla solo in un secondo momento; quando si scoprirà con grande stupore che la "Vodka Crisis", come era stata ribattezzata sui media, aveva mietuto una vittima illustre: l'hedge fund LTCM (Long-Term Capital Management, fondato e gestito da premi nobel per l'economia) che gettò la spugna, non prima di aver chiuso, a qualsiasi prezzo, tutte le posizioni aperte nel vano tentativo di scongiurare il fallimento.Greenspan allora, come Bernanke oggi, era intervenuto quando i buoi erano scappati dalla stalla ma il governatore della Federal Reserve non è l'unico a non aver fatto tesoro degli errori commessi.Nemmeno il tempo di metabolizzare l'accaduto che, non più tardi di 4 mesi, Roberto Colanninno lancerà la più nefasta e distruttiva operazione finanziaria mai pensata nella storia italiana.I risparmiatori, anzichè ritornare a BOT e CCT, lo acclameranno come l'uomo della Provvidenza borsistica e lo seguiranno senza esitazione nell'impresa.Le banche, anzichè tornare ad occuparsi sobriamente dei loro impieghi, lo copriranno di miliardi per intraprendere quell'avventura senza né capo né coda.Roberto Colanninno, oggi, è ancora sulla breccia dopo un adeguato cambio di casacca: da salvatore della Patria telefonica di stretta osservanza D'Alemiana a salvatore Berlusconiano di quella aerea; un passo che ci si può permettere solo nel paese del trasformismo.Il bello deve ancora arrivare ma di una cosa si può, comunque vada, essere sicuri: questa crisi, esattamente come le altre, non insegnerà nulla a nessuno.