Il Caffè di Lughe

AFRICA? DOVREMMO TUTTI RIFLETTERE DI PIU'


Siamo tutti scossi dal distrasto in Giappone e spaventati dal problema "nucleare", ma l'Europa e, sopprattutto noi, siamo seduti da tempo su una bomba che sta per esplodere: l'Africa. Questo contributo l'ho trovato su internet e, credo, dovrebbe far riflettere un po' tutti. Da “L’Occidentale” del 11/3/2011 “Non sol la crisi in Libia - Abbiamo chiuso gli occhi sulla guerra mondiale africana” di Souad Sbai (deputata marocchina del PDL): “Siamo sull’orlo della guerra civile in Costa d’Avorio e nessuno ne fa un dramma. È notizia di pochi giorni fa, documentata drammaticamente dalle immagini che hanno invaso la rete, di un massacro di donne che manifestavano pacificamente per Alassane Quattara; erano un centinaio e sfilavano lungo una via: improvvisamente l’esercito fedele a Gbagbo, che non vuol lasciare il potere pur essendo stato sconfitto, ha sparato loro addosso, uccidendone oltre venti. Il video di un testimone, che ha ripreso il tutto, lascia semplicemente inorriditi.L’Africa sta per esplodere e qualcuno pare interessato solo ad entrare militarmente in Libia. Chissà perché. Il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha parlato di “forte condanna”. Tutto qui? Dov’è la virulenza degli attacchi a Mubarak e a Gheddafi? Le sanzioni in Costa d’Avorio contro Gbagbo sono in vigore da ottobre 2010 ed è ancora lì. Già di per sé la faida ivoriana, che dilania il paese sotto una spirale di violenze inaudite, farebbe pensare che la situazione è pericolosissima. Ma se andiamo ad analizzare le tensioni che infiam-mano tutto il continente africano, la sensazione diventa certezza. E se le si aggancia virtualmente con quel-lo che sta accadendo nel mondo arabo si ha davanti agli occhi un quadro ben preciso. Costa d’Avorio, Congo, Sierra Leone. Ecco il quadro che nessuno vuol vedere.Un dramma vero e proprio che affonda le sue radici in millenni di isolamento utile allo sfruttamento eco-nomico e delle risorse, ma che oggi rischia di deflagrare in un’esplosione senza precedenti. Non mi sfugge l’affinità fra ciò che accade in Nordafrica e nell’Africa tutta. Il calderone della rivolta è in ebollizione da tempo e nulla mi fa pensare che si tratti solo di ribellioni per la libertà. Qualcuno forse dimentica il ruolo che il fondamentalismo  ha anche nell’Africa sub sahariana: in totale si stima che oltre 280.000.000 di persone in Africa siano di fede Islamica, che molto spesso non si configura nella sua modalità moderata e pacifica. Bensì in quella fondamentalista e oscurantista che conosciamo per altre vicende. Ho ancora negli occhi la strage perpetrata dagli integralisti a Kaduna, in Nigeria, dove era in programma la sfilata di Miss Mondo.Quello non è un segno inequivocabile di come l’oscurantismo sia penetrato in Africa e abbia ormai messo fortissime radici in una popolazione che la fame ha reso schiava di ogni illusione di salvezza? Proprio la Nigeria è un caso di specie, visto che con il petrolio che ha nelle sue viscere potrebbe far vivere bene tutto il Continente Africano. Ma nessuno in Europa e negli Stati Uniti si è mai curato di far crescere una classe dirigente in quel paese, atta alla crescita totale di un territorio fertile da tutti i punti di vista. Oppure il Darfur, in cui Bashir, semisconosciuto dittatore sanguinario, massacra e fa scomparire migliaia di persone per volta e continua imperterrito nella sua azione distruttiva.Così è stato in tutta l’Africa. Il rischio è che dal continente africano parta un’ondata che travolgerà l’Europa e la sua stabilità, minacciandone non solo l’integrità culturale, ma anche e soprattutto quella territoriale. Chi si cura di questo? Di capire e analizzare il progetto globale che sta alla base di queste rivolte? Chi si prenderà la responsabilità di non aver agito in tempo per bloccare un’esplosione epocale? Sta a noi, come sempre del resto nella storia, tentare di arginarla con la creazione di un modello di integrazione e di sviluppo sostenibile e a prova letteralmente di bomba, sì, perché l’integralismo, che ha ormai avvolto nelle sue spire l’Africa intera, non mollerà la presa sull’Europa tanto facilmente. Mentre qualcuno, al di qua e al di là dell’Oceano, continuerà ancora a pensare solo ai suoi crudi interessi di geopolitica economica”.