Il Caos Regna

L'immobilità mi tortura


Ho fatto cose, nei giorni scorsi.Tante cose.ho scritto molto, ormai scrivere occupa il 60-70% del mio tempo, e della mia mente. Ed è bellissimo, perché amo scrivere, ed è utile, perchè la scrittura è una cosa che si allena, e che migliora e diventa più agevole man mano che la si utilizza.Ma è anche faticoso, perché non scrivo solo post, ma comunicati stampa, presentazioni di corsi, testi pubblicitari, e articoli. E le difficoltà sono molteplici.Intanto, la lunghezza. Un post è in media di 2000 caratteri, un articolo ne vuole almeno 8000. E io dopo i 5000 vengo colta dall'horror vacui, dalla vertigine, non so più come andare avanti. La verità è che ho sempre fatto del dono della sintesi un mio punto di forza , e ora mi trovo a dover invece essere prolissa, ma non noiosa, veloce, ma non breve. Insomma, un gioco di equilibri che inizialmente mette un po' alla prova.E poi gli argomenti. Tendenzialmente parlo, ovviamente, di yoga. E questo è un bene, almeno conosco l'argomento. Ma è anche un male, il rischio ripetitività è dietro l'angolo. E anche il rischio noia. Perché scrivere su commissione, su un argomento "dato" non è la stessa cosa che scrivere di getto, perché si ha voglia di raccontare qualcosa.E poi, le scadenze. I post li scrivo quando ne sento il bisogno, quando sono "presente" con la testa e ho il tempo di farlo. Qui non funziona così. Qui devo scrivere e basta, qui ho scadenze da rispettare, e bisogna che trovi il giusto ritmo anche quel giorno che invece proprio la testa non ci vuole stare ferma, a mettere nero su bianco pensieri che non trova.Scrivere è un lavoro in cui la mente fa nascere dal nulla parole, pensieri, concetti e se la mente non è collegata, è difficile tirare fuori qualcosa di buono.Ma si impara.Tutto questo, sto scoprendo, si impara. Scrivere "a comando" sta diventando ogni giorno meno complicato, e ho scoperto che la mente, esattamente come fanno i muscoli, si "scalda". E anche se parte un po' in sordina, senza voglia, senza collaborare, poi prende il ritmo, e regala inaspettatamente cose buone anche quando non l'avresti mai detto.Insomma, dicevo, presa dalle scadenze e dall'ispirazione, ho fatto cose. E mandato in giro i miei lavori.Ed ora devo aspettare. Devo aspettare le risposte alle email che ho mandato. Devo aspettare l'uscita del giornale per vedere come sono venuti gli articoli, e quanto li hanno modificati. Devo aspettare del lavoro, che so che deve arrivare, ma tarda, e che poi arriverà, e sarà da fare per ieri.Odio questo momento. La staticità. L'attesa. Quella parte in cui le cose ormai sono fuori dal mio controllo, e posso solo aspettare che si muovano gli altri.Insomma, l'immobilità mi tortura.