ConsulenzaFilosofica

Conoscenza filosofica e conoscenza tradizionale - VI -


Il soffio vitale con il quale l'anima viene identificata, viene ritenuto immediatamente distrutto, per la propria fragilità, dal sopraggiungere della morte, che, nella sua capacità distruttiva, non può che essere violento.Il soffio dell'anima, fatto violentemente uscire, con la morte, dal corpo, quasi da custodia, perisce dissolvendosi.Ora, in tale accezione, dunque, la morte sembra essere l'elogio del sommo dei mali; essa, con il suo sopraggiungere, annienta l'uomo, che non può e non riesce a trovare consolazione a tanto terrore, nell'annientamento come nell'esistenza del nulla; ciò non è pensabile perché non è comprensibile, e, l'umana angoscia prodotta dalla considerazione che la soluzione dell'uomo, per la sua natura umana, non può che essere l'annientamento nella morte, mantiene, in tutta la sua forza, l'orrore dell'uomo per la morte.L'anima può venire pensata come l'ombra del corpo che fu, in questo senso ancora al corpo inferiore e da esso dipendente; essa mantiene una certa forma di resistenza alla morte, per quanto priva di corpo, come della sua protezione, può languire come immagine, ricordo di quanto è andato distrutto, in un mondo determinato dalla morte, ormai incapace d'azione, in quanto impossibilitata a partecipare alle azioni del corpo, trascinata, compiangendo il trascorso, la vita.A questo proposito, consideriamo le testimonianze classiche, specificamente omeriche, relative al mondo dell'Ade.Quindi, i discorsi sull'anima ricadono nel mito, in forme di discorsi non verificabili, forse inventati, difficilmente credibili, per quanto apprezzabili, secondo criteri di pratico apprendimento, di concreta conoscenza di ciò che si ritiene sia.La religiosità, il pensiero religioso pone l'esistenza di diverse dimensioni accessibili all'uomo perché ad esso proprie, pertanto, il corpo e la corporeità esistono nella materialità, l'anima esiste, vive di spiritualità, in un mondo spirituale comprensibile col pensiero.L'anima vive in un mondo, spiegabile secondo criteri all'uomo comprensibili, affini alla conoscenza che esso può avere del proprio mondo.Ora l'anima viene ad assumere un carattere e una natura estranei e incompatibili con la morte, in quanto risulta essere immortale e caratterizzata tipicamente dalla facoltà intellettiva; ne troviamo testimonianza nel passo 99d-107b del Fedone, dove Socrate, ragionando sulla causa oggetto della sua ricerca, trova argomento per dimostrare l'immortalità dell'anima, dimostrando il legame esistente tra l'anima stessa e la causa, e l'eternità assoluta, come extratemporalità, di quest'ultima, mettendo in evidenza la capacità peculiare dell'anima, nella sua essenza, di comprendere ciò a cui è affine, per il fatto stesso di poterlo comprendere. Il rapporto tra l'anima e il corpo viene a modificarsi, dato che l'anima viene ad assumere importanza, predominanza rispetto al corpo.L'anima, nella sua esistenza, viene ad incarnarsi, prende, cioè, un corpo, e, in questo, determina la vita.L'anima incompatibile con la morte ha caratteri estranei alla corporeità, dato che la corporeità è oggetto di morte.L'anima, nel passo 80b-82b del Fedone, dove si ragiona dell'ineluttabile destino di reincarnazione delle anime impure e del ritorno delle anime purificate presso gli Dei, è considerata possesso delgli Dei; essa viene valutata, creduta felice, potendo vivere presso gli Dei; quindi, l'incarnazione è assimilata ad un'espiazione che l'anima deve subire vivendo in un corpo per emendarsi da colpe commesse.Ciò è supportato da una considerazione sull'esistenza umana.L'esistenza pare potersi identificare con uno svolgimento di sofferenze, dato chie i travagli che l'uomo subisce, vengono tributati alla natura del corpo; il vivere, quindi, si accomuna al patire, non soltanto perché si consideri e venga considerato un sentire.Il vivere di sensazioni, sentendo, proprio nella vita di un corpo e della vita corporale, implica per il sentire stesso, il patimento, il vivere di sofferenze. La temporale e temporanea vita di un'anima in un corpo, vita portata dall'anima in un corpo, per il fatto stesso di essere considerata come pena, non può che essere patimento; tale patimento, viene riscontrato nel sentire specifico del corpo atto ad inferire sofferenza all'anima che patisce, vivendo nel corpo, la propria espiazione.