ConsulenzaFilosofica

Conoscenza filosofica e conoscenza tradizionale -VII -


L'esistenza, la vita di un'anima in un corpo, ha modo di essere, di venire ad essere una purificazione dell'anima stessa, perpetuata in un costante esercizio di allontanamento, di separazione dell'anima dal corpo, in modo che l'anima possa aver modo di tentare di mantenersi, quanto più possibile, immune dalle affezioni corporee, tentando di mantenere il proprio carattere di estraneità sostanziale al corpo, senza rimanere, in questo, invischiata a causa dei patimenti subiti, ma tentando di mantenersi, tentando di non considerare, per quanto possibile, le pene del corpo, tentando di non viverle, non sentendole proprie, non vivendo il patimento, permettendo a questo, nella partecipazione, di modificarne l'essenza quasi a renderla carnale, passibile di subire, non tanto più per espiazione, quanto piuttosto più per natura, acquisita nell'atteggiamento, ciò che è proprio della materialità.La buona riuscita del processo di purificazione può determinare il ritorno dell'anima a ciò che le è proprio ed affine, ma la difficoltà di tale processo sembra essere posta per vagliare la capacità dell'anima di vivere senza riuscire preda dell'oblio di ciò che è, e, vittima prigioniera di ciò che le è estraneo.Comunque, la morte, ponendo fine a quella che adesso è un'esperienza di vita, imporrà la distruzione della materialità e la valutazione dell'operato dell'anima.Sull'anima incomberà un giudizio, secondo quanto è testimoniato nel passo 107c-108c del Fedone, dove leggiamo che, dimostrata l'immortalità dell'anima, essa, scissa dal corpo, incorre in circostanze determinate dai suoi trascorsi, per stabilire se essa, durante la vita, cioè durante il periodo di durata della sua incarnazione, abbia operato secondo intenti di purificazione, scontando la sua pena nella vita e vivendo mantenendosi pura ed autonoma dal corpo; in tal caso, essa riceverà, avrà per ricompensa, il premio adeguato, altrimenti il rispettivo danno.La religiosità, l'adesione alla religione, alle forme di culto, di preghiera, allora, non possono avere meramente un carattere formale e risolversi in esso, dato che nell'uomo in fieri di purificazione, vi dev'essere giusta, sentita credenza nell'espressione di tali discorsi, ed egli deve vivere adeguandosi ad essi, adeguando, cioè, i propri atteggiamenti e le proprie azioni alla convinzione circa il meglio per la propria anima, operando per privilegiarne la cura rispetto al proprio corpo.Ora, il filosofo, che vive perseguendo la conoscenza, dedicando ad essa l propria esistenza, svolgendo pensieri e considerazioni sull'uomo, alla ricerca della propria comprensione, nell'inserimento della comprensione generale, ritiene che sia bene pensare che l'anima e il corpo che caratterizzano un uomo siano diversi per natura, per essenza, che, dunque, abbiano forme di esistenza diverse; l'anima è intelligente, possedendo la capacità e la facoltà di comprendere, è vitale, manifestando, nel corpo in cui essa è incarnata, il principio del movimento, producendo, in esso, la vita; L'anima è all'uomo invisibile, quindi, l'uomo può riuscire ad ottenere una comprensione dell'anima che altro non è che un'autocoscienza dell'anima stessa; essendo l'anima invisibile, essa appartiene alla dimensione di ciò che è oltre, per essere altro, il materiale; quindi essa è intelligibile, come intelligibile è ciò che le è affine.D'altra parte, il corpo è sensibilmente materiale, fornito specificamente di sensi che producono la sua specifica conoscenza e mediante i quali diviene esso stesso oggetto di conoscenza; il corpo, in quanto parte e composto di materia, svolge, una volta animato, la propria specifica esistenza, vivendo nello svolgimento temporale, che determina la sua evoluzione, nel mutamento che inizia con la sua generazione, matura con la sua maturazione, e volge a termine con la sua fine, per incorrere nella decomposizione e nel dissolvimento, con la morte.Il corpo è oggetto di morte, perché la morte determina l'estinzione di ciò che è materiale ed ha vita, in quanto posseduto da ciò che dà vita.  Per quanto la materialità, in generale, sia soggetta al dissolvimento, inserito nel più ampio progresso stabilito dall'alternarsi reciproco della formazione, che è riformazione, e della dissoluzione, il corpo patisce la morte, in essa terminando la propria vita, iniziata nella generazione e terminata nel dissolvimento; quindi, essendo l'uomo composto di anima e corpo, nella morte si verifica, si attua lo scioglimento di tale composizione e si ha, pertanto, l'allontanamento dall'anima dal corpo.