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Conoscenza filosofica e conoscenza tradizionale - XV -

Post n°22 pubblicato il 29 Luglio 2015 da laura.foggiato
 

Stando al ragionamento, l'anima non può accogliere ciò che è contrario a quello che essa porta.

Allora, ciò che non accoglie la morte è immortale; l'anima non accoglie la morte, dunque, l'anima è immortale.

L'immortale è incorruttibile, e ciò che partecipa dell'immortalità non può subire corruzione.

Quando in un uomo giunge la morte, l'anima non può perire, dunque, quando l'uomo è colto dalla morte, la sua parte mortale, il corpo, muore, invece, la parte immortale, l'anima, si allontana.

Ammettendo che l'immortale sia incorruttibile, si deduce che l'anima è immortale e incorruttibile.

La vastità dell'argomento e la debolezza umana lasciano un margine di dubbio sui discorsi.

Nel passo 107b del Fedone leggiamo che il riesame dialettico degli argomenti consente la comprensione nella misura in cui è umanamente possibile comprendere.

Raggiunto ciò, non vi sarà necessità di ulteriore ricerca.

È necessario che, se l'anima è immortale, vi sia costante cura nei suoi confronti, dato che la sua trascuratezza implica un terribile pericolo.

Se la morte fosse l'ultima fine, i malvagi potrebbero liberarsi del corpo e della malvagità.

Ma per l'anima immortale, l'unica possibilità di salvezza consiste nell'esercizio di purificazione e nell'adeguamento, per quanto possibile, al bene e alla saggezza.

L'anima giunge all'Ade portando con sé la propria formazione e la testimonianza del vissuto, e, in base a questi, riscontra beni o mali.

Nell'uomo, l'animazione alla ricerca, alla conoscenza, il desiderio di sapere, sono filosofia, per la condizione umana stessa, cioè per la caratteristica naturale dell'uomo di essere in bilico, se mai in equilibrio, tra il peggio e il meglio, delimitato dal primo ed in tensione verso il secondo.

Il filosofico superamento della naturalità non si identifica in una inconcludente forma di disprezzo della naturalità stessa; esso si basa su di un giudizio di merito relativo alla conoscenza che il filosofo ha.

L'uomo è determinato dalla propria naturalità; giungendo ad avere consapevolezza di ciò, nella facoltà dell'intelletto, se ne verifica il superamento.

Nel pensiero l'uomo giunge a superare se stesso.

La conoscenza filosofica si differenzia dalla comune progressione conoscitiva, perché, in essa, non vi è insito superamento, ma si verifica, invece, per essa, cioè, per mezzo di essa, tale superamento, dato che avviene il riconoscimento, da parte di colui che pensa, di un rivolgimento del pensiero, causato da una raggiunta maturazione del pensiero stesso; maturazione avvenuta nell'esercizio del pensiero, per il fatto che il filosofo progredisce nel progredire della sua conoscenza.

Nel coglimento della conoscenza ultima, continuando il filosofo ad esistere, essendo filosofo, nella contemplazione, egli è indifferente all'oggetto della sua conoscenza, in quanto ciò è indeterminabile per quanto comprensibile, e se vi deve essere modificazione, e in ciò si ha il progresso, tale progresso è proprio del conoscente e non del conosciuto, per quanto conosciuto.

Il filosofo può giungere a conoscere pur mantenendosi, necessariamente mantenendosi, uomo.

L'esistenza dell'anima oltre a non essere sempre ritenuta effettiva, cioè creduta, sottostà all'opinione, cioè ad un insieme di credenze inverificate, pericolosamente avvicinabili alla falsità, al falso.

Il filosofo conosce quanto fondamentale sia, per il destino dell'uomo, la cura dell'anima; è l'umanità stessa del filosofo a costringerlo a filosofare per tutta la vita.

 

L'essere uomo del filosofo, oltre ad averlo costretto alla tensione verso la conoscenza, dovendo, cioè, ricercare la conoscenza, essendone privo, lo costringe, d'altra parte, terminata la ricerca, a ritornare a vivere con gli uomini, pur consapevole della valenza dell'umanità, in quanto consapevole della causa, e, di mantenersi in una continua necessità di ricerca, ove, nel ricercare scientifico, egli sia possibile ausilio agli uomini, esercitando, magnifica occasione, funzione politica; e tale ritorno è da intendersi in senso letterario, per quanto di uso metaforico, dato che, nel pensiero, il filosofo va oltre la dimensione umana, e, nella comune condotta di vita di uomo, è al di qua del mondo del pensiero, cioè della dimensione pensabile, raggiungibile con il solo pensiero.

 
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