ILDOMINIOPERDUTO

RINASCITA


Ho deluso molti tutto e tuttiNella mia mente le cose inallineabiliIn un equilibrio degno di schematizzazione,A volte invidio il cristallino genio mozartianoCapace di covare partiture definitiveSotto metri di frivolezze,Io che la vera ispirazione l’ho estrattaFaticosamente dall’asfalto, tra corpi in movimentoE alla ricerca di destinazioni, Fuori dall’infanzia i sogni si sono fattiOsticiRicordo ancora quei prati illuminatiIl grano doratoLa selva di illusioni che soltanto ragazziPotevano covareLe visioni di amici predatiDall’ambizioneDi scavarsi un futuro glorificatoLe stelle Poi cos’è successo lo sa soltanto il tempoDa qualche parte sarà deposta la chiaveDi questo anfibio annaspare  Quello che ci hanno promesso, quello che meritavamo,Lo ricordate?Non l’avevano additato illusori nelle mattinateDi prigionia tra banchi e cattedre?Una vita limpida e cristallina,Giusta sostanziale e rettaQuella che mai potremmo avere,Dispiace per questo paese alla derivaPer la sua bellezza trasformataIn rimpiantoPer il cordoglio di uomini che un tempoSfilavano per il mondo imponendoUna superiorità che affondavaSolo parzialmente le ragioniNella spadaEppure ricordo (o forse è soltanto suggestione)Di falangi incoronate d’alloroChe portavano con loro il futuroLe umane sorti e progressiveOra quello che i miei occhi inadattiOsservano è volubilità, compromesso,Rimpianto, è veramente questoIl territorio dove speravano di germogliareI sogni dei nostri figli? O incancrenendosiNella nostra stessa mediocrità stiamo travestendoOgni frammento del futuro di un macilenteColore di morte? Ah! Quanti tramonti ho visto e quantiCorridoi di teatri antichi ho attraversato,Ma ora sono qui per parlarne,Per tirarne le filaHo vagato senza stancarmi per il mondo,Oltrepassato le Colonne d’Ercole,Però è il qui e adesso che mi interessa,I rimproveri degli insegnanti illuminatiDalla giocosa incoerenza della giovinezzaLa sensazione inossidabile di trovarsiSempre e comunque fuori posto, nessuna acquaCapace di dilavare le colpe,Poi la luce dei corridoi tra le collineLa bellezza di una patria scorticataDa una storia che ne ha inquinatoIl sangue ma non la luce,La mia patria nel cuore adorataAmata e odiata tanto e sempre Questa è la città della genteQuesta è la città delle nottiScriveva nella sua stanzetta invasaDai fiumi dell’alba l’illusioneDi un adolescente curvatoDal peso delle aspettative  Credo non sia troppo tardiPer ricominciareForse è l’odore primaverile che ha invasoLa nottata invernale a farmelo sperareForse la brace che non smette di scoppiettareSotto la cenereNon ci possiamo allontanare da quelloChe un sapere uniformeHa deciso a proposito dei nostri giorniNé saldare tutti i debiti contratti per sogni irrealizzabiliConcepiti in parti illuminatiDall’incombenza del mare che unisceTempi diversi nel nostro presenteNé dalla lucente forza dell’albaDalle dita rosate di queste partiQuello che possiamo è intessereUn coro da amplificare tramite l’ariaPerché tutti possano riscoprirsi omogeneiE riprendere a costruire insiemeUsando le armi dei nostri talentiUn sogno che di limitato non abbiaChe la nostra permanenzaE fuggire dalle grotte di cristalloSuggerendo all’aria una nenia imparataNelle notti di veglia di anni lontaniUn sogno unitario, coerente,Che saldi passato e presenteSotto la stessa luceE tracci una rotta distinta versoQuello che di buono ha saputoAnche per questa notte dipingereL’orizzonte. Passano passiamo passeremoMa almeno ci sia lasciatoIn questo recinto di spazioL’autonomia per determinare di nuovoIl nostro futuro, come nelle serateDei nostri anni migliori, un futuroRicalcato sui passi del passato,Dal sapore del grano doratoFiorito nella notte di tormentiChe attendo di vedere rigogliosoCome la primavera, tra pochi mesi,Appena davanti all’orizzonte.