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Senza Parole!


Il Dalai Lama mette in difficoltà politica e impresedi Luca Meneghel
La situazione, in apparenza, è farsesca. Ai primi di dicembre il Dalai Lama – al secolo Tenzin Gyatso – atterrerà in Italia, una delle tante tappe toccate dal leader buddista nel corso dei suoi viaggi senza fine.(..) Ma come è accaduto per paesi che lo hanno precedentemente ospitato, anche sull'Italia si è abbattuta l'ira della Cina: l'ambasciatore del dragone ha fatto sapere di non gradire assolutamente la visita del leader tibetano, ed è pronta a mettere in moto tutti i mezzi per guastare la festa alle imprese italiane in Cina – così come a deviare l'Expo 2015 da Milano a Smirne. Anziché accogliere a braccia aperte il prestigioso premio Nobel per la Pace tibetano, ecco allora che le istituzioni italiane iniziano a tentennare (
ho già la nausea e mi rifiuto di essere italiana!!) : che fare con l'ospite che scotta? All'improvviso le agende si riempiono d'impegni per non doverlo incontrare, in una corsa allo scaricabarile tipicamente italian-style. Anche il Vaticano, intanto, ha smentito un precedente annuncio secondo il quale Benedetto XVI avrebbe incontrato il Dalai Lama a dicembre – suscitando le ire della Cina –: secondo Padre Federico Lombardi, portavoce della Senta Sede, “non c’è in agenda alcun incontro” tra il Santo Padre e il leader tibetano.Un passo indietro. Perché la Cina odia il Dalai Lama? E perché lo reputa così pericoloso da intromettersi – con la palese arma del ricatto – nelle libere scelte degli altri Stati? Il Dalai Lama (72 anni, residente in India da esiliato dal 1959), rappresenta la più alta autorità tibetana e il capo spirituale della scuola buddista di Gelug. Lo scontro con la Cina è del tutto politico: il gigante asiatico considera il Tibet roba sua, mentre il Dalai Lama lotta per l'indipendenza della regione. Dopo essere stato cacciato in India nel 1959, Tenzin Gyatso ha fondato un governo tibetano in esilio (Central Tibet Administration) subito bollato come illegale dal partito comunista cinese. Nel 1960 il governo tibetano provvisorio si è instaurato definitivamente nella città indiana di Dharamsala: il suo ruolo, sul piano pratico, è quello di accogliere e amministrare gli esuli tibetani in attesa della definitiva indipendenza della regione. Per quanto riguarda la Cina, il Dalai Lama altro non è che un pericoloso separatista dissidente: unico effetto dei suoi viaggi intorno al mondo sarebbe quello di mettere in cattiva luce il governo cinese. Ma a dare pieno riconoscimento alla resistenza pacifica del leader buddista è stata l'Accademia di Svezia, che nel 1989 lo ha insignito del premio Nobel per la Pace.Il discorso della Cina è chiaro: il Dalai Lama è un nemico, e incontrarlo con tutti gli onori significa mettersi contro di noi. Gli Stati mondiali devono scegliere: o con la Cina, o con il Tibet. Recentemente, davanti a questo bivio si sono trovati tanto la Germania di Angela Merkel quanto gli Stati Uniti di George W. Bush: entrambi non hanno avuto il minimo dubbio, accogliendo il Dalai Lama con tutti gli onori. La Merkel ha ricevuto l'ospite il 23 settembre in Cancelleria a Berlino, rispondendo picche alle minacce cinesi: "Decido io chi ricevere e dove" ha detto la cancelliera. Bush è andato addirittura oltre, insignendolo ad ottobre della Medaglia d'Oro del Congresso statunitense, la più alta onorificenza americana.Ma in Italia, soprattutto a Milano, sembra mancare questo coraggio. (...)l'articolo segue, chi lo vuole leggere tutto lo trova qui :  http://www.loccidentale.it/node/9751