Il Mio Elfo

Libri da Ardere: una recensione.


 
Libri da ardereC'è una guerra. Una guerra totale, senza speranza, anche per chi ancora sopravvive. Una guerra dove i morti non si vedono ma dove i tre finora sopravvissuti sono solo dei morti viventi che, cercando di porre un argine all'orrore e alla mancanza di tutto, bruciano un po' per giorno l'enorme biblioteca di uno di loro, professore di letteratura. Dove siamo non ha importanza e all'autrice, la belga Amélie Nothomb, oggi sulla cresta dell'onda come scrittrice di culto, (Libri da ardere, è finora il suo unico testo teatrale), non interessa rivelarcelo. Quello che conta per lei e in fin dei conti per noi è che questi autosequestrati, che ormai sanno che abbandonare l'appartamento sicuro nel quale si sono rifugiati per loro significherà morte certa, siano legati a quei libri come all'ultima zattera possibile. Eppure non dimenticano mai, neppure per un secondo, di essere quello che sono: un professore di successo, il suo assistente, impenitente dongiovanni, una giovane allieva, l'amica di turno di quest'ultimo. Non lo dimenticano perché è proprio dai loro ruoli che gli deriva un brandello di forza e perché è sempre il professore, che ospita i due rimasti senza casa, a condurre il gioco dall'alto della sua disincantata ironia piena di fascino, delle sue parole forti, dei sui giudizi senza appello. Mentre il rapporto amoroso fra l'assistente e la ragazza sembra all'inizio giocato sui canoni consueti, anche se qui di consueto non c'è più nulla, per poi virare verso il sentimento. Di romanzo in romanzo, di opera in opera, destinati a bruciare in una stufa di fortuna, nell'illusione dei tre di avere un po' di calore in quel gelido inverno, non si distrugge solo una biblioteca ma viene meno ogni sentimento, ogni gesto positivo, ogni solidarietà fino alla perdita di qualsiasi freno, fino all'annientamento volontario di sé. Sarà così per Marina, la giovane donna che per un po' di calore è pronta anche a darsi al professore anche se sarà capace di un ultimo, orgoglioso gesto di riscatto che sarà poi un gesto di morte; sarà così anche per Daniel che, vivendo per la prima volta un amore vero, avrà anche la generosità di comprendere. E sarà così anche per il professore, non tanto per un soprassalto di orrore verso se stesso, quanto per la palese inutilità delle azioni lì compiute che del resto sfuggono in quella situazione estrema a qualsiasi regola, salvo forse cercare di conservare fino all'ultimo un romanzo da lui amato malgrado le scarse qualità letterarie, che si riveste improvvisamente di un significato fondamentale: la vera pienezza della vita, la curiosità dell'intelligenza e i sentimenti che provoca che soli rendono l'esistenza degna di essere vissuta. Messo in scena - con sobria incisività e una notevole penetrazione della scrittura fintamente semplice della Nothomb -, da Cristina Crippa, che rivela sensibilità e curiosità nei confronti di scelte drammaturgiche non ovvie, Libri da ardere può contare su un trio d'interpreti affiatato a partire da Elio De Capitani, che disegna con profondità e nevrotica, ironica immedesimazione il personaggio del professore al quale si contrappongono idealmente l'inquieta, disperata Marina, interpretata dalla brava Elena Russo Arman e l'assistente scostante di Corrado Accordino, forse il personaggio più scettico di questo testo senza speranza ma mai melodrammatico. (13 marzo 2007)Tratto da delteatro.it