Il Mio Elfo

Che Tragedia! a Napoli


Ecco alcune date di "Che Tragedia!", bellissimo spettacolo con il caro Andrea (Capaldi). Lo consiglio a chi si troverà in quelle zone. Se andate date un abbraccio al bravo attore da parte mia!!Dello spettacolo ho già parlato qualche post fa. Ha appena replicato per qualche giorno a Milano. Spero ritornerà presto. Uno spettacolo che vale la pena di vedere, mie amicizie a parte.Io non potrò andare a Napoli, naturalmente. E mi dispiace. Un'altra bella occasione persa, ma non si può andare dappertutto!!Però, questa volta, potrei a ragion veduta citare la favoletta della montagna e maometto...ecco le date:da martedì13 gennaio 2009 alle ore 21.00a domenica 18 gennaio 2009 alle ore 18.00Al Nuovo Teatro Nuovoin via Montecalvario 16Napoli, Italy
 Una biblioteca comunale. Tavoli, sedie e ovviamente libri. Entra uno studente. Cerca un libro. Lo trova. Si siede. Inizia a leggere. Parole lontane. Parole quasi incomprensibili. Lo studente alza il volume della voce. Si avvicina un secondo studente e guarda e ascolta le frasi tragiche. Ascolta. Sorride. Piange. Inizia anche lui a leggere, a dire frasi tragiche di 2500 anni fa, dallo zaino il secondo studente tira fuori un velo, una spada e in una semplice biblioteca comunale appare l’eroe lontano e sconosciuto, letterario e mitologico, l’eroe tragico, come un tempo quando dal rito del Ditirambo un sacerdote era uscito dal cerchio sacro per parlare in prima persona, per diventare un attore, per ripetere parole di un morto, di uno sconosciuto, dire le parole di qualcuno che non si conosce come se fossero nostre. Inizia così il nostro spettacolo sulla tragedia greca.La nostra avventura nel labirinto tragico è vissuta da giovani attori. Nessun pregiudizio anagrafico. Sappiamo che l’aspettativa di vita nell’antica Grecia era di 40 anni. Aldilà della filologia anagrafica, quello che ci interessava era formare un piccolo gruppo di lavoro composto da giovani e realizzare una formazione attoriale come si faceva un tempo, cioè, attraverso la realizzazione di spettacoli. Noi abbiamo avuto una formazione nelle scuole di teatro italiane ma crediamo che un attore debba studiare e contemporaneamente dormire, mangiare, bere, respirare e sognare e soffrire su un palcoscenico, come un pilota che ha bisogno di ore di volo o di un marinaio tanto bisognoso di tempeste e forti venti. Detestiamo le immagini retoriche per parlare di cose concrete e la poetica dell’attore è l’arte concreta di far apparire (poiesis) i morti mai dimenticati perché eternamente ricordarti nelle e dalle parole di un vivo per altri vivi. Ecco, forse questo è il principio che ci ha guidato nel labirinto tragico: resuscitare i morti per scoprirci vivi.Annalisa Bianco e Virginio Liberti