Il Mio Elfo

Che tragedia! bellissima recensione.


Ultimi giorni di repliche. E trovo per caso una bellissima ed appassionata recensione. Non posso non riportarla qui, sono ripetitiva, lo so. ma è più forte di me. della mia ragione. Se una cosa è bella è bella e basta.------------------------------------------------ ''CHE TRAGEDIA!'', IL TEATRO TRASVERSALE Al nuovo teatro nuovo di Napoli in scena il Progetto teatrale di Lorenzo Gleijeses ed Egumteatrodal 13 al 18 gennaio 2009Sipario spalancato, quattro corpi inguainati in teli bianchi, distesi su una lunga pedana, suono, e luci basse. Così si presenta agli spettatori "Che Tragedia". Un Progetto teatrale di Lorenzo Gleijeses ed Egumteatro tratto dai testi Greci tradotti dal poeta Edoardo Sanguineti.Sin da subito si ha la sensazione di trovarsi dinanzi ad una scelta particolare e trasversale. Il lavoro, diretto da Annalisa Bianco e Virginio Liberti, è una riflessione sui testi della classicità che parte da quelle parole lontane e spesso sconosciute, per scavare nelle tragedie della nostra quotidianità, anonime e ignorate. La tragicità dell’esistenza umana viene rimodulata e tratteggiata, attraverso quattro monologhi che potrebbero sembrare lontani, inutili e pretestuosi, ma che a ben vedere sono inesorabilmente ancorati alla quotidianità umana, vivono dentro la natura umana, sempre uguale a se stessa, sempre orribilmente attuale.
Quattro corpi che si dibattono, urlano, si straziano in spasmi di vita, facendo a brandelli un esistenza incongrua, desolata, asfissiante. Il tutto, calato nelle bellissime scenografie di Rita Bucchi, che riesce a distribuire lo spazio scenico in maniera straordinariamente dinamico, colpendo per la estrema funzionalità, e perfettamente sottolineato dai suoni di Otto Rankerlott, forti, precisi e concreti. Lorenzo Gleijeses, Andrea Capaldi, Armando Iovino e Davide Pini Carenzi sono quattro giovani attori sotto la trentina, che tirano fuori da se stessi una recitazione ammaliante e corrosiva, che attraverso esatti movimenti del corpo, sbalorditive espressioni facciali e una precisa scansione ritmica del testo, decostruiscono i classici ridonando loro nuova vita, una nuova energia, portando lo spettatore a due passi dal baratro.Alla fine ci si sente storditi e incapaci al movimento, ma felici e soddisfatti, perché se il teatro non è sudore, fatica, rabbia, dissoluzione nel personaggio, ricerca, innovazione, resta un inutile adattamento a certi standard produttivi, un inutile esercizio di stile, incapace di scuotere dal torpore le menti e i corpi. Insomma un gran bel lavoro, concreto e mai retorico. Fatevi un piacere, correte a vederlo. Marco Boccia