Il Mio Elfo

Moby Dick


 
 Ieri sera, alle 19.30 sono entrata in sala. Balconata, in alto in alto. Allo Strehler di Milano. Un’istituzione. Un’emozione. L’attesa sotto le lucine illuminate, il grande albero tutto da abbracciare. La gente delle grandi occasioni ed io, che mi sentivo piccola piccola, un po’ tesa, un po’ sperduta al mio primo incontro con Latella.Antonio Latella, ne parlo quasi ogni giorno, ma non avevo mai assistito ad un suo spettacolo prima di ieri.. Latella così presente a me ed i miei più cari amici. Latella.E poi Rosario Tedesco, il caro Rosario che è stato presente personalmente anche su questo mio blog.E Giorgio Albertazzi, il maestro. La voce, la passione, la vita per il teatro.Ed un amico, il mio grande amico da salutare. Spaesata per l’attesa, per una scoperta imprevista che mi ha fatto voltare lo sguardo, insostenibile in quell’attimo.E tante emozioni.Tanta vita Non sono capace di parlare dello spettacolo, sto cercando di capirlo. Ed ho anche sbagliato tutto. Sono entrata inconsapevole delle scelte di regia, del taglio. Avevo solo i miei ricordi di università. Degli esami di letteratura angloamericana con Sanpietro, genio di immensa cultura e di splendida umanità..Posso solo dare delle impressioni, dunque, con il cuore che ancora ha i battiti accelerati. Vivere uno spettacolo di questa entità da lontano, dall’alto è un’esperienza strana. Hai la visione d’insieme bellissima, ampia. Ma non vedi i volti, le espressioni, i dettagli. Questo toglie, toglie tantissimo. Io l’attore lo devo guardare in faccia, negli occhi devo leggere la passione.La visione ampia però fa apprezzare le dinamiche, i movimenti. Vedi tutto, tutto quello che succede…Non sapevo nulla, dicevo, se non quello che avevo letto, nemmeno in italiano. Un testo difficile, ma appassionato. Quello che ricordavo così bene era l’ossessione di Achab, il capitano, l’urgenza, i fantasmi, la rabbia. E la fisicità dei balenieri, e la dolcezza di Ismaele, superstite che racconta.E movimento, forza fisica, irruenza.Lo so, c’è tutto il discorso della ricerca, del bene e del male, dell’arrivo a Dio. Della rassegnazione alla morte.Il mio amico, in seguito,  mi ha fatto capire che Antonio Latella ha cercato questo. Achab è morto e cerca Dio, si avvicina a Dio. Trova Dio. Una rassegnazione ad una vita di fantasmi. Che bravi gli attori, che difficili movimenti, su quei ponteggi che rendevano difficile camminare, sul filo, come dico sempre io. Danzavano sul filo. Ed il tuffo nell’acqua, il ripescaggio del compagno impazzito, o forse solo più saggio, dopo aver vissuto il mistero. Ed il canto corale, ed il canto assolo del marinaio di colore, bravissimo attore.Ed i costumi neri, evocativi dei primi Padri Pellegrini, primi puritani sbarcati in America sulla mayflower. E le luci, livide, poi calde, poi accecanti.Ed Ismaele, meraviglioso, coinvolgente, limpido.Il silenzio, totale, assoluto, quando entra Giorgio Albertazzi. Che voce, che poesia! Occorre sporgersi sulla poltroncina per sentirlo profondamente, i sensi tutti tesi verso di lui. L’incipit della Divina Commedia, il Monologo dell’Amleto. La vita, la morte, l’inferno, il dolore, la rassegnazione. L’indecisione tra il fare ed il non fare, tra il dire ed il non dire, tra la vita e la non vita. Tra le catene e la libertà dei sogni. Chi non si identifica in questo, chi non vive la sua vita di dubbi ?…il pubblico era incantato, silenzioso. Sono felice di questa serata, intensa, emozionante, con i nervi a pelle per la tensione. Sono felice di aver conosciuto Rosario che ringrazio per la sua simpatia, gentilezza, disponibilità ed infinita bravura.Sono felice di aver stretto la mano agli altri attori, bravissimi ed intensi.Sono felice di avere incontrato Paolo, il mio Paolo Pierobon che era altrove ma che ho incrociato approfittandone per abbracciarlo e fargli i complimenti per il bellissimo premio vinto l’altro ieri. Sono molto felice di aver potuto salutare il mio caro amico che oggi è tornato a casa. Lui sa il bene che gli voglio. Lui sa che bello è per me stare con lui, parlare con lui. Mi sta insegnando e dando tantissimo, prima di tutto con i suoi abbracci che fanno stare bene, e poi con le sue parole.Sapere che c’è ancora qualcuno capace di VIVERE la sua vita con passione, con il cuore. Sa essere così intenso da contagiare chi sta al suo fianco. Sa volere bene agli amici, sa dedicare il suo tempo.Grazie per questi giorni e per le scoperte che sto vivendo grazie della tua amicizia che spero sia per sempre. Dani. Teatro Strehler27 gennaio – 8 febbraio 2009Orario spettacoliMoby Dickda Herman Melvilleelaborazione drammaturgica Federico Belliniregia e ideazione scenografica Antonio Latellacostumi Gianluca Falaschidisegno luci Giorgio Cervesi Ripasuono Franco Visiolicon Giorgio Albertazzi, Emiliano Brioschi, Marco Cacciola, Timothy Martin, Giuseppe Papa, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Rosario Tedesco, Emilio Vaccaproduzione Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro di RomaprezziSERIE STAGIONEPlatea:Intero € 32,00Ridotto card Gio/Anz € 20,00Balconata:Intero € 25,50Ridotto card Gio/Anz € 17,00SPETTACOLO IN ABBONAMENTOInformazioni e prenotazioniNUMERO UNICO BIGLIETTERIA 848.800.304