Il Mio Elfo

UN SENTIERO, UN BOSCO, DEI PASSI.


 Un teatro piccolo, l’Out off di Milano, raccolto in poche file. L’ombra che avvolge tutto. E ti accorgi che loro sono già lì, in piedi, uno accanto all’altro. Braccia lungo i fianchi, torso nudo, disarmati. Ti siedi un po’ in imbarazzo, qualcuno bisbiglia “sono già sul palco”, perché nessuno se lo aspettava di entrare così, all’improvviso, nel loro vestibolo di morte. I tre fratelli sono li, di fronte a te, tanto vicino che senti quasi freddo mentre Victor dà inizio alla storia. “Noi ci proteggiamo. Facciamo tutto in modo tale da proteggerci dagli altri e da noi stessi, dalla parola e dal silenzio, dalla vita e dalla morte. Siamo in guerra col pensiero. Ci sbarazziamo dei ragionamenti, ci armiamo di emozioni.(…) Perchè osare scrivere? Per osare vivere!” Trovo difficile raccontare di questo spettacolo per tanti motivi. Lo aspettavo da 5 mesi, lo desideravo da una fredda sera d’inverno, seduta ad un tavolino di un bar, mentre guardavo due occhi brillare di felicità nel parlarmene. In questo tempo ho guardato moltissime volte il video di presentazione, ho cercato d’immaginarmelo. L’ho sognato, pensato e sentito ancora prima di vederlo. Ed essere lì, ieri sera, mi ha dato una grande gioia ed una grande emozione. Me lo sono sentito dentro, al centro del mio cuore. Ho deciso di vedere lo spettacolo due volte nel giro di tre giorni e posso dire di averlo vissuto con due stati d’animo molto diversi tra loro a causa di circostanze personali. L’ho vissuto in due modi diversi e sono convinta che gli stessi attori l’hanno vissuto in due modi diversi. Sono convinta che domenica abbiano dato tutto, tutto quello che hanno dentro e fuori, tutta la loro forza, la loro passione, il loro amore. Gli occhi, bisogna guardare negli occhi degli attori quando recitano. La voce, lo senti nella voce. I gesti, segui i loro gesti e ti accorgi che non stanno recitando più. Che Victor, Ambroise e Carl erano veri, lì davanti a te. E ti fa un po’ paura. Non voglio raccontare la storia, sarebbe farne la ripetizione di tutte le recensioni già scritte; mi piace invece dare delle impressioni, solamente degli sguardi sul palco.“Ore, ho camminato ore, sempre dritto davanti a me”, la ripetizione ossessiva, i rimandi del testo, le stesse parole ripetute dai tre fratelli. E’ la prima cosa che mi ha colpito. Il testo è bellissimo, nasconde mille giochi, mille rimandi. E’ profondo, toccante, intelligente. Nessuna parola è detta per caso, tutto s’incastra, si rimanda, si fa eco. Le voci s’incrociano, si fanno coro, si oppongono come in una lotta. I gesti, i corpi che si attirano e si respingono, si cercano, si abbracciano, si picchiano. I corpi che fanno eco alle parole. I corpi che si piegano, sudano, gridano.Bellissimo.Le luci, l’albero di ombra e luce sul pavimento, i suoni. L’armonica a bocca suonata da Victor, triste lamento nella foresta.Carl e la sua vita piccolo borghese, un ragazzo ed i suoi pregiudizi, la sua ricerca di una pace superficiale e fasulla che qualche volta riesce a rendere felici. Carl ed il suo matrimonio già pronto, l’amore per la sua sposa bambina. Carl ed il centro commerciale, la piscina di plastica, il quadro in svendita.Carl che non capisce l’amore di suo fratello, che gli urla vergogna. Un bambino che odiava, temeva e nonostante tutto amava suo padre. Carl che piange e che non si arrende.E poi Ambroise: omosessuale, che ha incontrato il cinismo nello stesso giorno in cui il suo amante ha incontrato l’aids. Ambroise idealista, emarginato, al centro della curiosità dei fratelli, un uomo che è scappato il più lontano possibile dal padre e dalla sua vita. Ambroise che ama Carl, che è teneramente complice di Victor, e che nello stesso tempo ha paura dello sguardo di suo fratello. Victor, il fratello maggiore, un personaggio complesso, Victor. Un personaggio vivo; un concentrato di tenerezza, follia, rimorso, paura, forza e dolcezza. Victor che solleva Ambroise, che picchia Carl, che balla, che canta, che si commuove per un fiore, che difende i suoi boschi, che scherza con i fratelli, che evoca il ricordo del padre come un’ossessione, una paura, un incubo. Victor irruento, grande, forte. Victor che guarda il padre morire e che lo cerca dappertutto, giù per il fiume, e nei mulinelli d’acqua ne sente l’ombra. Un uomo perseguitato dai ricordi, che fa le prove di velocità nella curva, che vorrebbe essere una pernice. Victor e la sua ossessione, il suo rimorso, il suo fallimento. Comprende quanto nelle loro tre vite si stia ripetendo la vita del padre, quanto lui ed i fratelli non siano mai riusciti a vivere una vita libera. Senza incubi. Comprende e quindi decide di legare tutti quanti nella morte. Esci in silenzio, ed alla fine ti rimangono dentro corpi, abbracci e occhi. Le lacrime di Carl ed il suo grido disperato, le mani giunte in preghiera di Victor, il dolore di Ambroise. Rimane Victor seduto davanti al pubblico, nella penombra, occhi accesi che sembrano guardarti nell’anima. Rimangono nell’aria le noti tristi della sua armonica e la mia sconvolgente sensazione di aver dimenticato di respirare per tutto il tempo vissuto. Un grande Tommaso Tuzzoli, una regia geniale, attenta, appassionata. Un giovane uomo dal cuore grande, Tommaso, lo vedi in tutto quello che fa. In come lo fa. Attento ad ogni particolare, sottile. Una meraviglia i tre attori, generosi, disperati, ossessivi. Una conferma di quanto sono speciali. Per tutto questo e molto altro ancora grazie. Grazie ragazzi, grazie Andrea, Silvio, Andrea e Tommaso, con tutto il cuore. Grazie da parte mia e degli amici che sono venuti in queste serate con me. Sono stata fortunata. Ho visto amici circondata da altri amici, consapevole del bene che vi voglio e che voi volete a me. Grazie per essere esattamente come siete stati, per le cose dette e per le cose fatte.  Daniela. 
 Ci sono passi pericolosi, sentieri che una volta percorsi, non ti fan tornare indietro. Parlarsi, urlarsi, stringersi a quel modo, scavare a fondo nell'amore, nell'odio, nella complicità, nella rivalità, nei sentimenti contrastanti che legano il sangue al proprio sangue. Non succede mai nella vita, solo nella morte. Grazie ragazzi. siete meravigliosi. Siete dolorosi, siete complessi, complicati, vivi. ♥