Il Mio ElfoIl Mio Elfo è il mio mondo. Un mondo fatto di teatro, arte, musica e vita. Il mio mondo di attori, spettacoli, amici, bambini, viaggi e piccole avventure. IL mio Elfo è la mia grande passione, è IL TEATRO DELL'ELFO di Milano, il teatro del mio cuore. All'Elfo ho pianto, ho riso, mi son scordata preoccupazioni ed HO VISSUTO GRANDI EMOZIONI. All'ELFO ho conosciuto i miei più grandi amici, ho scoperto un mondo nuovo. All'Elfo dedico questo blog. Il mio primo ed unico blog. Cesonia. |
TRA DIRE E FARE -GIORGIA.
DARREN HAYES - LOST WITHOUT YOU
THE ONLY ONE - DARREN HAYES
GULLIVER-MIGUEL BOSè-
meravigliosa! meraviglioso!
RENATO
AREA PERSONALE
TAG
MENU
TAG
I MIEI BLOG AMICI
I MIEI LINK PREFERITI
- www.elfo.org
- mfecompagniabella
- mauroermannogiovanardi
- siporcuba
- cubaniteblog
- cubatequiero
- ccnc
- leggitucheleggoio di valentina
- filippodelcorno
- circusfan
- amicidelcirco
- la mia pagina su youtube
- mia pagina myspace
- Krapp's last post
- www.spinoza.it
- andrea rossetti
- SONO SPARITO ALLA MADONNA - Andrea Rossetti
IL TEATRO DELL'ELFO
Post n°195 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da Cesonia00
Se in piena notte una fa certi sogni poi, al mattino, non si deve lamentare.... E' che voglio andare a teatro e non riesco ad organizzarmi. Devo chiamare SOS TATA con una scusa e farle tenere i pargoli per, diciamo, tre ore....anche 4, vah. Per questo sogno, sogno tutta notte e mi risveglio perplessa. Come si deve sentire uno, incredibilmente vestito dalla vita in giù, ed incredibilmente nudo dalla vita in su, ad irrompere su un palco sfatto, con un mitra in mano? sapendo che di li a poco farà un gran macello? Come ti sentivi A.? ogni tanto me lo chiedo ancora. A proposito ho trovato una bellissima recensione di Blasted su un blog molto carino: http://carlolock.blogspot.com/ So che è un po' tardi ma......... Chi non è abituato al teatro estremo dovrebbe conoscerlo. Non amo il teatro classico, "tranquillo" e composto, quello delle signore impellicciate della domenica pomeriggio, quello pudico e garbato, di buona maniera. Sono pochi i teatranti e i registi che "osano" rappresentare qualcosa che strapazza, che violenta lo sguardo, l'udito, un teatro volgare, dalle emozioni forti. Il teatro è molto più borghese del cinema, anche nel suo stesso essere luogo, silenzioso e di rispetto, anche di rappresentanza. I teatri del centro, quelli più costosi, sontuosi e di una certa tradizione storica solitamente non hanno in cartellone una pièce come Blasted, l'ultima regia di Elio De Capitani. Lasciamo questa opera ai teatri alternativi periferici, perché le signore impellicciate non potrebbero sopportarla: sangue, violenza gratuita (verbale e fisica), perfino bestemmie, ma al tempo stesso, caratterizzata da un intento visionario senza pari e da trovate sceniche non indifferenti. Scritto da Sarah Kane, l'autrice inglese morta suicida nel '99, Blasted è l'apoteosi di una violenza che corre in avanti, una violenza che distrugge per costruire il futuro, ma che, al tempo stesso, apre alla dissoluzione dell'istinto umano. Una coppia in crisi, lo scenario della guerra in Bosnia, una guerra che è soltanto il macrocosmo che ingloba la malvagità privata, rinchiudendola in un recinto claustrofobico. Un gioco tra vittima e carnefice (lei e lui) che si sfilaccia per fare il posto alla sopraffazione di un maschio su un maschio (il carnefice diventa l'oggetto di un turpe desiderio sessuale da parte di un soldato che entra in camera dalla strada per far razzia e che costituisce il punto di svolta dell'azione, sconvolgendo il sistema dei personaggi e il piano dell'intreccio). Anche la bellissima scenografia riproduce la sintonia con il mondo esterno (mano mano che le bombe distruggono la città, anche la camera d'albergo dove recitano gli attori prende le sembianze di un campo di battaglia, si abbrutisce, si spettina, suda, tracolla, esattamente come Cate e Ian, che quasi perdono i connotati iniziali, colti dalla fatica, dal terrore, dallo smarrimento, dalla disperazione, dalla violenza). Sul finale la stanza collassa, i muri respirano affannosamente, si alzano e si afflosciano, nell'atto del coronamento di un espressionistico percorso visionario (luci, rumori forti, bombe, elicotteri, piagnistei, urla strazianti). La tensione avvolge lo spettatore e la tensione è l'unica cosa che riesce a scuotere quel lezioso ambiente "finto" e "borghese" del teatro. Un'emozione forte a teatro è come una corsa sull'ottovolante e penso che Blasted riesca molto bene ad eguagliare la forza espressiva di un cinema orrorifico. Le impressioni che scrivo sono anche rafforzate e spiegate dal fatto che ho assistito allo spettacolo in prima fila, un'esperienza che mai mi era capitata con una pièce di questo genere. Anche i tre attori Elena Russo Arman (Cate), Paolo Pierobon (Ian), Andrea Capaldi (il soldato sodomita), alla fine si fanno applaudire con un'aria stravolta, come appena usciti da un campo di battaglia. Un dramma "fisico", non solo un sofisma intellettuale. Geniale. |
Post n°194 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da Cesonia00
|
No, no no non è una tragedia se Andrea (Capaldi) è in scena a Milano. Anzi: è una benedizione! Cioè, a dirla tutta, un po' tragedia è, perchè il teatro OUT OFF è a casa "de diòs"! Una tragedia arrivarci ma, soprattutto, una tragedia tornare a casa per chi abita in provincia come me. Devo organizzarmi. Il fatto è che ho troppa voglia di vedere recitare Andrea in panni diversi da quelli del "Soldato"...è troppo bravo... Si perde nella notte dei tempi il giorno in cui sono andata a vedere uno spettacolo teatrale lontana dall'Elfo e dal Leonardo. Uno spettacolo di "altri". Paolo Rossi, qualche anno fa. Ma Paolo Rossi è pur sempre un Elfo. Ed anche Andrea, dopo Blasted, è un ELFO a tutti gli effetti. Per cui andremo alla ricerca di questa via Mac Mahon e vedremo di fare il miracolo di non passare la notte in giro alla ricerca di un mezzo diretto alla campagna quasi brianzola. Riporto una recensione tratta dal sito dell'OUT OFF e da quello del teatro Stabile di Calabria produttore dello spettacolo. ------------------------------------- 18 - 21 dicembre
CHE TRAGEDIA!
Un progetto di Lorenzo Gleijeses ed Egumteatrotratto dai testi greci tradotti da Edoardo Sanguineti con Lorenzo Gleijeses , Andrea Capaldi, Armando Iovino, Davide Pini Carenzi regia Annalisa Bianco e Virginio Liberti Prodotto dal Teatro Stabile di Calabria in collaborazione con Festival Della Magnagrecia Appunti per uno spettacolo Premessa La Tragedia Greca è morta e seppellita con la cultura greca. Quando Aristotele scrive la sua Arte Poetica, scrive il primo libro sulla storia del teatro. Gli autori citati dal filosofo sono morti e i testi studiati già da tempo sono diventati memoria storica. Aristotele non ha mai visto i debutti dei testi di Eschilo, di Sofocle o di Euripide. Ne ha sentito parlare. Si fida delle descrizioni di altri, coglie il senso di quel gesto artistico e dà vita al primo libro di semiotica teatrale. Nei secoli successivi molti grandi autori teatrali, innumerevoli scrittori, filosofi e pittori, si sono lasciati influenzare dall’antico “canto del capro” e hanno coltivato il desiderio, l’ambizione e l’utopia di ridare vita allo spettacolo della tragedia greca. Per noi, le parole scritte più di duemila anni fa restano lontane e incomprensibili. Non abbiamo l’illusione di poter fare un viaggio nel tempo a ritroso e nemmeno vogliamo cercare una forzata attualità. Le parole tragiche scelte sono quelle nella traduzione del poeta Edoardo Sanguineti. L’arte poetica tragica di Sanguineti si presenta ai nostri occhi come emozione musicale, come ineffabile umanità e come stravolgente appello ai sensi del corpo umano. Detto così tutto può sembrare teoria, invece per noi, esiste una violenta concretezza nelle frasi del poeta Sanguineti. Emozione, Ineffabile, Stravolgimento e Concretezza sono per noi le linee guida per una nostra futura riflessione pratica sulle possibilità del Tragico ai nostri giorni. Non ci interessa tanto il racconto delle disgrazie di Antigone o di Edipo. Ci interessa la discesa negli abissi della sofferenza umana senza nome, senza storia come i quotidiani morti del Darfur, delle strade in Iraq o nei massacri successi in Rwanda. La violenza dei nostri giorni è anonima e le vittime sono corpi senza nome, senza passato, quasi sempre senza una identificazione. Ci accorgiamo della loro esistenza solo quando una bomba li ha uccisi e ha fatto a pezzi i loro corpi. Insomma, i testi tragici non sono un fatto culturale ma un preciso racconto di orrori. Vogliamo entrare nel labirinto dei testi greci per restarci, per perderci senza cercare una illusoria via d’uscita. Il Tragico come un conflitto senza soluzione. Il Tragico come una macchina di sterminio per l’astuzia della ragione. Il Tragico come antidoto all’indifferenza del dolore altrui. Gli attori La nostra avventura nel labirinto tragico è vissuta da giovani attori. Nessun pregiudizio anagrafico. Sappiamo che l’aspettativa di vita nell’antica Grecia era di 40 anni. Aldilà della filologia anagrafica, quello che ci interessava era formare un piccolo gruppo di lavoro composto da giovani e realizzare una formazione attoriale come si faceva un tempo, cioè, attraverso la realizzazione di spettacoli. Noi abbiamo avuto una formazione nelle scuole di teatro italiane ma crediamo che un attore debba studiare e contemporaneamente dormire, mangiare, bere, respirare e sognare e soffrire su un palcoscenico, come un pilota che ha bisogno di ore di volo o di un marinaio tanto bisognoso di tempeste e forti venti. Detestiamo le immagini retoriche per parlare di cose concrete e la poetica dell’attore è l’arte concreta di far apparire (poiesis) i morti mai dimenticati perché eternamente ricordarti nelle e dalle parole di un vivo per altri vivi. Ecco, forse questo è il principio che ci ha guidato nel labirinto tragico: resuscitare i morti per scoprirci vivi. Mah…come vedete non è così originale, questo era il canto del capro. Annalisa Bianco e Virginio Liberti (EGUMTEATRO) Estratti dalle critiche … un gruppo guida come EGUMTEATRO da sempre dedito al teatro moderno decide di misurarsi con l’antichità e lo fa in modo del tutto insolito, titolando con ironia Che tragedia! una serie di traduzioni classiche firmate da Edoardo Sanguineti, puntando esclusivamente su brani dei cori e dei messaggeri. A esprimerli con occhi sbarrati e precisi movimenti corporei, precisi fino alle vibrazioni, ci sono quattro ragazzi tra il 24 e i 30 anni… e anche se si sussurra del Dioniso, delle Baccanti, o si grida di Andromaca divenuta schiava, non si smette di parlare di noi, di questa umanità che galleggia nei secoli, grazie ad una comunicazione che scavalca il suono per trasmetterci vibrazioni sensitive. Gran serata con prove da brivido di Lorenzo Gleijeses , Armando Iovino, Andrea Capaldi, Davide Pini Carenzi. Franco Quadri – La Repubblica … lode ai due intrepidi registi e, in specie, ai loro quattro attori, tutti bravissimi nella scansione ritmica del testo. Essi sono Lorenzo Gleijeses , Armando Iovino, Andrea Capaldi, Davide Pini Carenzi. Franco Cordelli – Corriere della Sera… in Che tragedia! di EGUMTEATRO (in collaborazione con lo Stabile di Calabria), c’è un sottotesto non dichiarato che arriva dall’antica Grecia al Romanticismo… la fisicità dell’attore ( Lorenzo Gleijeses per primo), il linguaggio del suo corpo, è il vero linguaggio del teatro… la bellissima scena dell’acqua con due attori che vi si agitano fino ad immergervisi completamente, mentre Gleijeses/Dioniso rievoca compiaciuto il modo in cui ha “violentemente confuso” Penteo (Baccanti). Renato Nicolini – L’Unità Davvero una gran bella prova artistica questa, e coraggiosa, da parte di un gruppo giovane e agguerrito come Egumteatro…. I quattro attori corrono, , si affannano, declamano in una prova che a momenti si fa atletica (Fino all’apnea, con momenti di brivido, con risalite dove lo sforzo del raccontare è commovente, appassionante). Come la scena del coro che, in una corsa simultanea, da fermi, restituisce un crescendo ritmico e sonoro dove non conta più tanto la narrazione quanto lo spasmo nervoso, febbrile, parossistico dei coreuti, la corporeità al servizio della parola a dilatarne il senso, a spostare , come a teatro si deve fare, il limite tra senso e suono. E’ raro godere di un tale e assoluto livello di spettacolarità teatrale, che unisce raffinatezza di traduzione, novità di ideazione della regia competenza e generosità attoriale. Renzia D’inca - Hystrio Biglietti: 16,00 Euro - costo prevendita e prenotazione 1,50 /1,00 Euro Trasporti pubblici: tram 12/14 Teatro OUT OFF v. Mac Mahon , 16 - 20155 Milano Telefono 02.34532140 Fax. 02. 34532105 E-Mail: info@teatrooutoff.it; www.teatrooutoff.it Dai Andrea che veniamo a vederti! firmato il tuo Fan Club. MA FORSE IL "12" PASSA DA LANZA!!!!!!!!!!!!!!!!! allora sono a cavallo! a cavallo del re! |
Post n°189 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da Cesonia00
Per il ciclo “a Voce Alta”, tre serate per ascoltare storie Ofelia è una “donna di mafia”. Indurita, spigolosa. Anche quattro dei suoi sei figli erano “uomini d’onore”, ma hanno in qualche modo sgarrato e sono stati uccisi. La madre vuole i corpi, per seppellirli e sfogare su una tomba il suo pianto. Un bisogno antico, primario e misterioso. Non si dà pace, prega, si inginocchia, scongiura. Non ottiene nulla. Un sogno la spinge nella fogna. Lucida e folle a un tempo allestisce con fiori e fotografie il suo personale cimitero, un luogo di confine col regno dei morti. Suo marito Aniceto, vecchio comunista deluso e impaurito, incapace di combattere per le sue idee, la accompagna, attonito, preoccupato dall’imprudenza della moglie. Nel suo vagabondare irrequieto lungo il canale della fogna, la donna scopre casualmente la prigione dove è rinchiuso un giudice rapito dalla mafia e nascosto in una specie di gabbia sotto una pescheria. La donna lo conforta, gli passa del cibo, gli parla, lo ascolta. Ma rifiuta con determinazione di esporsi per salvarlo. L’uomo, prossimo alla morte, ripercorre squarci della propria vita, dell’infanzia, della giovinezza. Momenti teneri e drammatici, sogni, battaglie, fino all’ultima, fatale imboscata. Ofelia contrappone i propri ricordi, le proprie paure. Dov’è lo stato, a chi può rivolgersi una donna come lei? –Siamo gente perduta, gente abbandonata. Se fossi nata maschio anch’io li avrei sbattuti in fondo a un pozzo i pazzi come te, perché sono solo d’ostacolo, e non possono cambiare nulla della follia del mondo-. In quella anticamera del regno dei morti, si incontrano e si contrappongono due esperienze, due vite, due concezioni del mondo radicalmente distanti eppure indissolubilmente legate. Ofelia –(…) quando non sapevamo dove sbattere la testa quegli uomini si sono mostrati benevoli nei nostri confronti; quando i ragazzi erano in prigione mai ci è mancata la protezione e il denaro per andare avanti alla meglio. Prima dov’eri tu con le tue auto blu e con la tua vita agiata? Avrei mai potuto parlarti se tu non fossi rinchiuso in questa lurida prigione, sceso anche tu nell’inferno dove io vivo abitualmente? Prigioniero – (…) Chi sono i più forti in questa città? Quelli che per una parvenza di tranquillità, per un poco di protezione accampano diritti sulla vostra lingua, sui vostri occhi, sulle vostre orecchie. Pretendono l’osservaza delle regole e l’obbedienza a tutti gli ordini. Ordini facili da eseguire al principio. Magari solo un voto chiedono. Ma inseguito potranno esigere il tradimento di un amico o la consegna di un parente. (…) E’ possibile non vi accorgiate che quei padreterni a cui baciate le mani e chiedete favori, proprio quelli hanno tutto il vantaggio a far sì che non cessi la vostra miseria, che la guerra non abbia mai termine perché voi rappresentate, allo stesso tempo, le armi e il bottino? Se consideri amici i miei nemici, consideri nemica te stessa. La conclusione della storia è dura, ma apre un varco al mutamento. Scritto da Rocco D’Onghia nel ’93 sull’onda dell’emozione per le morti di Falcone e Borsellino, Il camposanto di Ofelia Spavento è un testo incisivo, concreto e visionario insieme, che ci sembra importante proporre oggi. Per ribadire insieme il bisogno della partecipazione, della capacità di reagire. Perché nulla di ciò che qui si racconta ha avuto a oggi termine o soluzione. Per continuare a parlarne. Cento di questi giorni, biblioteca. |
Post n°185 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da Cesonia00
|
Post n°183 pubblicato il 04 Dicembre 2008 da erica_teatri
ELFO | 4 dicembre 08 - 4 gennaio 09 [dal 4 al 21 dicembre - dal 26 al 31 dicembre - dal 2 al 4 gennaio] 26 dicembre - replica speciale ore 16.00 31 dicembre - replica speciale ore 20.00 Ida Marinelli, Elio De Capitani, Ferdinando Bruni IL GIARDINO DEI CILIEGI di Anton Čechov italiano di Ferdinando Bruni supervisione di Rosa Molteni Grieco uno spettacolo di Ferdinando Bruni con Elena Russo Arman, Angelica Leo, Luca Toracca, Cristian Maria Giammarini, Cristina Crippa, Nicola Stravalaci, Corinna Agustoni, Fabiano Fantini, Edoardo Ribatto musiche di Filippo Del Corno eseguite da Sentieri Selvaggi luci di Nando Frigerio suono di Jean-Christophe Potvin durata 150' produzione Teatridithalia in collaborazione con Teatro La Nuova Fenice/Comune di Osimo e Amat Un’enorme tenuta che va alla malora, un frutteto che una volta all’anno, nel mese di maggio, si copre di fiori bianchi e diventa “giardino”, simbolo di rimpianti, speranze e sogni. Ogni anno il ciclo delle stagioni si compie, e ogni anno il giardino ritorna giovane, ricomincia la sua vita. A contemplare questo miracolo per l’ultima volta, riuniti nella grande casa dell’infanzia, i personaggi della commedia non possono che scorgere su di sé, ognuno nell’altro, i segni del tempo che passa, il miracolo che su di loro non si compie, l’approssimarsi di una resa dei conti col proprio destino. Così, nell’arco di un’ultima estate, si consuma una vicenda fatta di nulla, ma che attraverso il chiacchiericcio inconsistente che copre la disperazione, attraverso pause da riempire subito di risate o di lacrime, lascia intravedere le ferite della vita che se ne va “senza averla vissuta”. Debuttato nel 2006 con successo, vede in scena dodici attori, tra cui tutti i soci storici dell'Elfo: sotto l’attenta direzione di Bruni mettono in gioco la coralità, la sensibilità e la maturità del gruppo e delle sue singole personalità, nell’allestimento di questa commedia rarefatta, buffa e disperata che ha per protagonista il tempo e il suo trascorrere nella vita degli individui e del mondo. Non a caso, Gianfranco Capitta su Il Manifesto ha sottolineato che «si potrebbe definire quasi una “lettura di famiglia” del capolavoro cechoviano, dentro quel salone chiuso di una casa in decadenza, destinata a implodere e venire distrutta come il Giardino del titolo». Ferdinando Bruni, per questo spettacolo, è stato da poco insignito di due Premi Persefone 08 (Miglior scenografia e Miglior attore coprotagonista), riconoscimenti riservati ai protagonisti del teatro distintisi negli spettacoli trasmessi da Rai Due “Palcoscenico” e da Mediaset Premium. DALLA RASSEGNA STAMPA: Una compagnia della seconda generazione come quella di Teatridithalia ci sforna un’edizione del Giardino dei ciliegi del tutto degna degli antichi livelli ma capace di leggere nel grande testo un’atmosfera non di riporto, senza i compiacimenti di ieri, calata nella durezza senza sotterfugi di scomposte solitudini di oggi, senza idealizzare queste figure divorate dalle loro piccole meschinità nel grigio trascorrere dei giorni, in un ligneo spazio chiuso che le incatena da un atto all’altro senza uno sbocco esterno […] Franco Quadri, La Repubblica [edizione 06/07] L'ascolto della voce di Čechov è possibile fino allo spasimo, fino a cogliere, nei suoi silenzi, il respiro, e, di essi, il ritmo. Come accade tutto ciò? È Čechov a offrirne l'evenienza non con un trucco ma, ancora una volta, con l'ascolto [della vita]: «Improvvisamente risuona un rumore lontano, che sembra venire dal cielo, simile alla vibrazione d'una corda troppo tesa che si spezza. Il suono muore lentamente». Davvero mirabile l'interpretazione di Ida Marinelli, un'attrice piuttosto sottovalutata. Ma è svagato, bravissimo anche Elio De Capitani e, con lui, ricordo Elena Russo Arman, Angelica Leo, Fabiano Fantini, Vittorio Attene e Corinna Agustoni. Franco Cordelli, Corriere della Sera [edizione 06/07] |
Post n°181 pubblicato il 30 Novembre 2008 da erica_teatri
30 novembre 2008 TEATRO MANCINELLI - ORVIETO 2 e 3 dicembre TEATRO LAURO ROSSI - MACERATA 5 - 7 dicembre TEATRO ROSSINI - PESARO 10 - 14 dicembre TEATRO COMUNALE DIEGO FABBRI - FORLI' 16 - 18 dicembre TEATRO FRASCHINI - PAVIA 20 - 22 dicembre TEATRO GUGLIELMI - MASSA ... in bocca al lupo a tutti i balenieri!!! |
INFO
STAGIONE 2009/10
STAGIONE 2008/9
CERCA IN QUESTO BLOG
ULTIMI COMMENTI
GLI ELFI NELLA MITOLOGIA
TEMPESTA
BLASTED
IL SENTIERO DEI PASSI PERICOLOSI
ILMIOCIRCO
Il circo è vita, il circo è gioia, il circo è FANTASIA, IL CIRCO e' ALEGRIA!
Royal Circus- Giovanna Carchia
Inviato da: Wetter
il 26/07/2018 alle 10:39
Inviato da: National Forecast
il 26/07/2018 alle 10:38
Inviato da: Pogoda
il 26/07/2018 alle 10:38
Inviato da: Sat24
il 26/07/2018 alle 10:37
Inviato da: sexydamilleeunanotte
il 10/09/2016 alle 11:15