Il Mio Elfo

Il Mio Elfo è il mio mondo. Un mondo fatto di teatro, arte, musica e vita. Il mio mondo di attori, spettacoli, amici, bambini, viaggi e piccole avventure. IL mio Elfo è la mia grande passione, è IL TEATRO DELL'ELFO di Milano, il teatro del mio cuore. All'Elfo ho pianto, ho riso, mi son scordata preoccupazioni ed HO VISSUTO GRANDI EMOZIONI. All'ELFO ho conosciuto i miei più grandi amici, ho scoperto un mondo nuovo. All'Elfo dedico questo blog. Il mio primo ed unico blog. Cesonia.

 

TRA DIRE E FARE -GIORGIA.

 

DARREN HAYES - LOST WITHOUT YOU

 

THE ONLY ONE - DARREN HAYES

 

GULLIVER-MIGUEL BOSè-

 

meravigliosa! meraviglioso!

 

RENATO

 

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IL TEATRO DELL'ELFO

Dall'enciclopedia ENCARTA.... fondata a Milano nel 1972, la compagnia dell’Elfo si ritagliò fin dai suoi esordi uno spazio originale all’interno del panorama teatrale degli anni Settanta anche grazie all’allestimento di spettacoli come "1789: scene dalla rivoluzione francese, Pinocchio Bazaar, Le mille e una notte". Nel 1978, con l’acquisizione di una sala teatrale, la compagnia diede inizio a un nuovo corso, segnato dal grande successo di Sogno di una notte d’estate (1981), un’inedita versione musical-rock del testo di Shakespeare. Lo spettacolo costituì l’apice della crescita della compagnia, esperienza collettiva di un gruppo di registi e attori che vide in Gabriele Salvatores uno degli esponenti di maggior spicco. Negli anni successivi si affermarono nuove personalità registiche, come Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, mentre il gruppo si dedicò alla scoperta dei migliori autori contemporanei; nacquero così Nemico di classe di Nigel Williams e Visi noti, sentimenti confusi di Botho Strauss, per la regia di De Capitani; Comedians di Trevor Griffiths, per la regia di Salvatores; Le lacrime amare di Petra von Kant di Rainer Werner Fassbinder, diretto da Bruni e De Capitani. Nel 1992 l’unione del Teatro dell’Elfo con il Teatro di Porta Romana diede vita a Teatridithalia. Portando al successo alcuni attori di primo piano della scena teatrale italiana, tra cui Paolo Rossi e Silvio Orlando, la compagnia proseguì la ricerca sulla drammaturgia contemporanea con gli allestimenti di testi di Brad Fraser, Steven Berkoff, Bernard-Marie Koltès, Yukio Mishima, Pier Paolo Pasolini, Giovanni Testori e Mark Ravenhill. In tempi più recenti, il rinnovato incontro con Shakespeare ha dato vita a una versione violentemente espressionista di Amleto, a una nuova edizione del Sogno (1997) e a una brillante rivisitazione del Mercante di Venezia (2003).
 

 

Se

Post n°195 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da Cesonia00
Foto di Cesonia00

Se in piena notte una fa certi sogni poi, al mattino, non si deve lamentare....

E' che voglio andare a teatro e non riesco ad organizzarmi. Devo chiamare SOS TATA con una scusa e farle tenere i pargoli per, diciamo, tre ore....anche 4, vah.

Per questo sogno, sogno tutta notte e mi risveglio perplessa.

Come si deve sentire uno, incredibilmente vestito dalla vita in giù, ed incredibilmente nudo dalla vita in su, ad irrompere su un palco sfatto, con un mitra in mano? sapendo che di li a poco farà un gran macello? Come ti sentivi A.? ogni tanto me lo chiedo ancora.

A proposito ho trovato una bellissima recensione di Blasted su un blog molto carino:

http://carlolock.blogspot.com/

So che è un po' tardi ma.........

Teatro estremo: Blasted

Chi non è abituato al teatro estremo dovrebbe conoscerlo. Non amo il teatro classico, "tranquillo" e composto, quello delle signore impellicciate della domenica pomeriggio, quello pudico e garbato, di buona maniera. Sono pochi i teatranti e i registi che "osano" rappresentare qualcosa che strapazza, che violenta lo sguardo, l'udito, un teatro volgare, dalle emozioni forti. Il teatro è molto più borghese del cinema, anche nel suo stesso essere luogo, silenzioso e di rispetto, anche di rappresentanza. I teatri del centro, quelli più costosi, sontuosi e di una certa tradizione storica solitamente non hanno in cartellone una pièce come Blasted, l'ultima regia di Elio De Capitani. Lasciamo questa opera ai teatri alternativi periferici, perché le signore impellicciate non potrebbero sopportarla: sangue, violenza gratuita (verbale e fisica), perfino bestemmie, ma al tempo stesso, caratterizzata da un intento visionario senza pari e da trovate sceniche non indifferenti.
Scritto da Sarah Kane, l'autrice inglese morta suicida nel '99, Blasted è l'apoteosi di una violenza che corre in avanti, una violenza che distrugge per costruire il futuro, ma che, al tempo stesso, apre alla dissoluzione dell'istinto umano.
Una coppia in crisi, lo scenario della guerra in Bosnia, una guerra che è soltanto il macrocosmo che ingloba la malvagità privata, rinchiudendola in un recinto claustrofobico. Un gioco tra vittima e carnefice (lei e lui) che si sfilaccia per fare il posto alla sopraffazione di un maschio su un maschio (il carnefice diventa l'oggetto di un turpe desiderio sessuale da parte di un soldato che entra in camera dalla strada per far razzia e che costituisce il punto di svolta dell'azione, sconvolgendo il sistema dei personaggi e il piano dell'intreccio). Anche la bellissima scenografia riproduce la sintonia con il mondo esterno (mano mano che le bombe distruggono la città, anche la camera d'albergo dove recitano gli attori prende le sembianze di un campo di battaglia, si abbrutisce, si spettina, suda, tracolla, esattamente come Cate e Ian, che quasi perdono i connotati iniziali, colti dalla fatica, dal terrore, dallo smarrimento, dalla disperazione, dalla violenza).
Sul finale la stanza collassa, i muri respirano affannosamente, si alzano e si afflosciano, nell'atto del coronamento di un espressionistico percorso visionario (luci, rumori forti, bombe, elicotteri, piagnistei, urla strazianti). La tensione avvolge lo spettatore e la tensione è l'unica cosa che riesce a scuotere quel lezioso ambiente "finto" e "borghese" del teatro. Un'emozione forte a teatro è come una corsa sull'ottovolante e penso che Blasted riesca molto bene ad eguagliare la forza espressiva di un cinema orrorifico. Le impressioni che scrivo sono anche rafforzate e spiegate dal fatto che ho assistito allo spettacolo in prima fila, un'esperienza che mai mi era capitata con una pièce di questo genere.
Anche i tre attori Elena Russo Arman (Cate), Paolo Pierobon (Ian), Andrea Capaldi (il soldato sodomita), alla fine si fanno applaudire con un'aria stravolta, come appena usciti da un campo di battaglia. Un dramma "fisico", non solo un sofisma intellettuale. Geniale.

 
 
 

To you.

Post n°194 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da Cesonia00

Ogni dettaglio è aria che mi manca.

E non me lo so spiegare. Proprio no.

 
 
 

Just my imagination!

Post n°193 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da Cesonia00
 

 
 
 

Andrea Capaldi all'OUT OFF: "Che Tragedia!"

Post n°191 pubblicato il 15 Dicembre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

No, no no non è una tragedia se Andrea (Capaldi) è in scena a Milano. Anzi: è una benedizione!

Cioè, a dirla tutta, un po' tragedia è, perchè il teatro OUT OFF è a casa "de diòs"! Una tragedia arrivarci ma, soprattutto, una tragedia tornare a casa per chi abita in provincia come me. Devo organizzarmi.

Il fatto è che ho troppa voglia di vedere recitare Andrea in panni diversi da quelli del "Soldato"...è troppo bravo...

Si perde nella notte dei tempi il giorno in cui sono andata a vedere uno spettacolo teatrale lontana dall'Elfo e dal Leonardo. Uno spettacolo di "altri". Paolo Rossi, qualche anno fa. Ma Paolo Rossi è pur sempre un Elfo.

Ed anche Andrea, dopo Blasted, è un ELFO a tutti gli effetti. Per cui andremo alla ricerca di questa via Mac Mahon e vedremo di fare il miracolo di non passare la notte in giro alla ricerca di un mezzo diretto alla campagna quasi brianzola.

Riporto una recensione tratta dal sito dell'OUT OFF e da quello del teatro Stabile di Calabria produttore dello spettacolo.

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18 -  21 dicembre

 

CHE TRAGEDIA! 

 

Un progetto di Lorenzo Gleijeses ed Egumteatrotratto dai testi greci tradotti da Edoardo Sanguineti 

con Lorenzo Gleijeses , Andrea Capaldi, Armando Iovino, Davide Pini Carenzi 

regia Annalisa Bianco e Virginio Liberti 

Prodotto dal Teatro Stabile di Calabria in  collaborazione con  Festival Della Magnagrecia 

Appunti per uno spettacolo

Premessa 

La Tragedia Greca è morta e seppellita con la cultura greca. Quando Aristotele scrive la sua Arte Poetica, scrive il primo libro sulla storia del teatro. Gli autori citati dal filosofo sono morti e i testi studiati già da tempo sono diventati memoria storica. Aristotele non ha mai visto i debutti dei testi di Eschilo, di Sofocle o di Euripide. Ne ha sentito parlare. Si fida delle descrizioni di altri, coglie il senso di quel gesto artistico e dà vita al primo libro di semiotica teatrale.

Nei secoli successivi molti grandi autori teatrali, innumerevoli scrittori, filosofi e pittori, si sono lasciati influenzare dall’antico “canto del capro” e hanno coltivato il desiderio, l’ambizione e l’utopia di ridare vita allo spettacolo della tragedia greca.  

Per noi, le parole scritte più di duemila anni fa restano lontane e incomprensibili. Non abbiamo l’illusione di poter fare un viaggio nel tempo a ritroso e nemmeno vogliamo cercare una  forzata attualità. 

Le parole tragiche scelte sono quelle nella traduzione del poeta Edoardo Sanguineti. L’arte poetica tragica di Sanguineti si presenta ai nostri occhi come emozione musicale, come ineffabile umanità e come stravolgente appello ai sensi del corpo umano. Detto così tutto può sembrare teoria, invece per noi, esiste una violenta concretezza nelle frasi del poeta Sanguineti. 

Emozione, Ineffabile, Stravolgimento e Concretezza sono per noi le linee guida per una nostra futura riflessione pratica sulle possibilità del Tragico ai nostri giorni. Non ci interessa tanto il racconto delle disgrazie di Antigone o di Edipo. Ci interessa la discesa negli abissi della sofferenza umana senza nome, senza storia come i quotidiani morti del Darfur, delle strade in Iraq o nei massacri successi in Rwanda. La violenza dei nostri giorni è anonima e le vittime sono corpi senza nome, senza passato, quasi sempre senza una identificazione. Ci accorgiamo della loro esistenza solo quando una bomba li ha uccisi e ha fatto a pezzi i loro corpi. Insomma, i testi tragici non sono un fatto culturale ma un  preciso racconto di orrori. 

Vogliamo entrare nel labirinto dei testi greci per restarci, per perderci senza cercare una illusoria via d’uscita. Il Tragico come un conflitto senza soluzione. Il Tragico come una macchina di sterminio per l’astuzia della ragione. Il Tragico come antidoto all’indifferenza del dolore altrui.    

Gli attori  

La nostra avventura nel labirinto tragico è vissuta da giovani attori. Nessun pregiudizio anagrafico. Sappiamo che l’aspettativa di vita nell’antica Grecia era di 40 anni. Aldilà della filologia anagrafica, quello che ci interessava era formare un piccolo gruppo di lavoro composto da giovani e realizzare una formazione attoriale come si faceva un tempo, cioè, attraverso la realizzazione di spettacoli. Noi abbiamo avuto una formazione nelle scuole di teatro italiane ma crediamo che un attore debba studiare e contemporaneamente dormire, mangiare, bere, respirare  e sognare e soffrire su un palcoscenico, come un pilota che ha bisogno di ore di volo o di un marinaio tanto bisognoso di tempeste e forti venti. Detestiamo le immagini retoriche per parlare di cose concrete e la poetica dell’attore è l’arte concreta di far apparire (poiesis) i morti mai dimenticati perché eternamente ricordarti nelle e dalle parole di un vivo per altri vivi. Ecco, forse questo è il principio che ci ha guidato nel labirinto tragico: resuscitare i morti per scoprirci vivi.

Mah…come vedete non è così originale, questo era il canto del capro.    

Annalisa Bianco e Virginio Liberti (EGUMTEATRO)   

Estratti dalle critiche   

… un gruppo guida come EGUMTEATRO da sempre dedito al teatro moderno decide di misurarsi con l’antichità e lo fa in modo del tutto insolito, titolando con ironia Che tragedia! una serie di traduzioni classiche firmate da Edoardo Sanguineti, puntando esclusivamente su brani dei cori e dei messaggeri. A esprimerli con occhi sbarrati e precisi movimenti corporei, precisi fino alle vibrazioni, ci sono quattro ragazzi tra il 24 e i 30 anni… e anche se si sussurra del Dioniso, delle Baccanti, o si grida di Andromaca divenuta schiava, non si smette di parlare di noi, di questa umanità che galleggia nei secoli, grazie ad una comunicazione che scavalca il suono per trasmetterci vibrazioni sensitive. Gran serata con prove da brivido di Lorenzo Gleijeses , Armando Iovino, Andrea Capaldi, Davide Pini Carenzi. 

Franco Quadri La Repubblica

… lode ai due intrepidi registi e, in specie, ai loro quattro attori, tutti bravissimi nella scansione ritmica del testo. Essi sono Lorenzo Gleijeses , Armando Iovino, Andrea Capaldi, Davide Pini Carenzi. 

                                                                                             Franco Cordelli Corriere della Sera

in Che tragedia! di EGUMTEATRO (in collaborazione con lo Stabile di Calabria), c’è un sottotesto non dichiarato che arriva dall’antica Grecia al Romanticismo… la fisicità dell’attore ( Lorenzo Gleijeses per primo), il linguaggio del suo corpo, è il vero linguaggio del teatro… la bellissima scena dell’acqua con due attori che vi si agitano fino ad immergervisi completamente, mentre Gleijeses/Dioniso rievoca compiaciuto il modo in cui ha “violentemente confuso” Penteo (Baccanti). 

Renato Nicolini – L’Unità

Davvero una gran bella prova artistica questa, e coraggiosa, da parte di un gruppo giovane e agguerrito come Egumteatro…. I quattro attori corrono, , si affannano, declamano in una prova che a  momenti si fa atletica (Fino all’apnea, con momenti di brivido, con risalite dove lo sforzo del raccontare è commovente, appassionante). Come la scena del coro che, in una corsa simultanea, da fermi, restituisce un crescendo ritmico e sonoro dove non conta più tanto la narrazione quanto lo spasmo nervoso, febbrile, parossistico dei coreuti, la corporeità al servizio della parola a dilatarne il senso, a spostare , come a teatro si deve fare, il limite tra senso e suono.  E’ raro godere di un tale e assoluto livello di spettacolarità teatrale, che unisce raffinatezza di traduzione, novità di ideazione della regia competenza e generosità attoriale.                                                     

                                                                          Renzia D’inca - Hystrio

Biglietti:  16,00 Euro  - costo prevendita e prenotazione 1,50 /1,00 Euro
Orari spettacoli: da martedì a sabato ore 20.45, domenica ore 16

Trasporti pubblici: tram 12/14     

Teatro OUT OFF  v. Mac Mahon , 16 - 20155 Milano 

Telefono  02.34532140   Fax.  02. 34532105 

E-Mail: info@teatrooutoff.it; www.teatrooutoff.it 

Dai Andrea che veniamo a vederti!

firmato

il tuo Fan Club.

MA FORSE IL  "12" PASSA DA LANZA!!!!!!!!!!!!!!!!! allora sono a cavallo! a cavallo del re!

 
 
 

Il camposanto di Ofelia Spavento

Post n°189 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

Per il ciclo “a Voce Alta”, tre serate per ascoltare storie
lunedì 15 dicembre 2008, ore 21.00

Il camposanto di Ofelia Spavento
di Rocco D’Onghia
Lettura scenica a cura di Cristina Crippa, Elio De Capitani,
Nicola Stravalaci, Stefania Yermoshenko
presso la Biblioteca Civica
via p. Giuliani, 1 – Monza
Per informazioni e iscrizioni: 039 382272

Ofelia è una “donna di mafia”. Indurita, spigolosa. Anche quattro dei suoi sei figli erano “uomini d’onore”, ma hanno in qualche modo sgarrato e sono stati uccisi. La madre vuole i corpi, per seppellirli e sfogare su una tomba il suo pianto. Un bisogno antico, primario e misterioso. Non si dà pace, prega, si inginocchia, scongiura. Non ottiene nulla. Un sogno la spinge nella fogna. Lucida e folle a un tempo allestisce con fiori e fotografie il suo personale cimitero, un luogo di confine col regno dei morti.
Suo marito Aniceto, vecchio comunista deluso e impaurito, incapace di combattere per le sue idee, la accompagna, attonito, preoccupato dall’imprudenza della moglie.
Nel suo vagabondare irrequieto lungo il canale della fogna, la donna scopre casualmente la prigione dove è rinchiuso un giudice rapito dalla mafia e nascosto in una specie di gabbia sotto una pescheria. La donna lo conforta, gli passa del cibo, gli parla, lo ascolta. Ma rifiuta con determinazione di esporsi per salvarlo.
L’uomo, prossimo alla morte, ripercorre squarci della propria vita, dell’infanzia, della giovinezza. Momenti teneri e drammatici, sogni, battaglie, fino all’ultima, fatale imboscata.
Ofelia contrappone i propri ricordi, le proprie paure. Dov’è lo stato, a chi può rivolgersi una donna come lei? –Siamo gente perduta, gente abbandonata. Se fossi nata maschio anch’io li avrei sbattuti in fondo a un pozzo i pazzi come te, perché sono solo d’ostacolo, e non possono cambiare nulla della follia del mondo-.
In quella anticamera del regno dei morti, si incontrano e si contrappongono due esperienze, due vite, due concezioni del mondo radicalmente distanti eppure indissolubilmente legate.
Ofelia –(…) quando non sapevamo dove sbattere la testa quegli uomini si sono mostrati benevoli nei nostri confronti; quando i ragazzi erano in prigione mai ci è mancata la protezione e il denaro per andare avanti alla meglio. Prima dov’eri tu con le tue auto blu e con la tua vita agiata? Avrei mai potuto parlarti se tu non fossi rinchiuso in questa lurida prigione, sceso anche tu nell’inferno dove io vivo abitualmente?
Prigioniero – (…) Chi sono i più forti in questa città? Quelli che per una parvenza di tranquillità, per un poco di protezione accampano diritti sulla vostra lingua, sui vostri occhi, sulle vostre orecchie. Pretendono l’osservaza delle regole e l’obbedienza a tutti gli ordini. Ordini facili da eseguire al principio. Magari solo un voto chiedono. Ma inseguito potranno esigere il tradimento di un amico o la consegna di un parente. (…) E’ possibile non vi accorgiate che quei padreterni a cui baciate le mani e chiedete favori, proprio quelli hanno tutto il vantaggio a far sì che non cessi la vostra miseria, che la guerra non abbia mai termine perché voi rappresentate, allo stesso tempo, le armi e il bottino? Se consideri amici i miei nemici, consideri nemica te stessa.
La conclusione della storia è dura, ma apre un varco al mutamento.
Scritto da Rocco D’Onghia nel ’93 sull’onda dell’emozione per le morti di Falcone e Borsellino, Il camposanto di Ofelia Spavento è un testo incisivo, concreto e visionario insieme, che ci sembra importante proporre oggi. Per ribadire insieme il bisogno della partecipazione, della capacità di reagire. Perché nulla di ciò che qui si racconta ha avuto a oggi termine o soluzione. Per continuare a parlarne.
Cento di questi giorni, biblioteca.

 
 
 

Flavio Botto & Jack's Obsession in concerto

Post n°188 pubblicato il 12 Dicembre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

Flavio Botto&Jack's Obsession in concerto, il

19-12-2008 ore 22.30

 alle Scimmie


in via sforza,Milano-

Facciamo un po' di pubblicità a questo gruppo. Ho sentito le canzoni di Flavio sulla sua pagina di myspace e devo dire che sono veramente belle.

E devo anche dire che parlo con Flavio quasi tutti i giorni ed ha una bellissima voce!.

http://www.myspace.com/flaviobotto  

 
 
 

Le foto le ho fatte io!!

Post n°187 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

Le foto le ho fatte io dalla tv  a comprova di cotanta meraviglia

 
 
 

Bella Sorpresa.

Post n°186 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

Ma proprio bella! Il Giardino dei Ciliegi, si, proprio quello che sta replicando All'Elfo e resterà in cartellone per un mese. Su IRIS.

Noi tutti i sabato sera speriamo di vedere qualcosa di bello...e questa volta siamo stati più che accontentati!

Evviva! Evviva!

 
 
 

Su IRIS Adesso

Post n°185 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da Cesonia00

Su IRIS, Adesso il GIARDINO DEI CILIEGI CON FERDINANDO ElIO IDA..............ADESSO!!!!!!!!

 
 
 

Non ti dimentichiamo

Post n°184 pubblicato il 04 Dicembre 2008 da Cesonia00
 

Una bella foto del caro Gianni. Guardaci da lassù. Sei nel nostro cuore.

 
 
 

EVVIVA!!! IL GIARDINO DEI CILIEGI FINALMENTE A MILANO!

ELFO | 4 dicembre 08 - 4 gennaio 09
[dal 4 al 21 dicembre - dal 26 al 31 dicembre - dal 2 al 4 gennaio]

26 dicembre - replica speciale ore 16.00
31 dicembre - replica speciale ore 20.00
Ida Marinelli, Elio De Capitani, Ferdinando Bruni
IL GIARDINO DEI CILIEGI
di Anton Čechov
italiano di Ferdinando Bruni
supervisione di Rosa Molteni Grieco
uno spettacolo di Ferdinando Bruni
con Elena Russo Arman, Angelica Leo, Luca Toracca, Cristian Maria Giammarini, Cristina Crippa, Nicola Stravalaci, Corinna Agustoni, Fabiano Fantini, Edoardo Ribatto
musiche di Filippo Del Corno
eseguite da Sentieri Selvaggi
luci di Nando Frigerio
suono di Jean-Christophe Potvin
durata 150'
produzione Teatridithalia
in collaborazione con Teatro La Nuova Fenice/Comune di Osimo e Amat

 

Un’enorme tenuta che va alla malora, un frutteto che una volta all’anno, nel mese di maggio, si copre di fiori bianchi e diventa “giardino”, simbolo di rimpianti, speranze e sogni. Ogni anno il ciclo delle stagioni si compie, e ogni anno il giardino ritorna giovane, ricomincia la sua vita. A contemplare questo miracolo per l’ultima volta, riuniti nella grande casa dell’infanzia, i personaggi della commedia non possono che scorgere su di sé, ognuno nell’altro, i segni del tempo che passa, il miracolo che su di loro non si compie, l’approssimarsi di una resa dei conti col proprio destino. Così, nell’arco di un’ultima estate, si consuma una vicenda fatta di nulla, ma che attraverso il chiacchiericcio inconsistente che copre la disperazione, attraverso pause da riempire subito di risate o di lacrime, lascia intravedere le ferite della vita che se ne va “senza averla vissuta”.

Debuttato nel 2006 con successo, vede in scena dodici attori, tra cui tutti i soci storici dell'Elfo: sotto l’attenta direzione di Bruni mettono in gioco la coralità, la sensibilità e la maturità del gruppo e delle sue singole personalità, nell’allestimento di questa commedia rarefatta, buffa e disperata che ha per protagonista il tempo e il suo trascorrere nella vita degli individui e del mondo. Non a caso, Gianfranco Capitta su Il Manifesto ha sottolineato che «si potrebbe definire quasi una “lettura di famiglia” del capolavoro cechoviano, dentro quel salone chiuso di una casa in decadenza, destinata a implodere e venire distrutta come il Giardino del titolo».

Ferdinando Bruni, per questo spettacolo, è stato da poco insignito di due Premi Persefone 08 (Miglior scenografia e Miglior attore coprotagonista), riconoscimenti riservati ai protagonisti del teatro distintisi negli spettacoli trasmessi da Rai Due “Palcoscenico” e da Mediaset Premium.

DALLA RASSEGNA STAMPA:

Una compagnia della seconda generazione come quella di Teatridithalia ci sforna un’edizione del Giardino dei ciliegi del tutto degna degli antichi livelli ma capace di leggere nel grande testo un’atmosfera non di riporto, senza i compiacimenti di ieri, calata nella durezza senza sotterfugi di scomposte solitudini di oggi, senza idealizzare queste figure divorate dalle loro piccole meschinità nel grigio trascorrere dei giorni, in un ligneo spazio chiuso che le incatena da un atto all’altro senza uno sbocco esterno […]
Si sentiranno alla fine solo i colpi di scure che abbattono questo vanto della casa espropriata per debiti, a sottolineare un cambio d’epoca e di classi. Ma i giorni passano nell’antica stanza dei bambini percorsa da personaggi nostalgici e irresoluti, in preda ai loro tic di bislacchi che la regia passionale e rigorosa di Ferdinando Bruni sa rendere ritmicamente espressiva di un frastagliato accumulo di stati d’animo dandoci il senso di clausura di quelle parole e di quei gesti che s’infrangono contro i muri protettivi da cui tutti alla fine evaderanno verso l’ignoto, lasciando prigioniero il vecchio servo Firs, incapace di sopravvivere fuori. Degna delle storiche primedonne la splendida prova di Ida Marinelli accanto al maniacale fratello di Elio De Capitani e alla sensitiva Elena Russo Arman nella ricca collezione di caratteri di un grande emozionante spettacolo.

Franco Quadri, La Repubblica [edizione 06/07]

L'ascolto della voce di Čechov è possibile fino allo spasimo, fino a cogliere, nei suoi silenzi, il respiro, e, di essi, il ritmo. Come accade tutto ciò? È Čechov a offrirne l'evenienza non con un trucco ma, ancora una volta, con l'ascolto [della vita]: «Improvvisamente risuona un rumore lontano, che sembra venire dal cielo, simile alla vibrazione d'una corda troppo tesa che si spezza. Il suono muore lentamente». Davvero mirabile l'interpretazione di Ida Marinelli, un'attrice piuttosto sottovalutata. Ma è svagato, bravissimo anche Elio De Capitani e, con lui, ricordo Elena Russo Arman, Angelica Leo, Fabiano Fantini, Vittorio Attene e Corinna Agustoni.

Franco Cordelli, Corriere della Sera [edizione 06/07]

 
 
 

4 dicembre La Crus a Milano

Post n°182 pubblicato il 03 Dicembre 2008 da Cesonia00
 
Tag: La Crus
Foto di Cesonia00

"Eravamo arrivati al punto in cui creare un disco da zero diventava un’impresa, una montagna da scalare. Così abbiamo deciso di uscire di scena, di chiudere questa storia d’amore, la più grande che ho avuto personalmente, con un disco dal vivo pubblicato pochi mesi fa e che ci rappresenta a pieno, con un tour che prosegue dall’estate scorsa, e con una grande festa qui a Milano, agli Arcimboldi, nella nostra città, coi nostri amici, con l’orchestra, la regia di Francesco Frongia e tutto il nostro pubblico”. Mauro Ermanno "Joe" Giovanardi

Domani sera agli Arcimboldi di Milano ci sarà l'ultimo meraviglioso concerto dei La Crus.

Un abbraccio immenso a Joe ed a Francesco (Frongia) e montagne di "merde" a tutti loro!!!!

 
 
 

'MOBY DICK' IN TOURNEE... PER ARRIVARE A MILANO

Post n°181 pubblicato il 30 Novembre 2008 da erica_teatri
 

 

30 novembre 2008 TEATRO MANCINELLI - ORVIETO

2 e 3 dicembre TEATRO LAURO ROSSI - MACERATA

5 - 7 dicembre TEATRO ROSSINI - PESARO 

10 - 14 dicembre TEATRO COMUNALE DIEGO FABBRI - FORLI'

16 - 18 dicembre TEATRO FRASCHINI - PAVIA

20 - 22 dicembre TEATRO GUGLIELMI - MASSA 

... in bocca al lupo a tutti i balenieri!!!

 
 
 

Mail da  Modena

Post n°180 pubblicato il 30 Novembre 2008 da Cesonia00
 

Risvegliarsi con una bella mail è una cosa bellissima. Una bella ed inaspettata mail. Una bella notizia da Modena, scritta alle 4 di notte, da una persona importante. Una persona che riempie questo mio blog.

grazie, ti abbraccio

Dani

 
 
 

AMLETO X AMLETO

Post n°179 pubblicato il 30 Novembre 2008 da erica_teatri
 
Foto di Cesonia00

AL TEATRO NUOVO D MILANO DAL 24.3.09 AL 5.4.09... nn garantisco la mia presenza...

 
 
 
 
 

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GLI ELFI NELLA MITOLOGIA

I mitologi della scuola germanica sostengono che gli Elfi non siano altro che le raffigurazioni simboliche degli elementi naturali del fuoco, dell'aria, dell'acqua e della terra. Sembra che gli elfi siano in grado di trarre la loro essenza da questi quattro elementi (sidifferenziano morfologicamente secondo l'appartenenza ai quattro elementi naturali).Dal gran numero di racconti popolari sono stati narrati come esseri socialmente organizzati, considerati come un popolo vero e proprio che viveva e agiva grazie alle proprietà degli elementi naturali. Gli elfi sono amici del genere umano, di indole indipendente e molto fiera, tra le loro caratteristiche vi è quella di indossare una cintura magica che consentirebbe di diventare invisibile, oggetto di alto valore simbolico nelle credenze non solo popolari ma anche colte delle genti europee dell'antichità. La razza della luce per eccellenza, sono ottimi arcieri e buoni maghi.
 

TEMPESTA

 

BLASTED

 

IL SENTIERO DEI PASSI PERICOLOSI

 

ILMIOCIRCO

Il circo è vita, il circo è gioia, il circo è FANTASIA, IL CIRCO e' ALEGRIA!

 

Royal Circus- Giovanna Carchia

 

 
 

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