Il Mio Elfo

Il Mio Elfo è il mio mondo. Un mondo fatto di teatro, arte, musica e vita. Il mio mondo di attori, spettacoli, amici, bambini, viaggi e piccole avventure. IL mio Elfo è la mia grande passione, è IL TEATRO DELL'ELFO di Milano, il teatro del mio cuore. All'Elfo ho pianto, ho riso, mi son scordata preoccupazioni ed HO VISSUTO GRANDI EMOZIONI. All'ELFO ho conosciuto i miei più grandi amici, ho scoperto un mondo nuovo. All'Elfo dedico questo blog. Il mio primo ed unico blog. Cesonia.

 

TRA DIRE E FARE -GIORGIA.

 

DARREN HAYES - LOST WITHOUT YOU

 

THE ONLY ONE - DARREN HAYES

 

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IL TEATRO DELL'ELFO

Dall'enciclopedia ENCARTA.... fondata a Milano nel 1972, la compagnia dell’Elfo si ritagliò fin dai suoi esordi uno spazio originale all’interno del panorama teatrale degli anni Settanta anche grazie all’allestimento di spettacoli come "1789: scene dalla rivoluzione francese, Pinocchio Bazaar, Le mille e una notte". Nel 1978, con l’acquisizione di una sala teatrale, la compagnia diede inizio a un nuovo corso, segnato dal grande successo di Sogno di una notte d’estate (1981), un’inedita versione musical-rock del testo di Shakespeare. Lo spettacolo costituì l’apice della crescita della compagnia, esperienza collettiva di un gruppo di registi e attori che vide in Gabriele Salvatores uno degli esponenti di maggior spicco. Negli anni successivi si affermarono nuove personalità registiche, come Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, mentre il gruppo si dedicò alla scoperta dei migliori autori contemporanei; nacquero così Nemico di classe di Nigel Williams e Visi noti, sentimenti confusi di Botho Strauss, per la regia di De Capitani; Comedians di Trevor Griffiths, per la regia di Salvatores; Le lacrime amare di Petra von Kant di Rainer Werner Fassbinder, diretto da Bruni e De Capitani. Nel 1992 l’unione del Teatro dell’Elfo con il Teatro di Porta Romana diede vita a Teatridithalia. Portando al successo alcuni attori di primo piano della scena teatrale italiana, tra cui Paolo Rossi e Silvio Orlando, la compagnia proseguì la ricerca sulla drammaturgia contemporanea con gli allestimenti di testi di Brad Fraser, Steven Berkoff, Bernard-Marie Koltès, Yukio Mishima, Pier Paolo Pasolini, Giovanni Testori e Mark Ravenhill. In tempi più recenti, il rinnovato incontro con Shakespeare ha dato vita a una versione violentemente espressionista di Amleto, a una nuova edizione del Sogno (1997) e a una brillante rivisitazione del Mercante di Venezia (2003).
 

 

Due parole su Blasted e Paolo Pierobon.

Post n°128 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

Uno spettacolo che lascia il segno, forte e duro. Lo sto portando con me da 2 giorni, lo sento dentro che serpeggia, serpeggia, serpeggia. Ho fisse in mente le scene ma, più che la violenza ( ero nelle prime file ed ho visto tutti i particolari. mi son tenuta la nausea per 2 giorni)) mi è rimasta dentro la tragedia, la disperazione, la rassegnazione finale, le urla straziate e strazianti di Cate, la sua preghiera sull'improvvisata tomba della bambina, la croce fatta con gesti lenti. Il tormento di Ian, il suo bere ossessivo, la tosse, i suoi scatti di disperazione, la sua fame incontenibile, la sua paura. E poi La scenografia che si apre e si richiude in se'stessa come una medusa, o come una donna ed un uomo violati.

L'ho già scritto. Più di tutti Paolo Pierobon che, senza nulla togliere agli altri meravigliosi e generosi attori, mi ha lasciato senza fiato. E, sebbene lo conosca da anni, è stata una bellissma riscoperta. E' diventato dolorosamente bravo. L'avevo già capito nell'Anarchico, ora ne sono certa. Spero che gli Elfi non se lo lascino scappare, ma se lo tengano stretto stretto. Giuro: sarà l'istinto materno, sarà lo sconvolgimento generale ma alla fine resistevo alla tentazione di salire sul palco e cullargli la testa insanguinata in grembo.

Mi è successo solamente una sola volta prima d'ora: Con  ferdinando  legato nella famosa botola, la sentina del Palazzo, nell'Edoardo II. Ed io so che, quando mi vien da scavalcar il palco e portar conforto, mi sono lasciata prendere troppo la mano ed il cuore. Diventerò mica una fan del Paolo eh??? Se poi una si ritrova anche ad ammirargli il fisico, beh, allora....( diciamo che è diventato proprio un bell'uomo, vah. )

 
 
 

Altre due recensioni

Post n°127 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

3 luglio 2008 La Stampa
STUPRI E CANNIBALISMO TUTTI GLI ORRORI DI UN GIORNO DA KANE
di Osvaldo Guerrieri, Asti

Elio De Capitani è un regista di segno forte. Figuratevi che cosa può scatenarsi in lui se il suo segno entra in rapporto con un testo infinitamente più forte. Blasted di Sarah Kane è uno di questi testi, anzi è il testo che, scandalizzando fino alla sommossa, ha inaugurato nel 1996 in Gran Bretagna il «dopo Pinter», ossia un teatro violento che, tra realismo e simbolismo, torma a parlare con voce politica. Blasted è ambientato a Leeds, ma allude alla Bosnia. Nella relazione tra Cate e lan, nella camera d'albergo in cui si affrontano con un amore che non conosce la tenerezza ma la sopraffazione e lo stupro, irrompe una violenza di raggio molto più ampio incarnata dal soldato che ripete su lan tutto ciò che lui ha fatto alla donna. Catalogo degli orrori? Se ci fermiamo alla contabilità non possiamo negarlo: sessualità sfrenata, sodomia, sadismo, cannibalismo. Ma poi in questa guerra di corpi riverbera la pietà, fiorisce una stupefazione ghiacciata, e la macelleria si cristallizza nella percezione di un'enormità insopportabile.

De Capitani accetta lo scontro e, con piglio pantagruelico, affonda le zanne in questo bubbone di dolore assoluto che la Kane compose poco più che ventenne ed è il primo dei cinque testi che ci ha lasciati, prima di uccidersi nel '99 travolta dalla depressione. De Capitani ha dalla sua due splendidi attori, Elena Russo Arman e Paolo Pierobon, che rispondono con un'adesione, un realismo, una credibilità assoluti. Con loro c'è l'esordiente (e convincente) Andrea Capaldi. Un bellissimo spettacolo per stomaci forti e un grande successo.

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7 luglio 2008 La Repubblica
GLI AMORI DI SARAH BELLI E DOLOROSI
di Rodolfo Di Giammarco, Asti

Fenomenale e allucinante, torna come capolavoro moderno un testo voltapagina di fine ‘900 a base di passioni brutali in un albergo che diventa un antro bombardato dalla bestialità della guerra (allora, della Bosnia). Il tempo dà ragione a Sarah Kane, autrice di Blasted a 23 anni, l'età di Büchner che scriveva Woyzeck, morta suicida nel 1999. Ad avviare un ripensamento della sua opera è una regia seria e visionaria di Elio De Capitani, tradotto dalla preziosa Barbara Nativi. Svaniti i clamori d'oscenità del 1995, la relazione alla deriva tra un giornalista-spia malato 45enne (il perfetto Paolo Pierobon) e una ragazza 21 enne (la partecipe Elena Russo Arman), a base di stupri sanguinosi in una camera post-ibseniana d'hotel, subisce il trauma d'una ferocia speculare, incarnata da un soldato un po' alla Brecht e un po' Hulk (Andrea Capaldi) che sodomizza l'amante-predatore, gli divora gli occhi, e si suicida. Alla vittima non resta che un delirio erotico e cannibalesco ai danni d'una bambina morta. Finale beckettiano nella forte scena arsa di Carlo Sala. Bello, doloroso da togliere il respiro.

 
 
 

Quasi quasi mi iscrivo.......

Post n°126 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da Cesonia00
 

Una bella scoperta mentre sono alla ricerca di notizie sullo sconvolgente Blasted. Sono capitata nel sito dello IULM e ci ho trovato Elio!!

Il teatro nella società dello spettacolo - Elio De Capitani - a.a.2008/2009

Il teatro nella società dello spettacolo
Corso di Il teatro nella società dello spettacolo - CFU 5

Obiettivi e contenuti

Cari studenti,
ho appena messo in scena Blasted, il testo d’esordio scritto nei primi anni novanta dall’inglese Sarah Kane, allora ventitreenne.
Il corso verterà innanzitutto su questo mio lavoro – uno dei momenti i più impegnativi, più duri ma anche più densi nella mia vita di artista - di cui gli studenti potranno vedere all’inizio del corso le prove e successivamente una delle ultime repliche a teatro, in mezzo al pubblico. Verterà soprattutto sul testo di Sarah Kane, sulle altre sue opere e sugli autori che la hanno ispirata, o che hanno ispirato me nel metterla in scena.
Il prossimo anno si celebreranno i dieci anni dalla morte che l’autrice si procurò da se medesima nel 1999, nel pieno di una forte crisi depressiva, appena compiuti i ventotto anni e dopo avere scritto cinque testi memorabili in soli cinque anni, rappresentati e discussi con grande eco in tutto il mondo. Più che scadenza commemorativa, il decennale segna un tempo organico di riflessione, che nulla toglie all’ incandescenza del testo – rimane pur sempre una delle opere più terribili, crude e spietatamente umane mai scritte nella storia del teatro - ma che lo distacca dal clamore della cronaca e anche dagli equivoci del celebre debutto al Royal Court, in quel 12 gennaio 1995, che vide Blasted e la Kane sommersi da un’ondata di scandalo, di proteste, di critiche sdegnate e feroci, come fu nel 1956 per Ricorda con rabbia di Osborne.
Altrettanto possente si alzò il coro delle voci di segno opposto, tra cui spiccavano quelle di Bond e di Pinter, che già acclamavano la forza visionaria della sua scrittura, collocando quella ragazza di soli ventitrè anni tra gli autori più autorevoli e innovativi del ventesimo secolo.
Meditavo da tempo sulla scrittura di questa giovane autrice, già potentemente immaginifica in questa sua opera prima, che impone a me regista, agli interpreti come pure agli spettatori un’esperienza teatrale di grande intensità e autenticità. Non c’è nulla di gratuito nella crudezza della Kane, nulla è osceno: è vero, a un certo punto tutto muta inarrestabilmente, entrando nel regno e nei segni del sacro che fa terrore, della soglia che temiamo anche solo di avvicinare, ma che ci fa attingere - proprio grazie al fatto di essere una soglia - a qualcosa di terribile, ma terribilmente umano e ineludibile per quanto è nuovo e importante, che potremmo capire anche da soli, nelle esperienze della vita, ma pagandolo ancora più caro, sulla nostra stessa pelle. Quante letture ci hanno lasciato lo stesso segno profondo. A teatro però il segno è ancora più inciso e l’esperienza ha un’evidenza lacerante, almeno in quelle esperienze-limite in cui la scrittura scenica riesce a incarnare l’immaginario dell’ autore, il testo profondo e non solo le parole. Ho tentato questa esperienza con la Kane perché ritenevo fosse il momento giusto per me, per l’aria che tira nel nostro paese, ma soprattutto per Paolo Pierobon e Elena Russo: ero certo ora di avere gli attori ideali, disposti ad andare fino in fondo con me nell’azzardo di questo viaggio. Ho chiesto loro cose impossibili e non si sono mai tirati indietro, come a del resto il giovane Andrea Capaldi, nel ruolo del soldato, che si è unito per ultimo a questa esperienza scardinante.
È una delle poche volte in cui a teatro ho avuto la sensazione di non fermarmi al risultato pur ambiziosissimo che mi ero prefisso, ma di superarlo di gran lunga fin dai primi giorni di prova.
È molto strano che un’artista, al termine di un lavoro così stremante, abbia voglia di parlarne e di analizzare con parole quello che è riuscito a esprimere in maniera ineguagliabile con la scrittura scenica. Ma nessun argomento urgeva cosi prepotentemente da essergli preferito come materia delle lezioni di questa stagione, che avrebbe dovuto, nelle prime intenzioni, vertere esclusivamente sul King Lear di Shakespere. La felice coincidenza che quel testo abbia generato nella mente di Sarah Kane la vertigine finale che scaglia Ian, il protagonista, il una blasted heath, una landa sferzata dal vento come quella della follia di Lear, ha saldato il cerchio di un corso, che, come i precedenti tre anni dedicati agli Amleti del Novecento, vuole essere un ponte tra il lascito del passato, il prezioso tesoro che è affidato a noi dalle generazioni precedenti, e quello che si forma altrettanto preziosamente sotto i nostri occhi – molto spesso terribilmente inconsapevoli o distratti – per mano degli artisti contemporanei.
L’intento formativo del corso è semplice: puramente un briciolo di consapevolezza nel mondo del disorientamento inconsapevole.

Organizzazione del corso

Modalità d’esame e di verifica del profitto

Testi obbligatori per l’esame

2-Altre opere di riferimento che verranno proiettate durante il corso:
King Lear di Shakespeare (DVD versioni filmiche di Brook – King Lear, 1987 e Kurosawa – Ran, 1985)
Il signore delle mosche di Peter Brook (The lord of the flies, 1963, DVD)
Gangs of New York di Martin Scorsese (Id., 2002, DVD)
Apocalipse now di Francis Ford Coppola (Id., 1979, DVD)
Taxi Driver di Martin Scorsese (Id., 1976, DVD)
The last of England di Derek Jarman (Id., 1987, DVD con libro)*
Orestiade di Eschilo (DVD versioni teatrali di Ronconi, Stein, Raffaello Sanzio, De Capitani e Ninagawa)
Hearts of Darkness: A Filmmaker's Apocalypse di Fax Bahr, George Hickenlooper, Eleanor Coppola (Id., 1991, DVD)

* Jarman Derek, CIÒ CHE RESTA DELL'INGHILTERRA, traduz. a cura di Nicoletta Vallorani, ed Alet. Scritto mentre l'autore stava girando The Last of England, questo libro è la storia dei suoi film e della sua vita. Non a caso le ricche illustrazioni presenti nel testo legano episodi e riflessioni di Jarman in un vero e proprio montaggio cinematografico. Ben più di un diario, racconta l'Inghilterra dai '60 agli '80 alle prese con il mito degli Stati Uniti e della droga, ma anche di Pasolini e Warhol; riflessioni che si intrecciano con i drammi personali dell'artista: la solitudine infantile, l'omosessualità, la madre che-sorrideva-sempre, il padre ex militare nella Raf, l'Aids. Preziose e appassionanti le riflessioni di Jarman sul cinema: dall'analisi del lavoro del regista quando diventa "l'esperienza di un'anima", alla descrizione delle tecniche di scrittura nel corpo a corpo con i limiti costrittivi di una sceneggiatura. (Uscito in Italia a cura di Nicoletta Vallorani)

3-Libro che funge da manuale del corso:
SAUDERS Graham, Love me or kill me. Sarah Kane e il teatro degli estremi, Editoria&Spettacolo, Roma 2005. 

Testi consigliati per l’esame

KANE Sarah, Tutto il teatro, Einaudi, Milano, 2000
 
 
 

1-Opera di riferimento:
Blasted di Sarah Kane, traduzione di Barbara Nativi, regia Elio De Capitani,
scene di Carlo Sala, con Elena Russo Arman (Cate), Paolo Pierobon (Ian), Andrea Capaldi (soldato), luci di Nando Frigerio, suono di Giuseppe Marzoli
In scena a Milano, al Teatro dell'ELFO dal 21 ottobre al 16 novembre 2008
 
Il colloquio d’esame verterà sugli argomenti trattati nel corso delle lezioni e forniti da:
• • La visione integrale delle opere video-filmiche proposte.
• • La lettura dei testi indicati (vedi bibliografia); integrata da altre letture per i non frequentanti
(contattare il docente).
 

La prima lezione verterà sulla presentazione del corso e del programma definitivo agli studenti. Dato il carattere molto particolare del corso di quest’anno, si consiglia la presenza alla presentazione sia ai frequentanti che ai non frequentanti, per prendere conoscenza delle modalità di approccio alla materia e per trovare percorsi di studio alternativi alla frequentazione coerenti con l’approccio. Le lezioni saranno integrate da una lezione-visita alle prove di Blasted, guidata da Anna Franceschini e fondamentale risulterà la visione dello spettacolo messo in scena al Teatro dellElfo tra il 21 ottobre e il 16 di novembre.
 
 

"Da King Lear a Blasted: il seme e l'albero secondo Sarah Kane"
 

Prof. Elio De Capitani
 
 
 

Son Tornata...con il nuovo PC

Post n°124 pubblicato il 22 Ottobre 2008 da Cesonia00

Ragazzi! ho il nuovo, meraviglioso, tecnologicissimo e potentissimo PC!!!! e come potete vedere RIESCO AD USARE L'EDITOR finalmente e quindi cambiar colore a piacimento, carattere, inserire video e foto decenti.

Wow.

Ora mi ci vorranno mesi per capire come....

 
 
 

BLASTED ALL'ELFO

Post n°123 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da erica_teatri
 
Foto di Cesonia00

ELFO
21 ottobre - 16 novembre 08
BLASTED
di Sarah Kane
traduzione di Barbara Nativi
regia Elio De Capitani
scene e costumi di Carlo Sala
con Elena Russo Arman (Cate), Paolo Pierobon (Ian),
Andrea Capaldi (soldato)
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli
produzione Teatridithalia/Asti Teatro
novità

 

Elio De Capitani mette in scena Blasted, il testo d’esordio di Sarah Kane, scritto quando la drammaturga inglese aveva appena ventitre anni.
Il 2009 è il decennale dalla morte dell’autrice che, dopo avere scritto cinque testi memorabili, rappresentati e discussi in tutto il mondo, nel pieno di una forte crisi depressiva, si suicidò. Non una scadenza commemorativa ma un tempo organico di riflessione, che nulla toglie all’incandescenza del testo. Il celebre debutto nel gennaio del ‘95 al Royal Court vide Blasted e la Kane sommersi da un’ondata di scandalo, di critiche sdegnate e feroci. Altrettanto decise si alzarono le voci di segno opposto, tra cui quelle di Edward Bond e del Premio Nobel Harold Pinter, che per primi riconobbero la forza visionaria della sua scrittura, collocandola tra gli autori più innovativi del ventesimo secolo.
De Capitani medita da tempo sul teatro della Kane, già potentemente immaginifico in questa sua opera prima che impone al regista, agli interpreti e agli spettatori un’esperienza di grande intensità e autenticità anche etica: «non c’è nulla di gratuito nella crudezza della Kane, nulla è osceno, tutto ha il segno del sacro che fa paura, della soglia che temiamo di avvicinare, ma alla quale osiamo guardare per scoprire l’orrore che altrimenti potremmo sperimentare sulla nostra pelle. Quante letture abbiamo fatto che ci hanno lasciato lo stesso segno profondo! Ma quando il teatro incarna la parola, il segno è ancora più inciso e l’esperienza ha un’evidenza lacerante, almeno nei casi felici in cui la messa in scena dà corpo all’immaginario dell’autore, al testo profondo e non solo alle parole».

 
Blasted ha un avvio realistico, all’interno di una stanza di albergo, dove Ian, un giornalista sui quarant’anni, razzista e arrogante, ha portato Cate, sua giovane ex amante. La ragazza accetta di seguirlo, sentendolo disperato. In quel luogo, Ian le confessa di essere condannato a morte da un cancro e braccato da misteriosi nemici. Non ha più nulla da perdere e vuole disperatamente il suo amore, e proprio mentre queste richieste svelano la sua fragilità, la violenza ha il sopravvento: Cate viene aggredita verbalmente e fisicamente. E stuprata.
È da questo punto che la Kane, fortemente impressionata dalla tragedia che si stava consumando in Bosnia, imprime una forte virata all’opera. Non tanto nell’intreccio - che vede un soldato irrompere nella stanza e replicare su Ian gli abusi prima inflitti a Cate, rievocando gli orrori della guerra in un crescendo di violenza - quanto nel passaggio dal realismo socio-psicologico a una forma molto più innovativa, definita da molti surreale, espressionista e allucinata. Una cifra originale che supera definizioni e paragoni.
La struttura di Blasted viene scardinata in senso letterale, fisico e metaforico, dall’esplosione di una bomba: la devastazione della guerra penetra all’interno del “rifugio” di Ian e Cate, fino a confondere come in un incubo l’intimità dei personaggi e la realtà esterna. Il triangolo di sopraffazione e violenza tra la coppia e il Soldato diventa specchio del disfacimento nostro e dell’Occidente, che rischia di implodere o sprofondare su se stesso un’ennesima volta.

Lo spettacolo, debuttato al Festival Asti Teatro il 30 giugno 2008, ha per protagonisti Paolo Pierobon e Elena Russo Arman, attori legati da tempo all’attività del Teatro dell’Elfo, ai quali De Capitani ha pensato appena ha iniziato a meditare su questo testo, attendendo a lungo per poterli coinvolgere. Per il Soldato ha scelto invece un giovane attore alla sua prima collaborazione con la compagnia, Andrea Capaldi.

 
 
 

IL VICARIO SOLO PER OGGI A NAPOLI

Post n°122 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da erica_teatri
 
Foto di Cesonia00

odio il lunedì
 
Lunedì 20 ottobre ore 21
 
IL VICARIO
di Rolf Hochhuth
progetto e lettura Matteo Caccia, Marco Foschi, Enrico Roccaforte, Cinzia Spanò, Rosario Tedesco
adattamento e regia Rosario Tedesco


 

 
Sullo sfondo degli orrori della seconda guerra mondiale si muovono i personaggi di questo dramma: un ufficiale delle SS, che in segreto tenta di minare il regime nazista, un giovane sacerdote, che si schiera a favore dei perseguitati, un dottore, che con i suoi macabri esperimenti è la vera incarnazione del male, e soprattutto lui, il Vicario di Cristo, Papa Pio XII. E' il suo Silenzio il vero protagonista di questa storia. Il testo capolavoro di Hochhuth ha attraversato l'ultimo scorcio del secolo scorso come un punto di domanda che non ha trovato ancora soluzioni.

 
 
 

UN PENSIERO E TANTI RICORDI PER GIANNI PALLADINO

Post n°121 pubblicato il 17 Ottobre 2008 da erica_teatri
 
Tag: Elfo

Cabaret: morto a 60 anni Gianni Palladino

MILANO - Ha iniziato sul palco del Derby, è salito su quello di Zelig, è stato protagonista di una sit com di culto come Zanzibar, ha recitato in un film di nicchia come Kamikazen (regia di Salvatores), è stato al fianco di Paolo Rossi in Su la testa. Il grande successo lo ha solo sfiorato, ne è sempre stato ai margini. E ora, sempre ai margini, se ne è andato. Gianni Palladino, attore e cabarettista nato a Sulmona nel 1948, era morto da un paio di giorni quando lo hanno trovato nella sua casa di Monza. Doveva essere tra i protagonisti del nuovo spettacolo di Iacchetti (debutto a febbraio) Giacomo Casanova, la notte dei posteri, ma non ce la farà. «Tutto cominciò nel lontano 1978, lavoravo in una ditta come programmatore operatore nel centro meccanografico ed ero scontento di me, allora decisi che dovevo trovare un lavoro dove mi divertivo un casino». Lo ha fatto. (r. fra. - corrriere.it)

Daniela lo vuole ricordare per averlo conosciuto al cabaret ed averlo ritrovato felicemente in 'morte accidentale di 1 anarkico' per la regìa di Bruni e de Capitani

a me nn pare vero che meno di 1 anno fa lo abbiamo applaudito ancora una volta nei panni del commissario sfigato (in 'morte accidentale...'), ma se vado ancor più all'indietro lo posso ricordare ne 'i gemelli veneziani' regìa De Capitani e in 'chi ruba un piede è fortunato in amore' regìa Andrea Taddei (al teatro di porta romana!).

L'ultimo abbraccio a GIOVANNI PALLADINO
compagno di lavoro e amico di tutta una vita
Gli Elfi


Il funerale si svolgerà lunedì 20 ottobre ore 15:30, parrocchia di San Biagio, via Prina  (elfo.org)

 
 
 

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO DA PARTE DI DANIELA

Post n°120 pubblicato il 17 Ottobre 2008 da erica_teatri
 
Tag: virus

CIAO A TUTTI, IL PC DI DANIELA E' GUASTO, ERGO NN PUO' SCRIVERE QUI E  RISPONDERE ALLE MAILS. pazienza, ci vuole! 

 
 
 

DA STASERA 'GOMORRA' AL TEATRO LEONARDO DI MILANO

Post n°119 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da erica_teatri
 

 
 
 

Ancora Notte sul Circo

Post n°118 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

ANCORA NOTTE SUL CIRCO

Testo di E. Ruggeri - Musica di M. Locasciulli



C'è una luna curiosa
Che gira attorno ai carrozzoni
Ed ascolta le vecchie canzoni
Sussurrate da un giovane clown

E' una notte gentile
Una notte che prende per mano
Che sorride perfino quel nano
Che non vedono ridere mai

Sta dormendo la donna
Del gitano che lancia i coltelli
Lui la guarda e le tocca i capelli
E le due cicatrici che ha

Sogna di già
La ragazza che vola nel cielo
Sta aspettando il suo amore straniero
Che non verrà

E' ancora notte sul circo
Appena dietro la città
Grande silenzio sopra il circo
La lunga carovana senza età

Oh! ma dove si va
Quando si va
Ritornerà
Quanto si sta

Restano qui
Tutti i sogni dei bambini stupiti
Ma i bambini non sono cambiati
Siamo noi che non siamo più noi

E si sposterà il circo
E lo porteranno via
Ma non si fermerà nel cerchio
La lunga carovana senza età

Oh! ma dove si va
E dove arriverà il circo domani
Dove si muove
Fermi, fermi che piove
Piano, piano col tempo
Fuori, fuori c'è vento

 
 
 

Il Piccolo Principe

Post n°117 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

Un libro può cambiare la vita?
Forse no, ma può dare un senso a molte cose.
Un libro può farti scoprire l'amicizia, il ricordo, la malinconia della lontananza.
Il mio amore, sì, AMORE per Saint Exupery ha radici lontane. Risalgono all'epoca dell'Università quando con la Prof Rosa Ghigo ho fatto un corso monografico sullo scrittore. Ho praticamente letto tutto, ogni cosa scritta da lui. L'ho amato, amato profondamente, mi ha fatto pensare, vedere le cose ed il mondo con occhi diversi, scoprire la poesia delle cose. Leggerlo nella sua lingua, poi, è essenziale. Le sue parole sono musica e, mi spiace, l'italiano non sa rendere bene l'effetto.
Tuttavia, riporto il passaggio meraviglioso del "piccolo Principe" nella nostra lingua, altrimenti come ci capiamo?
----------------------------
Da "IL PICCOLO PRINCIPE"
di Antoine de Saint-Exupery


In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, " sei molto carino…"
"Sono la volpe", disse la volpe.
" Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Non sei di queste parti, tu", disse la volpe" che cosa cerchi?"
" Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso!
Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
"No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…"
"E' possibile", disse la volpe "capita di tutto sulla terra…"
"Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
" Su un altro pianeta?"
" Sì"
" Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
" No"
" Questo mi interessa! E delle galline?"
" No"
" Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita,
sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in
fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
" Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
" In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
" Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
" Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
" E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io
mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
" E' vero", disse la volpe.
" Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
" E' certo", disse la volpe.
" Ma allora che ci guadagni?"
" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".
soggiunse:
" Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo".
"Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse.
" Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.
Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
" Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei
che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato
lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa" E ritornò dalla volpe.
" Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
" E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
" Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

 
 
 

Nel mio cuore, rimane la poesia di una vita.

Post n°116 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

*
*
*
...d'improvviso, d'improvviso sei stata
quel me
che avrei felicemente voluto,
il mio né ora né mai:
un fondo di riso
e di sere che mi è rimasto in cuore
d'altri, chissà di quale
persa felicità
o troppo sazia, e ora resti il dito
di vino ancora dentro il bicchiere
sulla tavola disertata.
(A. Bevilacqua)

 
 
 

Iniziamo da Gomorra!

Post n°115 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

Teatro LEONARDO di Milano|

14 ottobre - 9 novembre 08

Piccolo Teatro di Milano e Teatridithalia presentano

GOMORRA

di Roberto Saviano e Mario Gelardi
regia Mario Gelardi
con Ivan Castiglione, Francesco Di Leva, Giuseppe Gaudino, Giuseppe Miale di Mauro, Adriano Pantaleo
e con la partecipazione straordinaria di Ernesto Mahieux
scene di Roberto Crea
costumi di Roberta Nicodemo
musiche di Francesco Forni
immagini di Ciro Pellegrino
produzione Mercadante Teatro Stabile di Napoli
novità

uno spettacolo tratto dall'omonimo romanzo di Roberto Saviano (Arnoldo Mondadori Editore) e da un'idea di Ivan Castiglione e Mario Gelardi

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Gomorra a Milano. Il Piccolo Teatro di Milano e Teatridithalia si preparano ad accogliere, al Teatro Leonardo, dal 14 ottobre al 9 novembre, lo spettacolo teatrale, prodotto dal Teatro Mercadante di Napoli, ed elaborato, a quattro mani, da Roberto Saviano, autore del pluripremiato romanzo, e da Mario Gelardi, che ne cura anche la regia.

Gomorra significa tante cose. Gomorra è cronaca, anche recente: è di qualche mese fa la notizia della sentenza del Tribunale di Napoli che ha confermato la condanna all’ergastolo per i boss del clan dei Casalesi, le cui attività criminose proliferate a Napoli e allargatesi a macchia d’olio sul territorio nazionale e internazionale, sono drammaticamente al centro del racconto; è un libro: quattro milioni e mezzo di copie vendute da uno scrittore sotto scorta; ma è anche un film, con la regia di Matteo Garrone (vincitore del Gran Premio della Giuria al 61° Festival di Cannes); ed è teatro: un intreccio fortunatissimo di linguaggi ed eventi per ribadire un deciso atto di accusa contro la camorra.
Il caso editoriale dell’anno trova, insieme a quella cinematografica – ancor prima, dal momento che lo spettacolo teatrale precede la lavorazione del film – un’altra possibile declinazione, quella della scena. «E’ chiaro che il nostro scopo, spiega il regista, è di andare oltre il libro, di creare uno spettacolo assolutamente indipendente, con caratteristiche proprie ma che non tradisca le atmosfere così ben raccontate da Saviano. Nello spettacolo abbiamo creato una struttura che mettesse in contatto tutte le storie e che utilizzasse l’autore come un collante tra esse».


La riscrittura teatrale del testo letterario, iniziata ancor prima che il libro arrivasse alle stampe, ha permesso agli autori di lavorare su un materiale più ampio e quindi di elaborare un’analisi maggiormente estesa di alcuni personaggi. «Abbiamo scelto, continua Gelardi, e lo abbiamo fatto in base a quelle che erano per noi, le vite più ‘necessarie’ da raccontare. La scelta è andata su cinque di quei personaggi, Pasquale, Mariano, Pikachu, Kit Kat e lo Stakeholder. Scelta difficilissima, perché in questo modo abbiamo dovuto sacrificare storie bellissime, come quelle di Don Peppino Diana».

«Gomorra a teatro, conclude il regista, è come una sventagliata di Kalaschnikov, rapida, violenta, che si staglia su un vetro blindato facendo fori più grandi e fori più piccoli. Ma è anche il racconto di una città, immaginata dallo scenografo Roberto Crea, sempre in costruzione o sempre in decadenza, accompagnata dalla musica e dalle sonorità di Francesco Forni, una città in cui l’occhio dello scrittore Saviano si pone ad illuminare squarci di vita».

DALLA RASSEGNA STAMPA:
Nello spettacolo, recitato con un realismo impressionante da tutti gli attori, la parola arriva come una scazzottata, una botta di freddo seguita da un improvviso calore che ti porta a sudare. […] Saviano non è affascinato dai suoi nemici, non li rende epici, come ha fatto quasi interamente la letteratura di soggetto mafioso dal “Padrino” in poi. Se Totò Riina è capace di stare seduto due ore nella sua cella a contemplare la fiction che narra la giovinezza sua e di Provenzano, per contro mai nessun camorrista entrerà in teatro a vedere Gomorra senza desiderare di spaccare tutto.

Katia Ippaso, Liberazione
Gomorra diretto da Mario Gelardi, adattatore del testo insieme con l’autore Roberto Saviano, è uno spettacolo eccellente, vivo, vitale, appassionante, di quelli che ogni tanto riconciliano col medium. […] Cinque personaggi che interagiscono tra loro o che ogni tanto si confessano, magari solo per vantarsi, con l’alias di Saviano stesso […]. I ritratti sono consegnati, mediante un dialogo brillante, da sei attori in stato di grazia […] dentro una indovinata scenografia di Roberto Crea.

Masolino D’Amico, La stampa

tratto da www.elfo.org
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Ed in più:

Mercoledì 15 ottobre, MARIO GELARDI e IVAN CASTIGLIONE saranno ospiti in diretta a Zoe (Radio Popolare) dalle 11.30

Giovedì 16 ottobre ore 18.00, presso il Mondadori Multicenter Duomo, in occasione del ciclo "Gli incontri di Milano per lo spettacolo" Mario Gelardi e gli attori della compagnia incontrano il pubblico. Conduce l'incontro Antonio Calbi Direttore del Settore Spettacolo del Comune di Milano

 
 
 

Bella foto!

Post n°114 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

Ancora Ali nel suo numero dei nastri.....

 
 
 

Non mi sono dimenticata di lui!

Post n°113 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da Cesonia00
 
Foto di Cesonia00

Anche se sono un po' delusa da lui (ma solo per motivi personali e non per il suo lavoro) penso sia sempre un bellissimo giovane angelo. E sono e sarò sempre una sua grande ammiratrice.
Ali, per questo mese, sta lavorando al Circo di Mosca che sarà a Mantova da oggi fino al 20 ottobre.
Più tardi vi dirò dove andrà a finire per l'inverno...

Amico mio, non pensare io sia "balenga" se scrivo di Ali sul blog. Il fatto è che cotanta bellezza ed innocenza va mostrata al mondo....
So che vuoi restare anonimo ma io so che passi di qua ogni tanto e ti ringrazio infinitamente per la tua amicizia, perchè sei una persona bellissima, per la tua simpatia, per i tuoi insegnamenti, per i tuoi consigli,per le tue informazioni, perchè sei stato buon messaggero e perchè sei fortissimo. Però, ad essere sincera, sto ancora aspettando la foto di Natale..........
grazie!
Dani

 
 
 
 
 

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Un blog di: Cesonia00
Data di creazione: 19/04/2008
 

 

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GLI ELFI NELLA MITOLOGIA

I mitologi della scuola germanica sostengono che gli Elfi non siano altro che le raffigurazioni simboliche degli elementi naturali del fuoco, dell'aria, dell'acqua e della terra. Sembra che gli elfi siano in grado di trarre la loro essenza da questi quattro elementi (sidifferenziano morfologicamente secondo l'appartenenza ai quattro elementi naturali).Dal gran numero di racconti popolari sono stati narrati come esseri socialmente organizzati, considerati come un popolo vero e proprio che viveva e agiva grazie alle proprietà degli elementi naturali. Gli elfi sono amici del genere umano, di indole indipendente e molto fiera, tra le loro caratteristiche vi è quella di indossare una cintura magica che consentirebbe di diventare invisibile, oggetto di alto valore simbolico nelle credenze non solo popolari ma anche colte delle genti europee dell'antichità. La razza della luce per eccellenza, sono ottimi arcieri e buoni maghi.
 

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