Il Mio ElfoIl Mio Elfo è il mio mondo. Un mondo fatto di teatro, arte, musica e vita. Il mio mondo di attori, spettacoli, amici, bambini, viaggi e piccole avventure. IL mio Elfo è la mia grande passione, è IL TEATRO DELL'ELFO di Milano, il teatro del mio cuore. All'Elfo ho pianto, ho riso, mi son scordata preoccupazioni ed HO VISSUTO GRANDI EMOZIONI. All'ELFO ho conosciuto i miei più grandi amici, ho scoperto un mondo nuovo. All'Elfo dedico questo blog. Il mio primo ed unico blog. Cesonia. |
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IL TEATRO DELL'ELFO
FILASTROCCA DEL DIRITTO AL GIOCO Fammi giocare solo per gioco Senza nient'altro, solo per poco Senza capire, senza imparare Senza bisogno di socializzare Solo un bambino con altri bambini Senza gli adulti sempre vicini Senza progetto, senza giudizio Con una fine ma senza l'inizio Con una coda ma senza la testa Solo per finta, solo per festa Solo per fiamma che brucia per fuoco Fammi giocare per gioco (Bruno Tognolini) . Invito tutti a cercare su internet le bellissime filastrocche di Bruno Tognolini!!!!!!!!!! . Bruno Tognolini Nato a Cagliari nel 1951, abita dal 1975 a Bologna, dove ha avuto la sua formazione: dalla laurea al DAMS, alla lunga stagione del teatro "di base" (opere con G.Vacis, M.Paolini, M.Baliani). Il suo lavoro d'autore si divide tra i libri-romanzi - racconti e poesie per i bambini -, la televisione e i multimedia. Come autore multimediale realizza, tra altri titoli, il CD-rom Nirvana X-rom tratto dal film di Gabriele Salvatores. Per la TV è tra gli autori di L'albero azzurro e della Melevisione. Ha scritto la filastrocca iniziale e i testi italiani delle canzoni per il film di Enzo D'Alò, La gabbianella e il gatto. |
IL QUESTIONARIO... RISPONDE FERDINANDO BRUNI Il tratto principale del suo carattere? La qualità che preferisce in un uomo? E in una donna? Il suo principale difetto? Il suo sogno di felicità? Il suo rimpianto? L'ultima voolta che ha pianto? L'incontro che le ha cambiato la vita? Sogno ricorrente? Il giorno più felice della sua vita? La persona scomparsa che richiamerebbe in vita? La materia scolastica preferita? Città preferita? Il colore preferito? Il fiore preferito? Bevanda preferita? Piatto preferito? Il suo primo ricordo? Libro preferito di sempre? Libro preferito degli ultimi anni^ Autori preferiti in prosa? Cantante preferito? I suoi pittori preferiti? Attori preferiti? Se dovesse cambiare qualcosa nel suo fisico, che cosa cambierebbe? Personaggio pubblico più ammirato? Quel che detesta di più? Se potesse rinascere in chi o in che cosa si reincarnerebbe? Se non avesse fatto il mestiere che fa? Come vorrebbe morire? Stato d'animo? Il suo motto? (di Paolo Di Stefano, liberamente ispirato al famoso gioco di Marcel Proust, io donna 7.2.09) ...liberamente copiata dal blog ...MF e compagia bella!! |
IL mio romanzo preferito, il mio film preferito. Dare un senso all'amore, a quell'amore strano, irrazionale, irragionevole. Un romanzo sempre in bilico tra il coraggio e la paura, l' istinto ed il dovere, la passione e la solitudine. La ricerca per dare un senso al cuore, anche se il cuore un senso non ce l'ha. Questo insegna che nella vita non è possibile provare un trasporto così grande ed essere soli a sentirlo. Bisognerebbe essere pazzi. Ma non sempre siamo pazzi... Il romanzo è bellissimo, il film ancora di più. |
Pubblico questo link invitandovi a leggere la bella video intervista a Lorenzo Gleijeses registrata in occasione delle repliche milanesi di "Che Tragedia!" spettacolo a me molto caro. Un'intervista molto, molto interessante. |
UN CONSIGLIO: SE POTETE ANDATE VEDERE QUESTO BELLISSIMO SPETTACOLO DI UN CARO AMICO!!! IL SOLE DI CHI È?
durata: 50 minuti Il CIDIM (Comitato Nazionale Italiano Musica) ha commissionato alla compositrice Silvia Colasanti una nuova opera dedicata al mondo dell’infanzia. Il sole di chi è? trae ispirazione dalla fiaba teatrale Lucertole al sole dello scrittore Roberto Piumini. Un lucertolone ignorante e arrogante scaccia le piccole lucertole dal sole, con la pretesa di averlo tutto per sé. Le lucertole protestano e soffrono, consapevoli della loro debolezza. A nulla serve l’aiuto del rospo e del topo, sconfitti dal prepotente. Risolverà ogni cosa la gazza saggia, con un trucco astuto. Sul palco 5 attori/cantanti e una ensemble musicale formato da flauto, clarinetto, corno, violino, violoncello e percussioni renderanno questa fiaba, già ricca di azioni e sentimenti, ancora più accattivante. Silvia Colasanti Si è diplomata in pianoforte con Valentino Di Bella e in composizione con Luciano Pelosi e Gian Paolo Chiti al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Ha seguito, ottenendo il diploma di merito, il corso di perfezionamento in composizione dell’Accademia Musicale Chigiana, tenuto da Azio Corghi; con quest’ultimo si è perfezionata con il massimo dei voti presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, ricevendo dal Presidente della Repubblica il prestigioso Premio ‘Goffredo Petrassi’ quale miglior diplomata in composizione. Le opere di Silvia Colasanti sono pubblicate da Casa Ricordi (Milano). Roberto Piumini Nel 1978 esce il primo libro: “Il giovane che entrava nel palazzo.” Ne seguono altri, in progressione geometrica, con molti Editori: filastrocche, poesie, poemi, fiabe, racconti, romanzi, testi teatrali. Scrive testi di canzoni per piccoli e grandi, musicate da Giovanni Caviezel. Si separa. Incontra lettori e adulti in scuole, biblioteche e librerie. Collabora con Caviezel in spettacoli, incontri e libri musicali. Scrive testi di poesia su materiali di ricerca ed esperienza di bambini, ragazzi e adulti di varie località italiane. Legge proprie storie e poesie in libri con audiocassetta. Scrive testi per opere musicali di Sergio Liberovici, Andrea Basevi Gambarana, Pavle Merkù, Dimitri Nicolau, Mario Ruffini e altri musicisti. Francesco Frongia Regista e videomaker. Nato nel 1962, inizia la sua carriera nel 1988 dopo aver frequentato la Civica Scuola di Cinema di Milano. Dal 1992 collabora con Teatridithalia lavorando con Ferdinando Bruni e Elio De Capitani. Il teatro musicale è il settore che lo ha visto più impegnato: dall'incompiuto Die Hochzeit di Richard Wagner (1997) realizzato per il Comune di Milano, alla regia di Pollicino di Hans Werner Henze (1999), direttore Bruno del Bon con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, fino alla realizzazione di Chat opera di Francesco Antonioni (2002), che debutta al Piccolo Teatro di Milano con l'ensemble Sentieri Selvaggi e la direzione di Carlo Boccadoro e viene in seguito ospitato al Festival Settembre Musica di Torino. Musicamorfosi Non è un gruppo, ma un sistema relazionale aperto capace di tenere assieme teste pensanti e mani generose, idee sull’orlo, attrici, musicisti classici, jazz, pop, cantautori, videoartisti e creativi, emergenti e sommersi. Saul Beretta, musicista, autore, produttore, promotore e agitatore di insolite iniziative, è il suo inventore e direttore artistico. Musicamorfosi ha sviluppato un percorso di ricerca che ha condotto a un modello di format di spettacolo, nel quale linguaggi e forme della performance dal vivo – video, teatro e musica, classico e contemporaneo, jazz e musica etnica – si mescolano in un omogeneo e accattivante insieme espressivo, una scommessa culturale – capace di coinvolgere e appassionare artisti come Mario Brunello, Vinicio Capossela, Stefano Bollani, La Crus, Gianmaria Testa, Moni Ovadia, Giovanni Falzone, Mercanti di Liquore. Polimnia Ensemble “…una delle serate più piacevoli che ci sia capitato di ascoltare di recente. Si tratta di musicisti di prim’ordine”. Così si è espresso il critico di Repubblica dopo il debutto del Pol imnia Ensemble alle Settimane Internazionali di musica di insieme di Napoli. Il gruppo, fondato a Roma nel 1985 da Angela Chiofalo, si è imposto subito per una grande motivazione culturale che lo ha portato, grazie alla mobilità del suo organico, a riscoprire e ad eseguire un repertorio inedito e poco conosciuto con particolare riferimento all’ottocento strumentale italiano e russo. Il Polimnia Ensemble ha il suo attivo una cospicua produzione discografica Fra le più prestigiose collaborazioni si ricordano quelle con Milena Vukotic, Ninetto Davoli, Cecilia Gasdia e Josè Carreras e Giuseppe Manfridi. produzione artistica e esecutiva Musicamorfosi produzione CIDIM in collaborazione con Maggio Musicale Fiorentino Gazza/Canzonatrice: Raffaela Siniscalchi Gonzello: Marco Ravalli Lucia: Debora Mancini Luca: Luca Ciancia Luchino: Massimiliano Zanellati Teatro Camagni Via Colleoni 2/4 Baruccana di Seveso 7 febbraio ore 16.00 e 17.15 - domenica 8 febbraio ore 15.30 anterpima Info e Prenotazioni: tutti i giorni dalle 16.00 Alle 18.00 0362 503483 - 338 8561501 |
Post n°239 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da Cesonia00
. Quello che sei
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Post n°238 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da Cesonia00
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Post n°237 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da Cesonia00
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Tanto per ribadire il concetto: anche oggi una bella recensione. Breve ma intensa. L'ho trovata su "Metro" il quotidiano "metropolitano".
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Post n°233 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da Cesonia00
Ieri sera, alle 19.30 sono entrata in sala. Balconata, in alto in alto. Allo Strehler di Milano. Un’istituzione. Un’emozione.
L’attesa sotto le lucine illuminate, il grande albero tutto da abbracciare. La gente delle grandi occasioni ed io, che mi sentivo piccola piccola, un po’ tesa, un po’ sperduta al mio primo incontro con Latella. Antonio Latella, ne parlo quasi ogni giorno, ma non avevo mai assistito ad un suo spettacolo prima di ieri.. Latella così presente a me ed i miei più cari amici. Latella. E poi Rosario Tedesco, il caro Rosario che è stato presente personalmente anche su questo mio blog. E Giorgio Albertazzi, il maestro. La voce, la passione, la vita per il teatro. Ed un amico, il mio grande amico da salutare. Spaesata per l’attesa, per una scoperta imprevista che mi ha fatto voltare lo sguardo, insostenibile in quell’attimo. E tante emozioni. Tanta vita
Non sono capace di parlare dello spettacolo, sto cercando di capirlo. Ed ho anche sbagliato tutto. Sono entrata inconsapevole delle scelte di regia, del taglio. Avevo solo i miei ricordi di università. Degli esami di letteratura angloamericana con Sanpietro, genio di immensa cultura e di splendida umanità.. Posso solo dare delle impressioni, dunque, con il cuore che ancora ha i battiti accelerati.
Vivere uno spettacolo di questa entità da lontano, dall’alto è un’esperienza strana. Hai la visione d’insieme bellissima, ampia. Ma non vedi i volti, le espressioni, i dettagli. Questo toglie, toglie tantissimo. Io l’attore lo devo guardare in faccia, negli occhi devo leggere la passione. La visione ampia però fa apprezzare le dinamiche, i movimenti. Vedi tutto, tutto quello che succede… Non sapevo nulla, dicevo, se non quello che avevo letto, nemmeno in italiano. Un testo difficile, ma appassionato. Quello che ricordavo così bene era l’ossessione di Achab, il capitano, l’urgenza, i fantasmi, la rabbia. E la fisicità dei balenieri, e la dolcezza di Ismaele, superstite che racconta. E movimento, forza fisica, irruenza. Lo so, c’è tutto il discorso della ricerca, del bene e del male, dell’arrivo a Dio. Della rassegnazione alla morte. Il mio amico, in seguito, mi ha fatto capire che Antonio Latella ha cercato questo. Achab è morto e cerca Dio, si avvicina a Dio. Trova Dio. Una rassegnazione ad una vita di fantasmi.
Che bravi gli attori, che difficili movimenti, su quei ponteggi che rendevano difficile camminare, sul filo, come dico sempre io. Danzavano sul filo. Ed il tuffo nell’acqua, il ripescaggio del compagno impazzito, o forse solo più saggio, dopo aver vissuto il mistero. Ed il canto corale, ed il canto assolo del marinaio di colore, bravissimo attore. Ed i costumi neri, evocativi dei primi Padri Pellegrini, primi puritani sbarcati in America sulla mayflower. E le luci, livide, poi calde, poi accecanti. Ed Ismaele, meraviglioso, coinvolgente, limpido. Il silenzio, totale, assoluto, quando entra Giorgio Albertazzi. Che voce, che poesia! Occorre sporgersi sulla poltroncina per sentirlo profondamente, i sensi tutti tesi verso di lui. L’incipit della Divina Commedia, il Monologo dell’Amleto. La vita, la morte, l’inferno, il dolore, la rassegnazione. L’indecisione tra il fare ed il non fare, tra il dire ed il non dire, tra la vita e la non vita. Tra le catene e la libertà dei sogni. Chi non si identifica in questo, chi non vive la sua vita di dubbi ?…il pubblico era incantato, silenzioso. Sono felice di questa serata, intensa, emozionante, con i nervi a pelle per la tensione. Sono felice di aver conosciuto Rosario che ringrazio per la sua simpatia, gentilezza, disponibilità ed infinita bravura. Sono felice di aver stretto la mano agli altri attori, bravissimi ed intensi. Sono felice di avere incontrato Paolo, il mio Paolo Pierobon che era altrove ma che ho incrociato approfittandone per abbracciarlo e fargli i complimenti per il bellissimo premio vinto l’altro ieri.
Sono molto felice di aver potuto salutare il mio caro amico che oggi è tornato a casa. Lui sa il bene che gli voglio. Lui sa che bello è per me stare con lui, parlare con lui. Mi sta insegnando e dando tantissimo, prima di tutto con i suoi abbracci che fanno stare bene, e poi con le sue parole. Sapere che c’è ancora qualcuno capace di VIVERE la sua vita con passione, con il cuore. Sa essere così intenso da contagiare chi sta al suo fianco. Sa volere bene agli amici, sa dedicare il suo tempo. Grazie per questi giorni e per le scoperte che sto vivendo grazie della tua amicizia che spero sia per sempre. Dani.
Teatro Strehler |
Post n°231 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da Cesonia00
Capitano delle cose, a volte, che proprio non ti aspetti. E vivi delle giornate che sembrano irreali, tanto sono diverse, complete, bellissime. Capita raramente, dipende dall’atmosfera, da chi ti circonda e sta con te, da quello che vedi intorno a te. E se lo sfondo è il Teatro dell’Elfo, se l’oggetto è Romeo e Giulietta, e se i soggetti siamo io e delle persone speciali e care, ecco, tutto diventa semplice, spontaneo,chiaro, naturale, magico. E ti senti vivere, VIVERE, senza perdere un attimo, un solo momento bellissimo.
Romeo e Giulietta. Romeo e la sua Giulietta. Ferdinando Bruni come regista della tragedia dell’amore, dell’onore, della passione totale, pura, indifesa e vulnerabile. Della crudeltà dell’odio, della freschezza e della giovinezza degli amanti, separati, lontani, persi. Ferdinando che vive, respira in tutto: negli attori, nei dialoghi della sua traduzione, nei suoi costumi, nelle luci, nelle espressioni, nello spazio riempito dagli attori. Lo riconosco Ferdinando, lo respiro in tutta l’opera. Lo sento nei dialoghi d’amore e di guerra. Lo ritrovo, come in un eco, nel suo Edoardo II, così ugualmente appassionato. Ritrovo la fedeltà al testo scritto, mischiata ad attimi di allegra modernità; penso al bellissimo momento del ballo in maschera, o all’irriverenza spavalda di Mercuzio (fantastico Edoardo Ribatto). Penso alla fresca modernità di Giulietta (Federica Castellini). Forte e temeraria Giulietta. Tenera Giulietta, Coraggiosa nelle sue richieste e nel suo esprimere l’amore a Romeo. Nel suo lottare per l’amore, contro il padre, la madre, la morte: una Giulietta che non si spaventa, ma l’accoglie con tutta se’stessa. E Romeo (Nicola Russo), un ragazzo bello, giovane, appassionato, un giovane uomo irruento ed assoluto nei suoi sentimenti, nella sua passione. Un attimo, un solo istante ed è perduto d’amore per la sua nemica.
Inutile raccontare la trama, meglio vivere di sensazioni, quelle che mi sono rimaste addosso. Quelle che dovrò approfondire rivedendo presto lo spettacolo. Prima fra tutte la scena d’amore fisico tra i due amanti, svelata appena dalla leggera tenda, liberata nel tenero abbraccio d’amore. Bellissima, intensa. Mi ha inchiodata alla poltrona, ed avrei voluto qualsiasi cosa in quel momento. Ed anche l’incontro dei due ragazzi: l’innamoramento improvviso, totale, lo scambio di parole d’amore dolci ed assolute. Poi la scena della morte del bravo Paride (Silvio Laviano). Emozionante. Paride è un bellissimo personaggio, un po’ evanescente all’inizio nelle sue veloci apparizioni ma che si rivela pienamente nel sepolcro. Emozionante, la sorpresa e l’orrore di veder la sua Giulietta morta. E le sue parole, bellissimo, vero, da lacrima, da lacrima. La balia. La balia è Ida Marinelli, la dolcissima e meravigliosa Ida Marinelli. Una balia che ci fa ridere di gusto, diretta, irriverente, logorroica, affettuosa, materna. E che ci fa piangere. La scoperta del cadavere di Giulietta, l’urlo straziante. Raggela. Mani fredde, piedi freddi, cappotto sulle gambe stretto con forza. Una lacrima nascosta per non mostrarla al mio vicino di poltrona. E Frate Lorenzo (Luca Toracca), così umano, un uomo che oltreché essere frate ha sicuramente vissuto, vissuto l’amore e quindi comprende, senza mai giudicare chi ama così tanto e paternamente aiuta i due amanti come sa, come può, diventando mano inconsapevole della loro morte. La balia ed il frate, padre e madre simbolicamente ed affettivamente contrapposti ai veri genitori di Giulietta. Genitori naturali ma freddi, misurati, dignitosi e, come spesso accade, conformisti. Guai a chi si ribella, disonore sulla famiglia. Vie e percorsi già previsti, decisioni prese senza sentimento. Ancora la ragione che si oppone all’istinto ed alla naturalezza dei sentimenti. Ancora le convenzioni e l’onore che uccidono la spontaneità degli affetti. Valeva allora, vale oggi. La voglia disperata di vita, la purezza ed istintività dei sentimenti scandalizza e crea malumori diffusi, invidia e rabbia.
Così, nel gelo della tomba di famiglia, nel buio della notte, insieme ai resti degli avi, si consuma la tragedia di Romeo e Giulietta e Paride. Si ama, si muore, si riuniscono le famiglie. Come se solo un atto estremo e definitivo – la morte – possa placare gli animi. L’accordo nel dolore, che finalmente riesce a sopraffare i desolati ed increduli genitori. Sono bravissimi tutti, ma proprio TUTTI i generosi ed appassionati attori.
Un bello spettacolo per me e per l’intero pubblico che ha applaudito tantissimo. Ed è stato molto bello osservare i numerosi giovani in sala, ragazzi e ragazze delle scuole che hanno seguito senza fiatare, rapiti, a dispetto della giovane età che porta naturalmente alla distrazione.
Io ho sofferto, come sempre. Ed ho ricordato “Blasted”, come sempre. senza cercare il Soldato, questa volta. E poi ero distratta, molto distratta dal mio vicino di poltrona! Dal mio compagno di spettacolo. Che ad un certo punto ha borbottato la scena madre, tra se’ e se’ e mi ha fatto sorridere.
Quello che è successo dopo non voglio raccontarlo. E’stata una bellissima serata, insieme ad amici carissimi. Ho conosciuto due persone fantastiche, Tommaso e la sua dolcissima compagna. Ho finalmente passato del bel tempo con Silvio, una bellissima persona, un amico. Ho rafforzato un’amicizia forte forte con una persona a me tanto tanto cara. E ne sono felice. Quindi grazie, grazie, grazie. Ancora una volta Grazie.
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Ho moltissime cose da raccontare. Sono stati giorni di teatro, giorni di amicizia, giorni di bei sentimenti visti e vissuti. L'altro ieri ho finalmente vissuto il Romeo e Giulietta dell'Elfo. e questa sera è la volta del Moby Dick di Latella al Piccolo. Oggi non ho il tempo materiale per parlarne, ma sto cercando di conservare intatta l'emozione e tutte le sensazioni che ho provato e sto provando per raccontare. Lo farò domani, sicuramente. oggi voglio solo dire che sono felice. Per tanti motivi, primo tra tutti la grande amicizia ed il grande affetto che mi lega agli elfi, ai nuovi amici conosciuti, ed al mio amico grande. Vi voglio bene. Dani. |
…come migliore attore non protagonista per il suo Anna Karenina. E noi siamo tutti felici, felici perché Paolo è un grande, il più grande, il mio Ian di Blasted, il primo responsabile e “colpevole” della mia rinata passione teatrale. Lui mi ha fatto ritornare la voglia di essere assidua spettatrice, lui ha riacceso la passione. Tutto il resto è arrivato dopo. Lui mi ha fatto entrare in una libreria e comprare “come l’Ombra” di Marina Spada. Lui mi ha fatto corrompere Erica per avere in regalo il dvd di “Fame Chimica”. Ed ancora prima di vedere il film mi ero già consumata la famosa e bellissima “scena tagliata”. Lui mi ha fatto guardare Camera Cafè nella speranza di una sua partecipazione….Lui mi ha accolto festosamente ed affettuosamente. Paolo ha fatto il miracolo di farmi rivedere Blasted la seconda volta, con tutto quello che ne è seguito e che sta facendo di me una persona migliore, viva e felice. Devo ringraziare Paolo per tutto questo. Lui che è un bravissimo attore, così bravo da vincere il Premio UBU. So che i suoi amici gli faranno festa. Io questa sera sono qua, al pc. Non sono con voi alla premiazione. Ancora una volta devo accontentarmi di partecipare con il mio cuore. So che sarà una bellissima serata, so che gli amici sono persone meravigliose e che sapranno trasmettergli tutto l’affetto e l’amore che proviamo per lui!!! E come dicevamo ieri: Yes, we can!, yes, you can!!!!! Paolo, te lo meriti così tanto! Sono felice Daniela. |
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Repubblica — 24 gennaio 2009 pagina 13 sezione: MILANO
Da martedì, al Piccolo, gran finale: «Ci vengo con entusiasmo, dopo un anno e mezzo di tournée, ed è giusto che l' avventura di Moby Dick finisca li. Volevo chiuderla prima, ma quando mi hanno detto che c' erano le date milanesi l' ho prolungata apposta. E faremo il record di presenze, come 4 anni fa era successo con le Memorie di Adriano». è un Achab indomito e in piena navigazione, quello di Giorgio Albertazzi che a 84 anni, nella teatralizzazione di Melville firmata da Antonio Latella, rappresenta le ossessioni e la morte del Grande Baleniere sconfitto dal suo incubo bianco, lasciando il testimone della vita recitando l' Essere o non essere di Amleto. «Albertazzi è meno acciaccato di Achab, anzi a Milano penso di farlo meno zoppo del solito, nonostante la gamba strappata dalla balena». Com' è cambiato, lo spettacolo, nella lunga tournée che dalla prima del 2007 a Spoleto ha girato l' Italia passando per Parigi? «Il cambiamento più evidente è che Ismaele non è più Marco Foschi, il giovane attore che indico quando mi chiedono chi consideri un possibile erede. Dopo un incidente di Marco l' anno scorso in tournée, Ismaele è Rosario Tedesco, che prima faceva Flask, uno dei balenieri. Con la sua parte precedente tagliata, circa 25 minuti, lo spettacolo è più asciutto e vivace. Nonostante l' assenza del carisma di Marco, che comunque nel frattempo sta facendo cinema». Però è il suo Achab, a detta di tutti, il centro dello spettacolo. «L' idea è venuta a Latella, lui ha questo gruppo di ragazzi che fanno un teatro molto fisico, prima della rappresentazione saltano, ballano, fanno ginnastica. Poi arrivo io, vecchio e con due bastoni. All' inizio ero perplesso, non c' era neanche una donna, se si esclude la balena che tutt' al più, in metafora, può essere una femme fatale. Io poi odio navigare e nel caso tifo per la balena. Invece si è rivelato molto stimolante, questo capitano blindato nella sua cabina, che in mezzo ai libri diventa filosofo, recita Amleto, l' Ulisse di Dante e pensa alla morte». Si dice che lei scriva poesie sulla morte da quando aveva 15 anni... «è vero, ma è cambiato il tono. Da un' idea della morte bella, un po' come Lorca giovane pensava alla propria (che invece poi è stata terribile per mano dei franchisti) a quella di un tuffo in un vuoto inconcepibile. Ma la mia vita è talmente tumultuosa che come Achab non concepisco di restare a Nantucket aspettando la morte. Con Fo faremo una seconda serie sulla storia del teatro in tv. Poi due film di cui non dirò nulla. E dopo Moby Dick in due mesi monteremo un Edipo a Colono per Siracusa. Sto anche scrivendo un libro per Mondadori. Volevano il secondo volume di autobiografia, invece sarà una biografia: Vita di G. dopo i 50 anni. In terza persona. Come fa a tenere questo ritmo? «Potrei dire che mi diverto ma non è esatto, è più giusto dire che non saprei che altro fare. Sono nato guerriero, anche se non guerrafondaio. Le sue liti però sono state epiche. Non sarà che ora le mancano avversari? «L' ho scritto in una poesia, "Brando è morto, Marcello anche, Vittorio pure...". Mi mancano sì, molto, anche se è ingiusto dire che non ci sono più interlocutori. Ma era un bel gioco a tre, con Gassmann e Carmelo Bene: la chiamavano la lotta per la corona» E Strehler non lo nomina, ora che porta Moby Dick al Teatro Strehler? «C' era un rapporto particolare tra noi, di sicuro era geloso di me per via di una persona che entrambi abbiamo frequentato. Poi mi hanno detto che pensava che non lo capissi. Stranamente lo stesso, secondo la sorella, pensava Carmelo Bene...» Con Strehler c' era anche avversità politica: le diede del fascista in tv. «Politica per lui, non per me. Gli scrissi per proporgli di dirigerci a vicenda in teatro. Non mi rispose mai. Ma chissà che una sera il suo fantasma compaia sul palco. Ho il sogno di fare un Amleto coi fantasmi delle persone della mia vita». Al Piccolo Teatro Strehler che pubblico si aspetta? «Speciale, come sempre. Io teatralmente sono milanese, la mia compagnia con Proclemer è nata qui, al Nuovo e all' Odeon, anche se stavamo a Roma. Il Piccolo ha innestato l' impegno nella cultura teatrale milanese, anche se non è che prima fosse solo brillante. Non vanno confusi impegno e seriosità: fare teatro è sempre come danzare invece di camminare. Anche quando Achab ha una gamba di legno e pensa alla morte» . - MAURIZIO BONO