Amelie

Persepolis, tra individuale e collettivo


Varrebbe la pena di leggere Persepolis solo considerando che si tratta del primo fumetto iraniano mai pubblicato.Storia, tenerezza, ironia, denuncia. Chi si aspettava di trovare così tante sfaccettature in un fumetto all'apparenza tanto semplice. Sì, perché provando a sfogliare Persepolis, scoprirete un disegno piuttosto approssimativo; alla stregua di Maus, il capolavoro sulle tragedie dell'olocausto, il tratto è stilizzato, quasi naif. E in comune con Maus c'è anche la volontà di raccontare sia una storia personale, che quella di un intero paese. Individuale e collettivo si mescolano in un'opera che merita a pieno le cinque stellette. Persepolis è prima di tutto un fumetto sull'Iran, è una testimonianza storica che ripercorre le tappe principali di questo paese: la rivoluzione islamica, l'instaurazione della dittatura, la guerra con l'Iraq. La Satrapi mostra situazioni agghiaccianti della politica del paese: un esempio su tutti i ragazzi che vengono assoldati per la guerra e a cui viene consegnata una simbolica chiave per accedere al paradiso. I martiri sono gli eroi del paese e l'esaltazione del martire viene inculcata ai ragazzini nelle scuole, nella loro più giovane età.La piccola Marjane cresce in una famiglia dalle idee liberali, studia in una scuola francese e spesso parla con un Dio che un poco assomiglia a Marx e le cui parole confortano, rassicurano come un caldo abbraccio. Ma l'uccisione dello zio Anush per via delle sue idee rivoluzionarie, porta Marjane a un così grande sconforto da cacciare Dio dalla propria stanza. E allora non c'è più un nido, ma tanto vuoto e solitudine. L'inizio della guerra tra Iran e Iraq porta i genitori alla decisione di far trasferire la figlia in un luogo più sicuro; Marjane si trasferisce così in Austria. Un paese così diverso dal suo, i pregiudizi della gente le procureranno disagio e una forte crisi esistenziale. E a niente servirà il ritorno in patria: il mal di vivere persiste, persiste il senso di estraneità sia verso un occidente in cui si sente straniera, sia verso un paese natio la cui politica appare ormai assurda. Marjane non sa vivere in uno stato che ti controlla, che ti opprime, che ti censura. Ma non sa vivere neanche in un paese che non sente come il suo e che vede nell'Iran il "male assoluto". Persepolis non è quindi esclusivamente testimonianza storica, ma è anche una storia di formazione, la storia di una ragazza che cerca un suo equilibrio interiore, una propria identità.Marjane Satrapi è nata nel 1969 in Iran, ha vissuto a Teheran e si è poi trasferita in Europa. La sua opera più conosciuta, Persepolis, è un fumetto autobiografico che descrive la vita dell'autrice dai primi anni, quelli dell'infanzia, fino all'età adulta. L'opera è preceduta da una breve introduzione che descrive a grandi linee la storia dell'Iran.Il fumetto della Satrapi è una testimonianza preziosa di chi il fondamentalismo lo ha vissuto in prima persona, di chi si è sentito oppresso, imbavagliato da uno stato dittatore. Marjane ci prende per mano e con uno sguardo acuto e un'irresistibile ironia ci racconta di manifestazioni represse, di oppositori torturati, dell'assurda imposizione del velo. Persepolis rappresenta quindi una lucida denuncia delle brutalità dello stato iraniano accompagnata però dal desiderio di raccontare un Iran che non è solo "male", che non è solo fanatismo religioso. Questo fumetto grida all'occidente la necessità di non ridurre il mondo in un dualismo tra buoni e cattivi, grida all'occidente una storia di persone che per la libertà hanno lottato e che nel tentativo di ottenere una società più giusta hanno subito torture o hanno perso la vita.