Nuovo PSI

RINNOVAMENTO SOCIALE E QUADRO POLITICO


ISOLAMENTO SOCIALE  E CULTURALE DEL SUD ITALIAFra i tanti mali che possono affliggere   il  Sud  già  scarsamente sviluppato economicamente,l’isolamento  sociale  e  culturale certamente rappresenta quello peggiore, forse il più controproducente  e dissonante. E’ questo infatti un fenomeno cancrenoso  la cui esistenza giammai permette all’ambiente di uscire dal mortificante “impasse” in cui versa. Ma quando, come e dove nasce questo isolamento?  E’ da tre quarti di secolo che ci sentiamo dire (e chi non lo ha sentito almeno una volta ? )che noi meridionali non abbiamo spirito cooperativistico, che siamo  soliti  isolar ci, che siamo  introversi,  pessimisti, che abbiamo paura della vita e del cambiamento. In buona parte è vero, dobbiamo riconoscere, infatti che la polverizzazione sociale dovuta alla sopravvivenza, nonché allo sforzo di alcuni ( e vediamo poi chi) di tenere in vita uno spirito feudale. E’ questa dunque la causa che rende noi poveri diavoli del Sud tanto diversi dai settentrionali? o forse dobbiamo dire che esistono cause ben più serie? E se si, donde dipende questa sopravvivenza? Forse perché Cristo si è veramente fermato ad Eboli? O forse perché tutti la pensano come quei dannati cianciatori che hanno voluto spiegare il ritardo economico sociale del Sud, adducendo quale motivo cause etnografiche ed atropo-geografiche, secondo le quali, per le prime, in quanto possono influire perché la razza meridionale sarebbe incapace di procurare certi vantaggi economici, morali e spirituali; per le seconde, poiché  dal momento che la geografia  fa  la storia, quindi clima e temperatura influirebbero la storia delle genti,e di conseguenza la tesi erronea che i meridionali sarebbero meno intelligenti e fattivi. Riconosciamo, abbiamo detto,  che  in tutto  il  meridione, è in atto la polverizzazione sociale;   affermiamo   inoltre   che l’unica solidarietà  si  è  ridotta alla prima CELLULA FONDAMENTALE: la famiglia, che fuori di essa regna un   individualismo   caotico, un tanto dura quanto amara lotta di tutti contro tutti, una continua e strenua difesa del bene comune contro la massa dei nullatenenti. Tantissimi giovani che emigrano, tanti operai agricoli in cerca di lavoro, decine e decine di migliaia di maestri in affannosa ricerca di qualche raccomandazione per concorsi, tantissimi laureati ( un buon 75 % di lettere e giurisprudenza) a caccia di un posto statale. L’individualismo esacerbato che contribuisce innegabilmente al fallimento cooperativistico in ogni campo; la non facile comunicazione fra classi, strati e caste; la paura di perdere quello che si è accumulato dopo tanti anni di sofferenze; lo sforzo costante ed abbandonare i gradi più umili della società rurale, infine l’astio perenne verso chi ha fatto perdere qualche cosa.                                                        Da: "RIFLETTERE"                                                       AUTORE: ALESSANDRO SPLENDORE                                                        Roma, Marzo 1982 N°5PS: A distanza di 6 lustri la sistuazione meridionale non è cambiata. IL TEMPO SI E' FERMATO.