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Memorie di una Geisha di Arthur Golden


Circondate da un'aura di mistero, le geishe hanno sempre esercitato sugli occidentali un'attrazione quasi irresistibile. Ma chi sono in realtà queste donne? A tutte le domande che queste figure leggendarie suscitano, Arthur Golden ha risposto con un romanzo, profondamente documentato, che conserva tutta l'immediatezza e l'emozione di una storia vera. Che cosa significa essere una geisha lo apprendiamo così dalla voce di Sayuri che ci racconta la sua storia: l'infanzia, il rapimento, l'addestramento, la disciplina e tutte le vicende che, sullo sfondo del Giappone del '900, l'hanno condotta a diventare la geisha più famosa e ricercata. La parola alle "dirette interessate".....Parlando di "Memoirs of a Geisha", Arthur Golden cerca di trasmettere un inafferrabile concetto: "Ci sono due miti a proposito delle geisha. Uno è che le geisha sono delle prostitute. Questo mito è sbagliato. L'altro è che le geisha non sono delle prostitute. Anche questo mito è sbagliato".Ma la geisha alla cui vicenda egli si è ispirato, Iwasaki Mineko, non è d'accordo con la visione di Golden e proclama la sua indignazione per il tradimento dello scrittore. Tradimento nei suoi confronti, tradimento nei confronti di Gion, uno dei quartieri delle geisha di Kyoto e il mondo in cui si muove la protagonista del romanzo.Il romanzo, pubblicato nel 1997 e tradotto finora in 32 lingue, ha venduto quattro milioni di copie solo in inglese ed è stato nella lista dei bestseller del New York Times per 58 settimane. La reazione della Iwasaki arriva con tre anni di ritardo, perché ella non conosce l'inglese e ha potuto leggere il libro solo dopo che, nel novembre 2000, è stato finalmente tradotto in giapponese. In un'intervista dice: "Golden ha preso la storia della mia vita, l'ha romanzata con le sue fantasie, ha aggiunto falsità. Il libro parla solo di sesso. Chiunque legga il libro pensa che sia basato sulle mie esperienze. E se questo è vero, allora io sono una prostituta". La Iwasaki ha chiesto come risarcimento ad Arthur Golden e alla sua casa editrice, la Random House di New York, una cifra pari a 20 miliardi di lire. Otto pagine di denuncia sono state depositate presso la Corte Federale di Manhattan. La Random House dice che Mineko non ha merito. Staremo a vedere.Un'operazione di ventriloquismo. Bizzarra definizione per un romanzo. Ma efficace. L'ha coniata Kakutani Michiko, la famosa critica letteraria del New York Times. La sfida dell'autore sta nel fingere che sia una vera geisha a scrivere la propria autobiografia, mentre egli compone una storia di pura invenzione e, tuttavia, molto verosimile. Risultato non facile per un americano quarantenne, da sempre immerso nella cultura occidentale.Nel prologo, Golden fa credere che Sayuri esista veramente, ma poi nei ringraziamenti posti a conclusione del libro smentisce se stesso, dichiarando che il personaggio di Sayuri e la sua vita sono completamente inventati, anche se il racconto dell'esistenza quotidiana di una geisha negli anni '30 e '40, con i relativi eventi storici, ha basi reali.La Iwasaki, che ha lavorato come geisha dal 1965 al 1980, l'ha accolto nella sua casa di Kyoto e ha risposto alle sue domande sulle regole e i riti della vita di una geisha. Golden non è proprio uno qualsiasi. Dopo la laurea in Storia dell'arte a Harvard, si è specializzato nell'arte giapponese e ha poi conseguito un master in Storia del Giappone alla Columbia University. Ha lavorato anche per un certo periodo a Tokyo.Quando stava già scrivendo il suo libro, un amico gli ha presentato la Iwasaki, che gli ha dato subito fiducia, non essendo un giornalista interessato a fatti riguardanti i suoi clienti e la sua vita privata.La riuscita del romanzo sta nell'aver svelato agli occidentali un mondo sconosciuto, attraverso una trama intrigante e una protagonista che è tanto affascinante da farci dimenticare che non è reale.Nel 1929 Chiyo ha 9 anni e trascorre l'infanzia in un piccolo villaggio di pescatori. La madre sta per morire, il padre è anziano. Tanaka, ricco commerciante di un paese vicino, li convince a cedergli Chiyo e la sorella maggiore per adottarle. In realtà le porta a Kyoto e le vende: la piccola, più graziosa, andrà a vivere in un okiya di Gion; la grande, più goffa, finirà in un jorouya, un bordello.Per Chiyo inizia un'esistenza di angherie e soprusi, dovuta soprattutto alla rivalità con la geisha Hatsumomo che la prende in antipatia, anche se le viene concesso di frequentare la scuola dove le future geisha imparano le arti per intrattenere e compiacere gli uomini.Dopo un tentativo di fuga viene retrocessa a serva. Per trovare scampo a un triste destino dovrà aspettare l'intervento di Mameha, geisha esperta e generosa ma soprattutto rivale di Hatsumomo, che la prenderà sotto la sua protezione. Chiyo, grazie a lei, diventerà una geisha molto famosa, col nome di Sayuri, e verrà infine adottata dalla madre che gestisce l'okiya, in modo da poterle succedere.La storia del tirocinio svela i segreti di un microcosmo fondato su una rigida organizzazione, rivalità sanguinose, competitività sfrenate e un senso degli affari esasperato. Basti dire che il "mizu age", ossia la perdita della verginità di ogni futura geisha è un evento importante soprattutto sul piano finanziario, poiché fra i pretendenti alla deflorazione si apre un'asta a beneficio dell'okiya, rito di passaggio che, di romantico, non ha proprio nulla.Sebbene Bungei Shunju, l'editore giapponese, si dica soddisfatto, "Sayuri" - così si chiama in Giappone il libro di Golden - non è stato un bestseller e non ha dato origine a nessun dibattito sul fenomeno "geisha".Pochi hanno letto interamente il romanzo. Il motivo è che un occidentale che scrive su un argomento così tipicamente giapponese sembra poco interessante per un lettore giapponese. Inoltre, molti giapponesi pensano che gli occidentali puntino troppo sul lato trasgressivo, piuttosto che su quello culturale.Per giunta, c'è poca fiducia sull'autenticità di uno scritto di uno straniero su un mondo tanto chiuso, soprattutto agli stranieri. C'è un po' di fastidio nel vedere la propria cultura spiegata da un estraneo.La traduttrice, Hagino Hiroko, pensa che questo libro attinga all'immagine stereotipata che gli americani hanno già del Giappone, è "come gli americani vorrebbero il Giappone". E' anche vero, però, che questo libro non era stato pensato per i giapponesi.Il libro sembra tanto credibile che la gente dimentica che sia un romanzo. Probabilmente la maggior parte degli occidentali, pur non avendo le basi per poter giudicare la sua esattezza, ha accettato il libro come una perfetta ricostruzione storica. Negli Stati Uniti, il libro è stato elogiato per la sua autenticità.Lesley Downer afferma: "Penso che la gente dimentichi che quel libro è un romanzo. Uno splendido romanzo, ma scritto da un occidentale per un pubblico di lettori occidentali".Golden comunque ha speso nove anni per dare credibilità al suo romanzo. Sembra strano, però, che dopo uno studio così approfondito, abbia lasciato nel romanzo errori grossolani. Così come è strano che la voce più importante contro il libro sia proprio quella della persona che l'autore ha citato come ispiratrice.Secondo Mineko, Golden ha commesso parecchi errori e ha dato troppo risalto al ruolo del sesso nel mondo delle geisha.Per quanto riguarda le inesattezze, una geisha non si abbasserebbe mai ad allacciare le scarpe a un cliente, dettaglio che travisa il ruolo di quella che veniva considerata un'artista; la descrizione dell'organizzazione della casa per geisha è sbagliata; è stato frainteso il sorriso dipinto del tradizionale teatro nou, etc.Per quanto riguarda il riferimento alla sessualità, "il tema del libro è: le donne che vendono il proprio corpo. Non è per niente così. Le geiko - così si chiamano le geisha a Kyoto, ndr - si preparano così come fanno gli uomini d'affari. I clienti vengono per la loro bellezza, per la loro arte, per la loro conversazione".Secondo Golden, si tratta di piccole inesattezze e, per quanto riguarda il sesso, la rabbia della donna deriva dal fatto che, più ci si avvicina alla verità, più la propria posizione diventa scomoda. Comunque, continua l'autore, "non è un racconto piccante, in esso c'è veramente poco sesso".Era parte della sua occupazione fornire prestazioni sessuali? A una domanda così diretta, Golden non può che rispondere: "Senza dubbio!". La Iwasaki spiega che la risposta non è così semplice: Poteva esserci qualche coinvolgimento di tipo sessuale, ma era soltanto una piccola parte dei nostri servigi, non la base del nostro lavoro. Ovviamente, ci sono ragazze che sono più disposte a concedersi per denaro. Ciò accade in ogni campo. Ma non riguarda la maggioranza. Io non ho mai venduto il mio corpo. Nessun cliente mi ha mai toccato. Chi legge il libro, pensa che sia basato sulla mia esperienza. E se è così, io sembro una prostituta. Quando la Iwasai parla del suo caso personale perché non crederle? E' arrabbiata per il fatto che Golden ha usato il suo nome per pubblicizzare il proprio romanzo, la cui protagonista dimostra ben altre attitudini verso il sesso. Ma lo stesso autore, in una intervista, ha detto di non essersi ispirato a Mineko per il personaggio di Sayuri e ha spiegato meglio il suo punto di vista: Le geisha sono prostitute? Da quando ho cominciato a lavorare sul libro, questa è sempre stata la prima domanda che mi veniva rivolta. La risposta è complessa. Le cosiddette "onsen geisha" sono certamente delle prostitute. Ma come faccio dire a Sayuri nel romanzo, dovete guardare a come suonano lo shamisen, a quanto sanno della cerimonia del tè, prima di poter decidere se hanno il diritto di chiamarsi geisha. Tuttavia, anche nelle grandi città, un po' di prostituzione esiste. Ad esempio, il mizu age. Fino agli anni '40 veniva praticato su ragazzine di tredici o quattordici anni e comunque non maggiorenni. Questa è prostituzione, prostituzione minorile. Quindi non possiamo dire che le geisha non fossero prostitute. Comunque, dopo il mizu age, una geisha di classe non si sarebbe resa disponibile con facilità. Tuttavia, sarebbe un fallimento come geisha se non avesse un uomo che pagasse le sue spese. In cambio del suo aiuto, ella sarà sessualmente a sua disposizione, in modo esclusivo. Questa è prostituzione? Non come la intendiamo noi. Per me, una geisha di classe è più vicina a una amante che a una prostituta. Un'amante, quindi, una mantenuta: per questo esiste la figura del "danna" (letteralmente marito o padrone).E' anche vero, però, che Gion è considerato un quartiere per le geisha molto tradizionale, quindi il meno indicato per rappresentarvi una ragazza piuttosto disinibita come Sayuri. D'altronde, il romanzo è ambientato negli anni prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando Gion era diverso dal quartiere conosciuto dalla Iwasaki.Si sfiora la pornografia, come ha scritto qualche recensore? Non proprio. Si parla di sesso in modo semplice, chiaro, inequivoco, come parte a latere e talvolta necessaria del lavoro di geisha. L'erotismo che traspare in molte pagine è più sottile, legato all'estenuato culto del corpo e della bellezza.Un estetismo che diventa feticismo e che si esprime nelle lunghe descrizioni dei kimono e della vestizione, dei trucchi che trasformano il viso in maschere, delle calzature e acconciature. Una liturgia ossessiva della femminilità che Golden sa penetrare con mano felice.Il sesso aleggia però sempre come eventualità. Ella protesta per il tono generale del libro, per l'atmosfera "diffamatoria" verso la sua categoria, con le geisha viste come vere e proprie donne-oggetto: Questo libro fa sembrare stupide le donne. Tutto quello che fanno è passare da un uomo all'altro, correndo dietro i soldi. In realtà lo scopo del sistema delle geisha è quello di permettere alle donne di raggiungere la propria indipendenza. Siamo artiste. E' così che ci guadagnamo da vivere. Il sesso non c'entra. La storia di Sayuri ha alcune analogie con quella di Mineko. Entrambe furono vendute dai genitori, entrambe sbocciarono in grazia e bellezza fino a diventare la geisha più famosa della propria epoca.Ma mentre il romanzo è ambientato fra gli anni '20 e '40, la storia della Iwasaki è attuale.Mineko è nata nel 1949, ultima di 11 figli. Suo padre decorava kimono. Le sue due sorelle maggiori erano geisha. Poiché una di loro aveva molti debiti, la tenutrice della casa per geisha chiese ai genitori di ripagarli dandole anche Mineko, che allora aveva quattro anni, che sarebbe diventata sua figlia adottiva. Non era raro allora che succedesse una cosa del genere. I genitori non volevano, ma non c'era altra possibilità.A sei anni ha cominciato il suo apprendistato. A quindici è diventata una maiko e il giorno del suo ventunesimo compleanno, nel 1970, ha cambiato il colletto da rosso a bianco, diventando così una geisha. E' in questo momento che avviene la tradizione del "mizu age".Golden afferma che Mineko gli ha confessato di aver stabilito un record in quell'occasione. Mineko conferma che si raggiunsero i cento milioni di yen, più un appartamento e dei kimono, ma non si concluse nulla per l'intervento della tenutaria dell'okiya.Non ci fù del sesso. Anche in seguito ebbe molti ammiratori, ma mai una relazione fisica. Tra l'altro, era anche illegale vendersi in questo modo, ma è chiaro comunque che queste cose accadevano e accadono.A ventinove anni, grazie alla sua popolarità, aveva ripagato i suoi debiti e messo da parte un bel po'. Decise quindi di smettere. "Non avevo intenzione di essere una geiko per tutta la vita. C'erano altre cose che volevo fare".E fu così che in breve tempo si trovò innamorata, sposata e con due figlie, ma orgogliosa della propria carriera: "Non ho rimpianti".