IlRegnoDegliElfi

Raccontami un altro mattino di Zdena Berger


Segnalato da una recensione molto bella di Nadia Fusini su Repubblica (http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=&sez=80&id=23699), è un libro che bisogna leggere perché , citando Kafka, solo i libri che mordono e pungono vanno letti.Il libro è il racconto autobiograficico ( ma con nomi variati) dell’internamento dell’autrice nei campi di Terezin, Auschwitz e Bergen-Belsen.Scritto con estremo pudore, uno stile accennato, non detto, descrittivo di un orrore. Complesso nel pensiero della ragazza che trova spazi dentro si sé dove il essere diventata cosa non possa penetrare. Qualcosa che rimanga inaccessibile. Una ragazza che si salva ( nel 1945 compirà 20 anni), che sopravvive a tutta la sua famiglia, sopravvive anche attraverso l’amicizia.L’amicizia di Tania ( la protagonista) con Eva e Ilse le salva dall’annientamento, reciprocamente si danno una sollecitazione a resistere. Diverse l’una dall’altra, mantengono la loro umanità nel degrado perché continuano a coltivare un sentimento umano, l’amicizia , appunto.Primo Levi che racconta di quando recitava piccoli passi della Divina Commedia per non smarrire del tutto la coscienza del suo essere uomo, di qualcosa di “alto” che l’uomo possa raccontare a un altro uomo, propone lo stesso motivo.Il libro è molto bello, asciutto, sarebbe retorico aggiungere qualcosa o, semplicemente, riassumerlo.Eppure qualcosa c’è , di ulteriore, da dire, oltre l’impatto fortissimo del racconto.Colpisce la gratuità dell’orrore, una famiglia che conduceva un’ agiata, normale vita quotidiana a Praga, improvvisamente viene gettata in un luogo di dolore e umiliazione, ridotta a cosa, privata di tutto, persino dei capelli, della dignità, di vestiti e scarpe decenti.Ridotta a bisogni primordiali, a mangiare e bere qualsiasi cosa il caso o la capacità di sopravvivere secondo una cieca volontà di sopravvivere , permetta di procurarsiNon c’è alcun motivo per cui questo orrore accada a loro , non sono dissidenti di qualche regime, non cospirano, non è per la guerra che perdono la loro essenza di uomini ( la guerra riguarda tutti ma gli altri continuano una vita che non è , pur nel disagio e nel pericolo, come quella degli ebrei nei campi).E’ la gratuità assoluta, improvvisamente, un giorno qualsiasi, loro, gli stessi di ieri, non sono più gli stessi, separati per sempre dalla vita degli altri.La descrizione della deportazione, mentre attraversano una Praga che, come tutte le mattine, conduce GLI ALTRI a risvegliarsi e ad affaccendarsi nelle quotidianità di sempre, è un momento durissimo del romanzo.E questa è una metafora, evidentemente, della condizione umana.Quando Primo Levi si suicidò lessi che, negli ultimi tempi della sua vita, era profondamente depresso. Una persona molto vicina a lui si era ammalata,in quel volto smagrito e irriconoscibile, negli occhi smarriti e tristi della persona cara,nelle devastazioni delle cure a cui era sottoposta, in quel volto lui rivide i volti di Auschwitz .Non era finità nel 1945.La persona cara era per sempre separata dalla vita degli altri, immersa in un orrore che la immergeva in una realtà che solo in piccolissima parte gli altri potevano conoscere e vivere con lei, gli altri vivevano nella vita che non sarebbe stata più la sua. E anche la persona cara viveva questa condizione come assolutamente gratuita, immotivata.Auschwitz come metafora metafisica, chi sopravvive ad Auschwitz è il sopravvissuto, imperdonabilmente innocente, Jaspers parlerà di colpa metafisica, di tutti, perché in quel luogo l’uomo è stato ridotto a cosa.Auschwitz è anche,senza poter nemmeno citare tutto quanto è stato detto e analizzato sui campi di sterminio,metafora della crudeltà banale, indifferente, gratuita di una  vita  che incontri “ le situazioni limite” di cui parlava Jaspers :"situazioni come quella di dover essere sempre in una situazione, di non poter vivere senza lotta e dolore, di dover assumere inevitabilmente la propria colpa, di dover morire".