Il Rigattiere

Post N° 10


La nebbia è strappata da fasci di luce giallastra. Dietro ogni lacerazione il buio che non parla. La voce proviene da sotto un lampione di gesso cui il vento sottrae le polveri e lo sagoma in forme mutevoli fino alla sua prossima consunzione. Gli occhi dell’uomo, sotto la tesa del cappello, sono più neri del buio; la sua mano emerge dal cappotto come dalle acque del mare di notte, alla luna. Tende una lama scintillante alla donna che lo guarda piangendo. “Prendilo, è il mio regalo per te” La lama scintilla nella mano tesa e sanguinante. Le porge un manico nero di corna di muflone all’altezza del petto. “Perché mi fai questo? Io non ti ho chiesto nulla. Tanto meno un coltello dalla parte del manico” “Sono io che te lo offro, pronto per uccidermi” “Io non voglio ucciderti” “Se non mi ami uccidimi” “Io credo di amarti” L’uomo strinse ancora di più la lama. “Uccidimi adesso. Meglio morire per mano tua piuttosto che per quella di uno sconosciuto alla fermata d’autobus” “Tu non sai quando morirai ne come” “No. Però so che accadrà” “Io non voglio questo. Io credo di amarti ma non quanto te” Le labbra rosse della donna tremavano sotto i colpi delle parole. Il calore dei loro colpi lasciava la nebbia sospesa intorno a loro: acquistava consistenza, come una grotta. L’uomo mise due dita sulle labbra della donna ad interromperla. Le sussurrò all’orecchio il bacio che non le diede. Le lasciò il coltello nelle mani allontanandosi nel buio. La nebbia tornò a posarsi sui loro corpi non più caldi come prima. Nel buio della notte le parole dell’uomo. “L’ equilibrio dell’amore è questo”.