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Messaggi di Agosto 2021

 

Per sette ore al pronto soccorso del Centro Salute Mentale di Ravenna, nè visitata nè ascoltata

Post n°474 pubblicato il 14 Agosto 2021 da Giuseppe_TV
 

Lettera pubblicata da www.ravennanotizie.it l'11 Agosto 2021.

Buonasera,

non sono solita sollevare polveroni per cose private, soprattutto quando riguardano la mia famiglia, ma la scorsa settimana è successo un accadimento che mi ha molto turbata e che soprattutto ha avuto ripercussioni negative sulla salute mentale di mia madre. Sono una cittadina ravennate la cui madre soffre di diversi decenni di depressione, ha seguito diverse terapia farmacologie, frequentando fino alla scorsa settimana dal Centro Salute Mentale di Ravenna.

Chi conosce questo tipo di malattia, per esperienza vissuta o per vicinanza ad un caro che ne soffre, sa che possono esserci dei momenti di particolare ricaduta e che comunque, ci si deve convivere per il resto della vita.

Quando mia madre “sta bene” è una persona solare, eccentrica, espansiva. Sempre vestita colorata e dai mille accessori anche discordanti fra loro, non si direbbe mai che soffra di depressione. Sembra più pazzerella di quando sta veramente male. E’ stata insegnante di francese – attualmente è in pensione – ed è quindi una persona estremamente intelligente che conosce profondamente la cultura.

Quando la malattia si ripresenta in maniera violenta, tuttavia, si può assistere ad un vero e proprio cambiamento dell’umore: è spaventata dalla vita, costantemente con il magone, piange in continuazione e soprattutto smette di aver voglia di fare qualsiasi cosa. Un classico esempio di depressione.

Attualmente, complice anche il caldo che non aiuta le persone che soffrono di questa malattia, è in corso una pericolosa ricaduta. Così, visto che si tratta di una persona che vuole stare bene ed ha intenzione di collaborare attivamente nel suo percorso curativo, ha trovato la forza di prendere l’autobus e arrivare fino al CSM mentre io ero a lavoro.

Vorrei specificare che per mia madre era impossibile prendere un appuntamento con lo psichiatra che la seguiva, poiché la struttura è sotto organico e i medici vanno e vengono, costringendola ad aver cambiato diversi dottori nel giro di pochi anni e ricominciando ogni volta una relazione medico-paziente. In segreteria le hanno quindi indicato che in casi di necessità era aperto il reparto urgenze, una sorta di pronto soccorso per le malattie mentali. Cosa che ha appunto fatto la scorsa settimana, giorno in cui è rimasta in attesa dalle 12.00 fino alle 19.30 senza che nessuno la ricevesse (il pronto soccorso resta aperto fino alle 20.00).

Nonostante fosse presente il suo medico di riferimento, che stava gestendo degli appuntamenti (anche se mia madre non sia mai riuscita a prenderne uno), e nonostante fosse lì da diverse ore, è stata semplicemente guardata dal personale con la giustificazione che essendo un pronto soccorso, anche lì si trovano dei codici di urgenza. La dottoressa che la seguiva ha fatto degli intervalli, l’ha guardata ma senza mai chiederle perché fosse lì. Posso solo immaginare cosa si prova ad essere soli e disperati, in un ambiente che dovrebbe prendersi cura di te e che invece ti ignora o ti rivolge superficialmente qualche sguardo pietoso.

Questo inoltre mi ha lasciata esterrefatta perché, trattandosi di una malattia mentale e non di un braccio rotto e non essendo stata visitata o nemmeno ascoltata, mi sono chiesta con quale criterio le fosse stato associato un codice. Non a caso ho specificato in breve la personalità di mia madre.

Capisco perfettamente il momento storico e capisco che la sanità pubblica è oberata ora più che mai, ma mia madre è rientrata da questa esperienza più fragile di come era prima, nonostante sia una struttura adibita per offrirle supporto.

Oggi inizierà un nuovo percorso con uno specialista privato, che spero possa offrirle una continuità medico-paziente e soprattutto la professionalità che le serve per sollevarsi da questo momento estremamente delicato. La struttura che prima la seguiva, ora le rievoca solo brutte sensazioni ed è pertanto impensabile riprendere eventualmente i rapporti.

Mi chiedo, e se lo chiede anche la mia mamma, se per caso non sia successo anche ad altre persone, magari che non hanno la sua forza di reagire, o che non hanno qualcuno di vicino a loro che le possa consolare e suggerire di intraprendere comunque un percorso clinico, cosa che per questa malattia è essenziale.

Mi scuso per la mail estremamente prolissa e non so se sia una notizia adatta alla pubblicazione, ma ora, a mente fredda, credo che questa esperienza non dovrebbe ripetersi perché deontologicamente scorretta e non professionale.

 

Cordialmente,
Matilde

 
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Veneto, 8,3 milioni per la salute mentale: “Settore delicatissimo”

Post n°473 pubblicato il 12 Agosto 2021 da Giuseppe_TV
 

La Giunta regionale ha ripartito e liquidato alle Ullss la somma per  attività territoriali e extraresidenziali. L’assessore Lanzarin: “Massima attenzione, non soltanto sul piano dei finanziamenti ma anche su quello dell’organizzazione dei servizi"

Articolo pubblicato da La Difesa del Popolo, settimanale della Diocesi di Padova il 10/08/2021

Fonte: www.redattoresociale.it

La Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin – ha ripartito, assegnato e liquidato alle Ullss un totale di 8 milioni 300 mila euro per le attività territoriali ed extraresidenziali rivolte alle persone con disturbi mentali. “Si tratta di un settore delicatissimo – sottolinea in una nota Lanzarin – al quale la programmazione regionale dedica la massima attenzione, non soltanto sul piano dei finanziamenti, ma anche su quello dell’organizzazione dei servizi, con i diversi setting della rete assistenziale, ove un ruolo importante rivestono le Unità di offerta residenziali extra ospedaliere, oggetto di recenti provvedimenti della programmazione regionale. Ad esempio, l’attività delle strutture residenziali intensive (SRP1) ed estensive (SRP3) necessita di interventi riabilitativi e risocializzanti da effettuare sia in ambito prettamente residenziale che nella rete territoriale. Il percorso terapeutico riabilitativo del paziente si basa sull’integrazione e sulla continuità delle attività che si svolgono all’interno della struttura dove è accolto (residenziali) e fuori di essa (territoriali). Costituisce un’unica esperienza di vita a favore dell’inclusione sociale e dell’autonomizzazione. L’equipe curante deve perciò facilitare il passaggio tra il dentro e fuori dalla struttura di accoglienza, accompagnando il paziente e creando integrazioni e relazioni con il territorio. Il tutto puntando a contenere la durata della permanenza nelle strutture, prevenendo fenomeni di cronicizzazione”.

Il Progetto dei Trattamenti Riabilitativi Territoriali si basa su tre prescrizioni principali, spiega la regione: promuovere il recupero delle abilità individuali, relazionali e lavorative del paziente con disturbi mentali; rafforzare l’organizzazione dipartimentale come presupposto per il coordinamento e l’integrazione dei vari setting assistenziali, ospedalieri ed extraospedalieri (distrettuali, domiciliari, territoriali, residenziali e semiresidenziali), tutti fondati sul Progetto Terapeutico Riabilitativo Individualizzato (Prti); ricomporre con l’allocazione delle risorse l’equilibrio dinamico tra i diversi setting della rete assistenziale. L’assegnazione dei fondi è così ripartita: Ulls 1 Dolomiti, 639.861 euro; Ulss 2Marca Trevigiana, 1.204.532 euro; Ulss 3 Serenssima936 mila 691 euro; Ulss 4 Veneto Orientale, 310.336 euro; Ulss 5 Polesana, 372.784 euro; Ulss 6 Euganea, 820.798 euro; Ulss 7 Pedemontana, 938.993 euro; Ulss 8 Berica, 1.118.713 euro; Ulss 9 Scaligera, 1.957.292 euro. 

 
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