Il mignolo

A cuore aperto.


Uscita di casa all'alba, venerdì mattina, mi sentivo di nuovo calva e senza chioma, l'aria gelida sferzava le ciocche di capelli e la cute al di sotto rabbrividiva misera allo scoperto. Infilandomi velocemente nell'auto davanti a casa pensai che quella non era una sera, ma una mattina - buia e tempestosa-, l'atmosfera ideale per una disfatta, un abbaglio e poi uno schianto. Davvero non mi capacitavo che all'ultimo minuto qualcuno avesse deciso di non sentirsela più e vigliaccamente avesse preferito una poltrona da spettatore. Avevo la gola in fiamme, il moccolo al naso, il trucco già struccato e 4 ore di sonno alle spalle più due di ripasso di alcuni termini che anche ora non ricordo. Multidimensionale- imprinting- autenticazione- degenerazione-, no va là, li ricordo. Forse ho pure pianto. In autostrada immaginavo una giornata di sole, la desideravo così intensamente che ho pure pensato e sperato che ripetendo parecchie volte, focalizzando l'immagine, la parola - sole, sole, sole, sole, sole...- potesse davvero apparire un raggio. Invece stava iniziando a piovere. Il potere della mente eh?. (...)