Il mignolo

A cuore aperto. Atena canta.


...Del cazzo. Diciamolo. Alla quale mi rifiuto categoricamente ed insindacabilmente di rispondere. Che io rispondo solo a domande intelligenti, non a quelle presuntuose, insinuanti, provocatorie. A quelle volto le spalle, parcheggiando magnificamente l'auto. Un pensiero di morte mi sfiora, non respirare più è - troppo tardi-. Ma non avrò il tempo di accorgermene. Taglio corto con la paranoia, il parcheggio è praticamente vuoto e sono ancora in auto quando sento fischiare il vento. Ecco "Fischia il vento" prima di questa maledettessima riunione mi mancava. Mi sento quasi eroica verso la nostra primavera rossa. Mi sovviene un piccolo ricordo di una collega greca che un bel giorno intendeva insegnarmi il vero ritmo di questo inno ai miei ideali, sbalordita le chiesi se si fosse bevuta il cervello, stava dicendo proprio a me. Così lei si mise sull'attenti e con fare sillabico, quasi intimidatorio, mi consigliò di ascoltarla, con il mento alto, lo sguardo fiero e impassibile rivolto al vuoto, iniziò a cantare. Mortacci miei, mi sembrava Atena. Questo a volte è il colore delle mie giornate, un sorriso rubato dentro un grigio imperante che solo in apparenza non lascia scampo alla fantasia. Non c'è che dire, al suo pensiero mi accartoccio come sempre sul sedile, assaporando ancora qualche minuto la  calma dell'abitacolo e il torpore sviluppato dalla temperatura dell'ambiente nettamente superiore rispetto quella esterna. E' sempre tutto grigio, fuori. Che afflizione. Mi scanta lo squillo del mio cellulare, guardo chi è ed appunto sorrido. Rispondo. Dall’altra parte sento un suono, che mi ricorda quello di una bufera in corso attorno ad un fuscello, un corpo esile e ossuto come quello di C.(-dovresti mangiare di più, Dio mio, ti conto i capillari sulle braccia, dove vuoi arrivare...anche questo non ti ho mai detto), la mia Compagna di avventura, che senza nessuna premessa mi lancia direttamente al timpano un –Dove sei????!!-. E questa è, per inciso, una domanda intelligente.