Il Muro delle Tlc

TELECOM: I NODI VENGONO AL PETTINE


 La vicenda Telecom è giunta al suo capolinea, dalla privatizzazione ad oggi passando dall’Opa di Colaninno si è depauperato un patrimonio essenziale dell’Italia.E’ evidente come il peso del debito, contratto durante la scalata, ha contribuito in modo determinante a cambiare progressivamente fisionomia al più grande operatore di TLC del Paese.In particolare la scelta degli azionisti di riferimento porterà sicuramente una positività per i soci, ma rischia di non esserlo per il sistema industriale italiano e per i lavoratori.L’attività del gruppo si concentrerà sui servizi di media e larga banda. Si scorporerà la telefonia mobile e la rete di accesso locale.Per queste due nuove società il futuro è chiaro, ovvero dietro la dicitura “esaminare le opportunità di valorizzazione” si deve leggere “vendere la telefonia mobile e trovare dei partner per la rete”.La decisione di ieri potrebbe far entrare nelle casse della società decine di miliardi di euro, ma rende incerto il futuro di migliaia di lavoratori.Diventa determinante il sostegno alla giornata di sciopero indetta unitariamente dalla categoria come lo è l’intervento del Governo, che deve far chiarezza sul repentino cambio di strategia del gruppo che rischia di far venir meno l’intreccio tra contenuti e infrastruttura (integrazione fisso-mobile, ecc…) rinunciando contemporaneamente a tutta la filiera dei servizi a valore aggiunto, compresa la telefonia mobile e le sue future applicazioni che altri operatori (vedi il recentissimo accordo tra Vodafon e British Telecom) stanno perseguendo con successo.In definitiva questa potrebbe essere anche l’”occasione” per una riflessione sulle privatizzazioni, avvenute per fare cassa come in questo caso, ed il ruolo dello Stato in settori strategici del Paese come elemento di garanzia e sviluppo di una nuovo politica economica. Riccardo Ferraro Coordinatore nazionale Lavoro-Società SLC-CGIL