VOGLIA DI MARE!

Post n°91 pubblicato il 11 Luglio 2008 da Ailynur

Oggi ho deciso di cambiare grafica la mio blog, renderlo più estivo (anche se qui sta diluviando e non sembra prorpio di essere a metà luglio!).

Come ogni anno io e la mia famiglia andremo in Spagna. La località si chiama Miami Playa e si trova a un'ora circa da Barcellona. Il posto è tranquillo e la cosa più importante è che ci sono km di spiaggia libera bellissima. Se ci si vuole divertire basta andare nella vicina Salou (a circa 15 minuti di macchina), definita la "Riccione spagnola". Discoteche, pub, locali offrono musica per tutta la notte.

Io non frequento molto le discoteche, visto che a mio marito non piacciono molto, però a Salou c'è anche il famoso parco divertimenti "Port Aventura": suddiviso in vari settori tematici (Cina, Messico, Far West, Polinesia, Mediterraneo), il posto è adatto a grandi e piccini. Troverete il Dragon Khan, l'ottovolante più alto d'Europa, il Sea Odissey, per vivere un'avventura in fondo al mare, il Tempio del fuoco e molte altre attrazioni.

Spero di aver dato un'idea del posto, chi volesse ulteriori info può contattarmi.

Bacioni a tutti

 
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MALINCONIA

Post n°90 pubblicato il 17 Giugno 2008 da Ailynur

Cara mamma, sono 3 mesi che non ci sei più.

Mi manchi moltissimo e vorrei poterti rivedere per parlarti e chiederti tante cose. Non riesco ancora ad abituarmi alla mia nuova condizione di orfana e credo che non riuscirò mai a farlo. Certo, la vita va avanti: il lavoro, la famiglia, la casa da pulire, pranzi e cene da preparare, amici da rivedere, viaggi da intraprendere... ma manchi tu e si sente.

Ti ho dedicato un breve scritto che pubblico qui. Spero piaccia ai visitatori del mio blog ma soprattutto a te, ovunque tu sei.

FRAMMENTI DI TE

Voglio ritrovarti.

Non è passato neanche un mese da quando ci hai lasciati e la tua mancanza mi travolge come un’onda impetuosa. Dove sarai ora?

All’improvviso un pensiero illumina la mia mente. Corro alla porta, prendo le chiavi della macchina. Un saluto veloce alla piccola Ailyn, che dalla sua cuccia mi guarda curiosa, e sono fuori. Percorro veloce via Ivrea: di solito c’è traffico, ma oggi sono fortunata. Eccomi in via Lamarmora, col suo viale alberato: quante volte l’hai percorsa per recarti in centro…

Per parcheggiare nessun problema: tiro fuori la tesserina, la faccio passare nell’apposito lettore badge e la sbarra del parcheggio della banca si alza. Tu venivi qui, c’era sempre posto per te. Cammino veloce e arrivo in pochi istanti davanti al Duomo, con il suo tipico stile neogotico. Subito dietro il bellissimo Battistero in arte romanica. Qui ho fatto la mia prima comunione, indossando la classica tunica bianca. Mi avevi comprato una coroncina di fiori di stoffa da mettere sui capelli: eri felice di vedermi così.

Proseguo: prima tappa in via San Filippo. Alla torrefazione ti conoscono tutti da anni. Ti sedevi e ordinavi il tuo “caffè macchiato caldo”, poi leggevi i quotidiani e i periodici biellesi, lamentandoti se qualcuno si impossessava dei giornali per un periodo troppo lungo. Un aroma intenso di caffè e cioccolato mi avvolge: per me un latte caldo, purtroppo sono intollerante alla tua bevanda preferita. Quante volte ti ho accompagnato qui: ci sedevamo sugli sgabelli alti e io ti portavo la tazzina fumante sul bancone. Poi commentavamo insieme i fatti dei giornali, scambiandoceli a fine lettura. Mi guardo intorno. Ecco, in quel tavolino una sera ci siamo sedute per prendere un aperitivo dopo la messa. Come eri contenta! Adoravi i capperi e le patatine: ogni morso un sorriso di soddisfazione. Sorrido fra me e me. Saluto i proprietari ed esco.

Vedo subito il tuo negozio di maglie preferito, la macelleria dove ti rifornivi settimanalmente, e poi Piazza Martiri. Oggi c’è mercato: passo lentamente fra le bancarelle della frutta e della verdura, riempiendo i miei sensi di colori e profumi diversi. Quante volte mi hai comprato arance e pesche, fragole e funghi perché io non avevo tempo: lavoro, palestra e casa impegnavano la maggior parte delle mie giornate. La freschezza dei frutti della terra viene per un attimo nascosta dal profumo intenso del banco dei formaggi: qui non venivi mai, non sopportavi questo alimento.

La mia passeggiata prosegue in via Pietro Micca. A destra ecco piazza Curiel: vedo la funicolare, le due cabine sono ferme. Quante volte, da bambina, mi hai accompagnato alla Folle notte del Piazzo, Adoravo vedere come si sarebbero vestiti gli altri: ricordo mummie, streghe, leoni e zebre, addirittura una coppia vestita da mela e pera. Tu non ti travestivi, preferivi truccarti con colori accesi: eri sempre bellissima.

Alla mia sinistra c’è l’ingresso della Biblioteca Civica, dove spesso venivo a cercare libri per i miei esami universitari: mi accompagnavi quasi sempre, ti piaceva il silenzio di questo edificio. Proseguo e supero le Poste, ristoranti, negozi ed entro in via Ferrero: mi infilo nel Chiostro che ospita il museo del Territorio. Venivi spesso a visitare le mostre, spesso ti accompagnavo: mi piaceva sentirti parlare di quelle opere. Amavi l’arte, i suoi colori, la sua essenza, il suo fascino.

Lì vicino la chiesa di San Sebastiano: entro un attimo, accendo una candela, mi rilasso nel profondo silenzio di quelle sacre mura. Tutti i sabati partecipavi alla messa delle 18, pregando per i tuoi cari. Hai sempre pensato prima agli altri in questi diciassette lunghi anni di malattia: se non ti sentivi bene non lo dicevi per non far preoccupare nessuno. Hai sempre affrontato le difficoltà con coraggio e fede e ci hai protetto dal dolore: ma da quest’ultimo, il più grande, non hai potuto.

Percorro la navata sinistra, ammiro gli affreschi che ti piacevano tanto. Mi fermo a guardare il coro in legno intagliato: spesso, non trovando posto, ci siamo seduti lì. Era bellissimo, ci sentivamo parte di quell’edificio. Percorro la navata centrale e abbandono quella pace. Da via De Fango passo in via Gramsci: saluto con uno sguardo l’istituto Bona, la mia vecchia scuola superiore. Anche qui sei venuta spesso per parlare con i miei professori, in particolare con l’insegnante di matematica, poiché tale materia era il mio tallone d’Achille.

Rientro al parcheggio, esco e ripercorro le strade. In via Rosselli si affaccia l’ITI Quintino Sella: anche questa una mia vecchia scuola, ma qui ho lavorato come insegnante qualche anno fa. E qui tu frequentavi i corsi dell’Università Popolare: inglese, spagnolo, yoga, storia dell’Arte, storia e arte del Biellese, acquerello. Amavi imparare cose nuove, dipingere con quei delicati colori, immaginare di partire per un lungo viaggio e di conoscere già la lingua del paese estero. Eri sempre attiva da quando eri andata in pensione, dopo 35 anni di lavoro.

Arrivo a casa. La piccola Ailyn si sveglia e viene a salutarmi scodinzolando. Apro la porta finestra e lei corre felice nel giardino, pieno di sole e profumi.

Ora so dove trovarti. Sei in tutte le piccole cose, nei gesti quotidiani, per le vie e negli edifici di questa città che amavi e che oggi ho ripercorso per cercare frammenti di te. Grazie ai ricordi che hai lasciato oggi amo di più questa nostra città: la vedrò coi tuoi occhi, la sentirò col tuo cuore e la vivrò con la tua anima, che sempre resterà con noi.

 

 
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I believe I can fly

Post n°89 pubblicato il 15 Marzo 2008 da Ailynur

Questa è una canzone bellissima che mi fa stare bene. La dedico a tutti voi amici del  mio blog

 
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Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 09 Marzo 2008 da Ailynur

 
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Il mio romanzo

Post n°86 pubblicato il 03 Marzo 2008 da Ailynur

Ciao a tutti, mi permetto di inserire l'inizio del mio romanzo. Aspetto le vostre opinioni, mi raccomando.

La luce scintillava su morbide onde verdi. L’acqua accarezzava la candida spiaggia aritmicamente, con tocco vellutato. Il tiepido sole dell’alba cominciava a riscaldare l’aria e una fresca brezza soffiava delicatamente.

Ovunque il tipico profumo salmastro. Pace, serenità, incanto…

 

Kalander si svegliò all’improvviso, con l’immagine del mare negli occhi. Era quasi l’alba, faceva freddo. Si alzò a fatica e sbirciò fuori dalla tenda: aveva ripreso a nevicare. Ben presto sarebbe stato più difficoltoso proseguire il viaggio. Uscì dalla tenda, ravvivò il fuoco e mise a bollire della neve per preparare la colazione.

« Buongiorno Maestro Kalander. Dormito bene?» lo salutò un giovane cavaliere.

« Non molto Artan, ma oramai sono abituato. Vai a svegliare il capitano Rodan, meglio sbrigarsi se vogliamo raggiungere entro sera il tempio» rispose.

Mentre il giovane si allontanava, Kalander ripensò al suo sogno.

Tutto gli era sembrato così reale: il vento, il sole, il profumo del mare…Ma erano troppo lontani dalla città di Eterion e dalle sue coste candide. Oramai erano in viaggio da più di due mesi e Kalander era sempre più inquieto. Sapeva che ogni minuto poteva essere prezioso, che non dovevano perdere tempo o il nemico ne avrebbe potuto approfittare.

Artan e il capitano Rodan si avvicinarono al fuoco: bevvero l’infuso rivitalizzante e mangiarono alcuni biscotti poco fragranti. Al tempio avrebbero fatto rifornimento, mancavano poche ore di viaggio. Raccolsero tende e vettovaglie e salirono in groppa ai loro destrieri forti e resistenti, degni del più potente sovrano.

Mentre scendeva la neve, nessuno parlava. Kalander ripensò al suo destino, che lo aveva scelto per compiere questa vitale missione, per portarlo chissà dove. Una cosa era certa, doveva farcela. In gioco c’era la sorte della terra di Arkaion.

 
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Goodbye Philadelphia

 

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