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Creato da ladonnadelmare2 il 07/08/2011
ricette e poesie di mare e di terra
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la sirena sullo scoglio
Il vento accarezzava dolcemente
i fianchi alle campane,
(complice il campanile
fingeva di non vedere.)
Il cielo stendeva sulle case
veli azzurri
e rimuoveva le ultime ombre
attardate nei vicoli.
Un canto di donna,
in lontananza,
sferzava la pigrizia
indugiante
nel tepore notturno
delle membra.
I bimbi a malincuore
si svegliavano,
abbandonando i familiari luoghi
dell'inconscio,
dove esorcizzavano
le giovani paure.
I vecchi depennavano
ancora un giorno al calendario
quasi a sfidare il tempo
temuto.
Si annunciava
un giorno come tanti.
Era oggi,
ed è quasi ieri.
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Le strade
Quello che sono e sono stato
domandatelo alle strade
dei paesi della sete.
Tufi lucertole spine,
bell'uva sulle colline
dove fui ladro di galline.
Strade di cenere e pomice
lavorate dallo scorpione.
Dove ramingo io vissi
la cicala ancora muore.
(Raffaele Carrieri)
Quella che io sono e sempre sarò
chiedetelo alla luna agostana
quella che sembra in disparte dalla Vita
ma sbatte il suo sguardo intrigante
sulla mia persiana stupita.
Chiedetelo ai muretti
di pietra
muti testimoni d’anime
in silenzi di controre costretti.
Chiedetelo alle silenziose stelle
sorelle rilucenti
di lacrime cristallizzate,
custodi fidate di donne tarantate
dai moti del cuore asfissiate.
Chiedetelo alla fontanella
del piccolo slargo di paese
dove mi recavo, fanciulla,
con la giara pesante
d’acqua gocciolante.
Paese senza "acchiature" di sorprese,
panni stesi a forconi di ristrettezze ereditate,
e menta e ruta fiorenti
da muretti di selce recintate.
Quella che io sono e sempre sarò
chiedetelo alle case addormentate,
chiedetelo alle strade,
perché io ciò che sono
e ciò che sarò,
ancora non lo so.
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Mi nutro di pane lacrime e rose
per sfamare digiuni d'amore
e restare tra i viventi.
Le lacrime sono il mio pane
notte e giorno,
senza di te, amore,
disconosco significanze di sorrisi.
Vorrei chiederlo alle nuvole d'agosto,
ai cespugli di corallo degli abissi…
alle nuvole guanciali di sospiri...
alle stelle compagne d'illusioni...
In questa notte
così violenta di desiderio
così azzurra di sogni
così nera d'illusioni
vorrei sostare su una panchina di nuvole
per narrarti le cose
che non ho mai detto
nemmeno al mio cuore gitano.
Vorrei sfogliare la rosa
che appassisce di lacrime e silenzi,
vorrei guardarti negli occhi
e raggiungerti ovunque tu sia,
cercarti in ogni latitudine
fino agli estremi confini della ragione.
Sciolgo i miei brividi
in catini di vetro
trasparenti come lacrime,
taglienti come lame di luna,
spinosi come rovi senza frutti,
né fiori, né sospiri, né baci, né deliri.
Ma tu soccorrimi, amico,
donami briciole di sogni,
strofe di poesia infinita,
lacrime dolci di miele d'acacia,
bocconi d'assenzio e acqua di rose...
Toccami l'anima, sfiorami il viso
senti, che dolci le lacrime di marzo
sono gioielli di quarzo
per chi ne vorrà.
Non negarmi i tuoi sogni
buia notte!
domani avrò fame di stelle
e mi nutrirò di sospiri.
Questa notte sfoglierò
pagine d'ombra
in attesa di sognare
albe di rugiada.
Qui e Ora voglio restare
abbracciata alla notte
per farmi addormentare…
Domani sarò certo un altro giorno!
Mi toccherà nuovamente vivere…
Mi toccherà di nuovo indossare
una collana di spine senza rose…
ieri..ore 23
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Conosco una donna che vive
nel folto di un incalzante silenzio,
accarezzando le palpebre del tempo,
spingendo lo sguardo verso il sole:
vede i millenni scorrere ai suoi piedi
come un fiume di uomini e parole.
Attraversa secoli alberati
con le scarpe bianche di solitudine,
condivide i sonni delle colline
masticando pane di trincee.
Ogni sera, discorrendo
con le ceneri dei suoi sogni,
spinge la mente oltre la luna
e con sguardo di sagittario trafigge
il limitare di un cielo addormentato.
Di quanto pane, di quanto pane ancora
si dovrà privare
per raggiungere l'altezza delle stelle
rifuggendo il vuoto di abitudini?
Quanto mare,
quanto mare dovrà ancora svuotare,
col cavo delle sue mani,
per giungere alla pace degli abissi?
Ogni notte, quando il pensiero
del sonno l'impaura
come un ronzio d'alveari immobili,
chiude a chiave la sua mente
paventando la comparsa della morte,
a depredare ricchezze di ricordi
Nella notte silenziosa qualche volta sogna.
Sogna d'essere musica negli atri del cielo
a consolare il pianto dei tramonti.
Ascolta, cupo silenzio dei monti:
un giorno lei scriverà una canzone,
la riverserà sui popoli senza prospettive.
Sarà come la manna del deserto.
Sarà acqua di nuvola sottile.
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Velleitario sei cuore mio
si, velleitario,
nulla placa l’arsura che t’incide
feritoie nella mente.
Nulla riesce a saziare la tua fame implacabile,
cerchi, cerchi e non trovi,
tra ruderi di ricordi,
tra pagine di presente,
tra cattedrali di futuro
la tua configurazione
persistente
in attesa di vivere
non t’avvedi che ogni giorno
muori un poco..
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Inviato da: dora.forino_1944
il 15/12/2012 alle 15:03
Inviato da: goblinn0
il 02/12/2012 alle 15:43
Inviato da: saverio.ancona
il 08/08/2012 alle 16:49
Inviato da: saverio.ancona
il 07/08/2012 alle 17:47
Inviato da: saverio.ancona
il 03/04/2012 alle 23:45