iltuffomancato

Il tuffo mancato....


Il dramma era iniziato, mi son trovata in un reparto di neuropsichiatria, una clinica privata, dove c'era di tutto, dagli ex tossici ai depressi, dai malati psichiatrici che risiedevano lì ai casi più disparati. Solo oggi immagino che dolore possono aver provato le persone che mi sono state vicine, che mi hanno accompagnato in quel posto, quasi rassegnati a lasciarmi lì per sempre. Era tutto maledettamente triste, non era quello che immaginavo potesse succedermi. Non sapevo cosa mi aspettava, ma dall'ingresso in quella camera con due letti, lo immaginai....La cosa più triste dolorosa e cruda, era il fatto che venivo trattata come un'altro paziente, giustamente penso ora, ma in realtà non era quello che mi aspettavo...A casa ero circondata da attenzioni, gli amici che mi chiamavano, le persone care che mi accarezzavano e mi baciavano in fronte come se fossi una bambina....ed invece la dimensione era completamente diversa, tutto crudo, meccanico, tranne le lunghe chiacchierate con i medici, che per il loro lavoro, scavavano nel mio passato, chiedendomi di mia madre di mio padre del rapporto che io avevo avuto e che avevo in quel periodo....naturalmente la mia risposta era che odiavo tutti, che la colpa era di tutti, ed è facilissimo, estremamente facile riversare la responsabilità sulle persone che ti amano tanto. Io sono convinta che non è mai stato così.... Durante il ricovero iniziano le lunghe terapie, la palestra, messa a disposizione della clinica, che era aperta al mattino, mi dava la possibilità di smaltire tutto quello che mi obbligavano a mangiare...naturalmente ero tenuta sotto controllo ogni momento della mia giornata, pesata, osservata nuda per controllare sul mio corpo se ci fossero stati gesti di autolesionismo... Penso che una conseguenza di tutte le cure, del mio black out, mi abbiano portato a farmi del male....non ricordo bene come...ma porto ancora le cicatrici sulle mani e sulle braccia...ero arrivata alla fine ....al capolinea...la mia vita ormai era al capolinea....era tutto finito, chi mi amava era costretto a guardarmi senza poter fare nulla, oggi, capisco che era un'impotenza dolorosa..drammatica.Era la fine, era arrivata la mia fine, paradossalmente non volevo più andare via da lì, mi piaceva, ci stavo bene, mi stavo completamente adattando con tutte le persone che risiedevano in quel posto, che non avevano nessuna speranza di uscire, io mi ero convinta che anche per me era lo stesso, che anche io ormai, avrei avuto quel destino, continuando a mantenere il mio corpo in vita, ma tutto il resto morto!Ci sono tantissime cose che ho rimosso, solo scrivendo questo stralcio di ricordi, mi arrivano del flash....ma di questi ne parlerò in seguito.....non posso collocarli cronologicamente, io non ne sono capace adesso...magari con l'aiuto di chi ha vissuto con me il mio dramma riuscirei a ricordare... Il dramma più grande, visto da questa prospettiva, da mamma, da figlia e da ex anoressica, penso che sia stato il fatto della mia mancanza di volontà, durante il ricovero ero completamente cosciente di tutto, mi rendevo conto, la dimensione era diversa, non ero a casa, con coccole abbracci telefonate e carezze, ma ero in un posto schifoso (mi dispiace per chi deve starci ora... )con gente che sicuramente non aveva niente a che fare con me, con la mia vita, con la Francesca che tutti conoscevano ed amavano...ma io ci stavo bene!Alcuni infermieri, più giovani e più disposti al dialogo, si fermavano, parlavano con me, cercando di dissuadermi con i loro discorsi, riempiendomi di complimenti e esortandomi ad ingrassare almeno due chili, per avere una speranza di poter tornare a casa, ma io li trovavo ipocriti, pensavo dentro di me che erano parole di circostanza e che volevano adularmi, di certo non gliene fregava niente se io stessi li dentro un mese due o di più.....ma oggi capisco che non era così.Ricordo di una ragazza bellina e tanto dolce, che quando veniva in camera a piantarmi gli aghi per farmi mangiare; mi parlava di sua figlia, mi diceva che era tanto stanca ma che lei li dentro doveva starci per lavoro, che altri dovevano starci per forza, non avevano nessuno.... io avevo una possibilità contrariamente a tutti, io potevo uscire da lì se solo mi fossi impegnata, ed anche per lei pensavo la stessa cosa...Il primo giorno che ero li dentro avevo paura di tutte quelle persone che vagavano nel grande atrio dove tutti potevano stare a conversare, incontrare familiari, fumare, dal secondo giorno era come se lì ci fossi stata da sempre!...