Imiei2centesimi

UNO SGUARDO AL PASSATO MENTRE ANDIAMO VERSO IL FUTURO...


Un' avanguardia del passato: una visione originale dell'8 marzo A Roma fino al 16 maggio, alla Galleria Nazionale di Arte moderna e Contemporanea, si tiene la mostra su "l'avanguardia femminista degli anni '70". Quale spunto migliore per parlare dell'otto marzo? La festa della donna, per il vero motivo per cui è nata, dovrebbe essere altro rispetto ad una serata di leggerezza e di più o meno vacue attività sociali.Premesso che ritengo il femminismo (quello estremista, cosi come il maschilismo) una forma di alienazione e di delirio, faccio salvo questo movimento per i motivi che sono qui a spiegarvi. Intanto: quanti di voi conoscono i nomi delle artiste autrici delle opere presenti in questa mostra? Se io vi parlo di Annegret Soltau, Hannah Wilke, Francesca Woodman, Nil Yalter, Suzy Lake, Ana Mendieta, Martha Rosler, Cindy Sherman, Valie Export, Birgit Jürgenssen, Ketty La Rocca, Helena Almeida, Renate Bertlmann, Eleanor Antin, Suzanne Lacy / Leslie Labowitz, chi di voi può realmente dire "si , le conosco"?Questo dipende molto dalla direzione della cultura dominante, una cultura visual-televisiva che tende a rendere il corpo della donna più come un oggetto (di seduzione o di uso a seconda dei modelli e dei punti di vista) che come un soggetto pensante.Contrariamente all'uso e abuso del corpo della donna fatto dalla pubblicità, in questo caso l'uso è volontario, lontano dall'autocelebrazione o dalla più o meno velata seduzione, ed è utilizzato in chiave simbolico surrealista, e forse è proprio questo che mi fa apprezzare il taglio della mostra, e mi permette di accostarlo alla manifestazione che ricorre oggi.Ovviamente l'espressione delle singole riguarda il carattere, la singolarità e l'espressione personale di ogni singola autrice...Marta Rosler, ad esempio, rappresenta la quotidianità della vita casalinga come un mondo di mostruosità e alienazione allucinatoria.Suzy Lake, Cindy Sherman, Martha Wilson, con i loro autoscatti, i loro cambi di posa e di costume rappresentano l'intercambiabilità e la spersonalizzazione del "essere femminile", svuotato della sua identità personale e a volte inquadrato solo per il suo ruolo e/o costume.Eleonor Anting, nella sua opera "Ritratto di un re" si traveste fisicamente da monarca, con tanto di corona, barba e baffi per fare poi azioni tipiche della realtà quotidiana... giocando sull'ambiguità di concetti come "apparenza" e "sostanza".Ketty La Rocca -scusate se mi permetto, sia l'autrice dell'immagine allegata a questo documento che dell'intero gruppo la mia preferita- attraverso cinismo, indifferenza e un'eccezionale ironia, critica aspramente il ruolo dei mass media e la loro invasività nella vita casalinga-quotidiana. Altri suoi temi ricorrenti sono il dialogo con un soggetto mancante, rappresentato magistralmente attraverso la scrittura sulla pelle. E nella sua opera Craniologie, utilizza un mosaico di radiografie del proprio corpo come metamessaggio e composizione artistica al tempo stesso.In conclusione, augurerei a tutte le donne che leggono quest'articolo di investire €10 in un biglietto per vedere questa mostra, piuttosto che in un ramo di mimose o in una serata in pizzeria. Se vi dovesse capitare di passare da Roma, fateci un pensiero: sicuramente la vostra concezione dell'otto marzo ne uscirà modificata, spero in meglio...