Imiei2centesimi

PEACE & LOVE


 di Otta von BassBuon anno nuovo!E visto che siamo tutti stanchi per i bagordi di ieri parliamo di qualcosa di bello per iniziare il 2011 positivamente.Forse non tutti sanno che il 1° gennaio cade la Giornata Mondiale della Pace, una ricorrenza celebrata dalla Chiesa Cattolica dal 1968 dietro idea del Papa dell’epoca, Paolo VI, da non confondersi con la Giornata Internazionale della Pace, istituita dall’Onu e celebrata il 21 settembre.Andando al di là del significato religioso di questa celebrazione, che non intendo approfondire, la pace è comunque un argomento che merita di essere discusso, anche se preferirei parlarne di meno e viverne di più.Nel 1984 l’Onu adotta la Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace, un cui passo sostiene che "per garantire l'esercizio del diritto dei popoli alla pace, è indispensabile che la politica degli stati tenda alla eliminazione delle minacce di guerra, soprattutto di quella nucleare, all'abbandono del ricorso alla forza nelle relazioni internazionali e alla composizione pacifica delle controversie internazionali sulla base dello Statuto delle Nazioni Unite."Al giorno d’oggi però questa definizione mi pare ingannevole e riduttiva, poiché basata sulla contrapposizione pace/guerra: vorrebbe dunque dire che se un paese non è in guerra vive in uno stato di pace? Ma se una popolazione vive sotto il pugno di un dittatore che impone con la forza la “sua” pace? È nato così il concetto di pace positiva che indica “l'assenza di ingiustizia sociale e, più in generale, di sfruttamento umano”, ovvero l’assenza di qualsiasi violenza diretta o indiretta che opprima il singolo cittadino impedendogli di vivere appieno i suoi diritti fondamentali per quanto riguarda la politica interna e le relazioni all’insegna della giustizia reciproca tra stati per quanto riguarda la politica esterna. In questa accezione la parola pace si avvicina di più al concetto di “serenità”, data dalle scelte comportamentali di ognuno di noi e non stabilita dalle scelte “teoriche” dei trattati firmati dai governanti di ogni nazione. A tal proposito è recente anche la nascita della disciplina dei Peace Studies, una branca delle scienze politiche che, a differenza degli studi tradizionali sulle cause e lo svolgimento della guerra, si occupa delle motivazioni sociali e politiche che stanno alla base della pace stessa. Non dobbiamo stupircene, dopo tutto questo è un argomento che ha sempre interessato l’uomo, che aspira a uno stato di pace per poter vivere meglio; fin dall’età classica filosofi e studiosi si sono interrogati su questo concetto, che è presente nella stragrande maggioranza delle religioni, ognuna delle quali, magari con metodi diversi, persegue tale fine. E come non ricordare alcuni grandi personaggi del XX secoli, passati alla storia per la loro lotta per il bene comune, per esempio il Mahatma Gandhi, padre della non-violenza, o Martin Luther King, leader dei diritti civili della comunità afroamericana.