Imiei2centesimi

YARA-MARIA GORETTI


 A cura di OTTA VON BASSNon intendo aggiungere ulteriori speculazioni sulla drammatica fine della tredicenne Yara Gambirasio, la ragazzina di Brembate trovata morta sabato scorso dopo tre mesi dal suo rapimento, ma voglio dire la mia su certe affermazioni che rasentano l’offesa.Qualche giorno fa il giornalista Antonio Socci, dalle pagine di Libero, ha paragonato la vicenda di Yara a quella di Maria Goretti, la sua coetanea santificata nel 1950 perché aveva resistito alla violenza sessuale del suo assalitore, che l’aveva quindi pugnalata più volte con un punteruolo.Nel corso degli anni Maria Goretti è diventata il simbolo cristiano della donna che difende a costo della morte la propria verginità, che muore pura in difesa dei suoi valori, e proprio sui due principi di purezza e santità ha insistito Socci. Anche se non sappiamo ancora se la morte di Yara è stata provocata dal movente sessuale.A parte il fatto che la giovane santa non è morta immediatamente e in ospedale, dove era stata immediatamente ricoverata, aveva perdonato il suo assassino, anzi, aveva detto di volerlo con sé in Paradiso, e quelli erano tempi meno “liberi” (si parla del 1902) per la morale, ma quale donna, credente o atea, vergine o no, giovane o vecchia, non si difende di fronte all’aggressione?Ora obbietterete che il 50% delle vittime non reagisce per la paura di essere ucciso. Ma quello è principio di sopravvivenza, non timore o no di perdere la propria verginità.Mi pare si voglia strumentalizzare questo fatto orribile a favore di un valore, che è sì importante, ma non più fondamentale per la società, a favore del pensiero della Chiesa, ma lo si faccia in maniera superficiale e ipocrita, visto tutto quello che ci circonda.Secondo questa lettura le donne che vengono uccise sono tutte in odore di santità e quelle che hanno la fortuna (o la sfortuna, porteranno con loro un trauma terribile per tutta la vita!) di sopravvivere sono delle poco di buono che si sono lasciate stuprare?! Soprattutto a fronte di certe affermazioni di alti prelati che hanno sostenuto che alcune donne, con il loro modo di fare o di vestire, provocano i loro assalitori. Questo non è nemmeno maschilismo. Peccato non possa dire cosa è in realtà per paura di denunce.Io credo che ognuno di noi sia libero di fare quello che vuole se ciò non comporta un danno per gli altri. Una donna ha il diritto di indossare jeans attillati senza che certe menti malate la vedano come un oggetto di piacere. Una donna ha il diritto di perdere la verginità quando sente di aver trovato la persona giusta senza diventare una peccatrice additata dalla comunità. Una donna, una ragazzina, ha il diritto di accettare un passaggio in buona fede senza dover avere paura di quello che succederà dopo. Soprattutto una donna non deve subire tutto ciò e passare dalla parte del torto! Sono i colpevoli di questi crimini quelli che sbagliano, il male è nei loro occhi che vedono ciò che vogliono, non in un jeans o in una minigonna, queste sono solo le scuse che si danno per giustificarsi.Già ci pensa la nostra mente a farci provare sensi colpa e vergogna, non c’è bisogno che lo facciano anche gli altri, come se avessero il diritto di giudicarci e dirci cosa è giusto e cosa è sbagliato. Anche la Chiesa non deve arrogarsi questo diritto quando va contro la libertà personale di ognuno di noi, può difendere il suo modo di vedere le cose, ma non può imporlo a chiunque.Probabilmente il signor Socci non pensava tutte queste cose mentre scriveva il suo articolo, pertanto, se volesse farci conoscere il suo vero pensiero, anche se dubito leggerà mai questo post, non deve far altro che farci pervenire una smentita. TIE’, GIORNALISTA DI LIBERO, PRRR!