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Post n°426 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da Eyke
C'erano una volta un salice piangente e una sorgente che scorreva ai suoi piedi. Si osservavano silenti, giorno dopo giorno. Il salice ascoltava lo scorrere delle acque della sorgente. Ne restava cullato, e poi riposava gli occhi osservando per ore quell’azzurro cristallino. La sorgente alzava il naso al cielo e sorrideva, giocando nelle ombre create dalle fronde del salice, che seguendo il vento, ondeggiavano morbidamente. Innamorati, l’uno dell’altra. Ma immobili, al loro posto. Un giorno la sorgente alzò gli occhi per guardare il salice. Ed ebbe un sussulto. La terra sotto l’albero stava lentamente franando, inesorabile e calma. Ma il salice non pareva inquieto. Anzi,come sempre manteneva la sua inconfondibile calma. - Scusi… -, sussurrò la sorgente, -signor salice…- E quello si chinò, - Ah, è lei! Mi dica, prego. - La sorgente tentennò qualche momento, ma poi prese coraggio, - Senta, si è accorto che la terra sotto di lei sta franando? - - Ovviamente, si. - - Beh… e non fa nulla per evitare il tragico fatto? - - E cosa potrei fare? Sono un albero. Ho le radici intrecciate e sedimentate in questa terra. Non ho possibilità di andarmene. E sinceramente neanche lo vorrei. - La sorgente restò qualche attimo in silenzio. Contemplò la maestosità dell’albero, i suoi colori intensi, la robustezza della corteccia. E si soffermò sulle piccole foglioline che ricoprivano le sue fronde. Restò a fissare quella parte più vulnerabile e delicata del salice. Lui se ne accorse. Si accorse di quello sguardo che guardava al di là. Lo sguardo di chi amava. -Senta… non si preoccupi per me. – sussurrò il salice. Presa in contropiede la sorgente si agitò, - No… non è preoccupazione per lei, ma per me stessa. E’ puro egoismo, sa?- E lui s’intenerì, nel seguire il discorso, - Egoismo? - - Si, perché quando lei cadrà e morirà, io mi troverò sola con la mia sofferenza. E allora potrò solo ascoltare il mio cuore spezzato ed il silenzio delle mie acque mute, senza il fruscio delle sue frasche. E questo mi ferisce già ora, prima ancora che il tutto accada. - Il salice restò in silenzio per qualche istante. Poi, lentamente prese a sussurrare, - Non si crei dei problemi che ancora non esistono. Non soffra per qualcosa che ancora non è accaduto. In realtà lei non sa cosa succederà. E nemmeno io. Il fatto che io possa cadere ed essere portato via dalla sua corrente, è solo una delle mille ipotesi possibili… perciò non soffra. – Ancora abbassò il tono della voce, - Non soffrire. Ne per me e nemmeno per te. - - Va bene. - - Me lo prometti? - - Lo prometto. - - Bene. - Passarono i giorni. I mesi. Gli anni. E i due si osservavano. Taciti si amavano. Colmi di emozioni, di desideri. Si ascoltavano. Si sentivano… E poi un giorno la terra franò. Si staccò un’intera zolla di terra, cadendo. Con essa il salice. Cadde nel vuoto, lanciato verso la sorgente. Si ruppe dei rami, parte della corteccia e delle radici… E si fermò, eretto, sulla riva della sorgente. Immobile. Poi… Le radici crebbero veloci, intrecciandosi ai fondali della sorgente. Si nutrì di quelle acque cristalline e pure. Le acque che amava. E crebbe, diventando un salice grandissimo, folto, possente. Mano nella mano della sorgente. E un giorno, dopo essersi amati sotto il cielo, nel canto degli usignoli, attraverso il sussurro del vento, il salice carezzò la sorgente, - Vedi… silenzioso o dichiarato, l’amore è amore. E le paure vanno affrontate nel momento in cui si presentano. Mai prima. E’ un dispendio di energie inutile, altrimenti… - le sorrise. - Ora lo so. E non lo dimenticherò mai più. - - Non dimenticare nemmeno me, mi raccomando! -, scherzò il salice, - Non c’è pericolo: questo è impossibile. – rispose serena lei. E’ perché nella parola AMORE io intendo tanti sentimenti. Diversi e anche uguali. Ma sempre assolutamente intensi |
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