Vampiri...

Tutto ebbe inizio...... 2°parte


  Mi svegliai il giorno seguente,  la luce del mattino filtrava attraverso le pesanti tende alle finestre. Aprii gliocchi e cercai Risen li intorno, ma nonlo vidi. La coperta di lana mi copriva il corpo e il suo calore eraconfortante. Avevo le membra intorpidite dal lungo sostare sul letto in queigiorni di degenza. Non ricordandomi della gamba rotta, provai ad alzarmi, fu unerrore. Il dolore lancinante mi fece urlare talmente forte che mi scesero lelacrime. La gamba rotta non ci voleva proprio, avrei voluto con tutte le mieforze alzarmi per guardare fuori dalla finestra in che luogo mi trovavo, ma miera praticamente impossibile.Al mio urlo di dolore Risen sicatapultò nella stanza. Vedendolo arrivare di corsa mi si bloccò il fiato,primo perché la sua bellezza era stupefacente e secondo mi ero sentita unidiota nei suoi confronti. Mi si avvicinò e mi chiese se stavo bene. Risposi “Si. Scusami ma volevo alzarmi, ma non mi sono ricordata della gamba…” mi sentiimolto in imbarazzo davanti alla sua espressione preoccupata. “ Devi stareancora a letto per un bel po’. La tua gamba non era in belle condizioni, perfortuna eri svenuta e quando te lo rimessa a posto non hai sentito nulla.” Allesue parole rimasi impassibile. Anche perché non ascoltavo le parole, ma solo ilsuono musicale della sua voce. I suoi occhi, quell’azzurro, sembravano quasiirreali. “Hei! stai bene?” sentii la sua mano e di colpo mi ridestai. “si.Scusami davvero, ti stai occupando di me, e io non ti ho neanche ancoraringraziato… mi sento in debito con te….” “ stai tranquilla, non deviringraziarmi, ho solo fatto il mio dovere.”A quelle parole mi venne ladomanda, ma non sapevo se rivolgergliela. Non volevo essere troppo invasiva, mami feci forza “cosa ti ha portato li…. Quella sera? Intendo…” Lui mi guardò,poi iniziò a controllarmi la gamba, che era steccata fino a metà coscia. Nonavevo notato che portavo una casacca da uomo che scopriva le gambe. E mirivolse la parola “ mi trovavo in quella zona a caccia. Quando ho sentito ilupi mi sono avvicinato al villaggio. E quando ho visto quel mostro che stavaper divorarti mi sono lanciato senza pensare ad altro….” Il suo sguardo ora eraperso nel vuoto, un velo di tristezza era sceso su i suoi occhi. Lo guardai esenza rendermene conto avvicinai la mano al suo viso. Si riprese a quelcontatto e si alzò. Mi guardò e mi chiese se avevo fame. In quel momento sentiiil brontolio della pancia e arrossendo dissi di si. Si allontanò, uscì dalla stanza.Dopo pochi minuti ritornò  con un vassoiocon ciotole piene di cibo e me lo posò di fianco al letto. Mi augurò buonappetito e se ne andò di nuovo. “Chissà cosa stava pensando?” michiesi. Mentre parlavamo il suo sguardo era cambiato, non aveva più quella luceche avevo visto il primo istante che lo avevo incrociato, ma era sceso un velodi tristezza e malinconia. Chissà…. A quel punto mi venne in mente che per un po’di giorni io avevo una benda sugli occhi. Chissà che mi era successo? Sul comodinodi fianco al letto vidi uno specchio, un bellissimo specchio dorato grossoquanto una mano, lo presi e mi guardai. Mi vidi cambiata, i miei capellicorvini avevano preso una sfumatura grigia,il mio volto era sempre quello,riposato e vellutato come sempre, ma mi accorsi che una lunga cicatrice passavada una parte all’altra sul mio occhio sinistro. “Ecco, ora capisco.” Mi dissi,la notte dell’aggressione oltre ad essermi spezzata la gamba, mi ero ancheprocurata quella brutta ferita, che Risen aveva cucito da solo.A dire la verità non mi ricordomolto di quella notte. Mi ricordo solo del mio risveglio e nulla più.  
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