Vampiri...

Tutto ebbe inizio...... 5°parte


  I due giorni senza di lui passarono,non vedevo l’ora di poter rivedere i suoi occhi e il suo viso. Finalmente la sera del terzo giorno, quando il sole era appena sceso oltre l’orizzonte, in un tramonto di bellezza impressionante lo ritrovai al mio fianco. Bello, in tutto il suo splendore. Mi si avvicinò e mi salutò con un baciamano, e mi chiese se avevo passato bene queste giornate. Risposi di si, ma che mangiare da soli non era bello, mi guardò e sorrise. “ Allora stasera la porterò in città, Madame”.“In città?” chiesi stupita, non ci ero mai stata. Una ragazza di campagna come me non era mai andata in città. Soprattutto accompagnata da un gentil’uomo come lui. Allora andai in casa e mi preparai a dovere. Sul mio letto trovai un magnifico vestito violetto con pizzi e merletti neri con un stretto corsetto in vita. Lo indossai, mi acconciai i capelli, infilai le scarpe e scesi alla sala da pranzo. Lui era li, con indosso un fantastico completo viola scuro con camicia di seta nera, guanti di pelle e stivali. Era bellissimo. Non sapevo davvero cosa dire. Mi guardò, mi prese la mano e ci dirigemmo verso la carrozza che ci aspettava nel cortile della casa.Il tragitto fu breve e già si intravedevano le luci della città. Sulla carrozza gli chiesi come era andata la caccia, mi disse bene, ma che i dettagli era meglio non dirli ad una signora. La carrozza si fermò e scendemmo in mezzo ad una gran folla. Eravamo sulla strada principale, dove si trovavano grandi ristoranti e teatri. Cenammo in un elegante ristorante francese e poi mi portò a teatro a vedere la mia prima opera. Ero eccitata da tutte queste grandi novità. La vita del settecento. Io l’avevo sempre solo vissuta dalla visione di una contadinella, e ora mi trovavo catapultata in un mondo del tutto diverso pieno di sfarzo e ricchezze. La serata era stata splendida avevamo riso, mangiato e bevuto in compagnia, conosciuto gente di ogni classe sociale agiata. Ma soprattutto avevo scoperto una cosa nuova sul conto di Risen. Faceva parte di un corpo militare, che non ero ancora riuscita bene ad inquadrare. Ma avevo scoperto che era un comandante alto in grado. Ora mi spiegavo il perché di quel personaggio in divisa che c’era l’altra sera con lui. Tornando a casa, in carrozza avrei voluto rivolgergli delle domande, ma forse per il vino e per la stanchezza, crollai dal sonno. Lui mi prese in braccio e mi portò fino alla mia camera. Il sonno mi stava prendendo e dalla mia bocca uscirono strane parole: “ Stai quicon me stanotte…… Non.. Non andartene…. Stai con me…”. Mi appoggiò sul letto,mi slacciò il corsetto stretto in vita e mi coprì con la coperta e se ne andò. Mi svegliai la mattina seguente con un gran giramento di testa. Il vino e la serata precedente avevano lasciato postumi difficili da smaltire per una come me non molto propensa alla vita mondana. Sul comodino vicino al letto trovai la mia tisana e un biglietto. Risen mi aveva dato il buon giorno e mi aveva scritto che ci saremo visti a cena. Chissà come mai non lo vedevo mai di giorno. Era successo solo i primi giorni che avevo passato a letto, quando veniva a curarmi la gamba. Ma dalla volta che avevamo cenato insieme, durante il giorno non lo vedevo mai. Indossai un completo con pantaloni e giacca, avevo deciso di uscire a cavallo quella mattina. Bevvi la mia tisana e uscii verso le stalle. Non avevo ancora avuto la possibilità di entrarci. C’erano sei box con all’interno sei bellissimi cavalli. Erano dei bellissimi Andalusi. Arrivavano tutti dalla Spagna. Mi avvicinai ad uno stallano nero. Il cavallo mi fissò e avvicinò il muso per farsi accarezzare. Fu’ amore a prima vista. Lo sellai e uscì.  Oltre la spiaggia che continuava a perdita d’occhio, trovai una grande distesa d’erba. Cavalcai per ore. Mi fermai vicino a una grande quercia, il sole era alto nel cielo, l’aria calda mi buttava sulla faccia. Stavo bene, mi sentivo al settimo cielo. Ma era ora di tornare. Ripresi la strada di casa. Tornando incrociai uno strano convoglio diretto al podere. Non pensavo avessimo visite quel giorno. Tornata alla scuderia, lasciai il cavallo nelle mani dello scudiero e mi raggiunse il maggiordomo, non sapevo il suo nome, “ madame, il signorino mi ha chiesto se potevate cambiarvi e raggiungerlo  in sala da pranzo, ha detto che vi deve parlare.” A queste parole, andai direttamente in camera a cambiarmi. Ogni volta che sapevo di incontrarlo avevo le farfalle nello stomaco, non saprei dire il perché, ma mi agitavo sempre. Mi preparai e mi diressi nella sala. Lui era lì, bellissimo come sempre, ma il suo viso aveva qualcosa che non andava. La sua espressione era dura. Mi avvicinai e lo salutai con un inchino. “ dove sei andata?” mi chiese con un tono brusco, rimasi di stucco a quella domanda, “sono uscita a cavallo, avevo bisogno di aria fresca….”, mi guardò poi rivolse lo sguardo altrove “ non devi uscire da sola, è troppo pericoloso….”. Rimasi impietrita al suo tono. Si preoccupava della mia incolumità, ma di giorno che pericolo potevo correre. Ormai ero con lui. “ Ci sono cose che non ti ho ancora detto. Né sul perché sei qua, né su chi sono. Arriverà anche il momento per quello, ma per ora devi evitare di allontanarti da sola, io non posso proteggerti durante il giorno.” Lo guardai, e sentii domande che crescevano nella mia testa, ma non ebbi il coraggio di fargliele. Sentivo il suo sguardo duro su di me, io non avevo il coraggio di incrociarlo, gli voltai le spalle e me ne andai. Chissà cosa voleva dire con quelle parole.Mi faceva stare male il fatto di averlo fatto arrabbiare in quel modo, ma cosa potevo fare in quella grande casa da sola durante il giorno. Non ero abituata a stare sola e chiusa in casa. Più tardi sentii delle voci arrivare dalla sala da pranzo, tutte voci maschili; una, oltre a quella di Risen mi era famigliare,incuriosita mi avvicinai alla sala. Sbirciai all’interno e vidi parecchi uomini. Tutti in divisa, la stessa divisa che portava l’uomo dell’altra notte. Risen si girò e mi vide, “ Amina, stavo per venire a chiamarti ci sono delle persone che devo presentarti…”, mi feci avanti un po’ intimidita. Erano tutti uomini,con addosso una divisa nera con lustrini dorati che siglavano i gradi. Tra questi c’era un alto comandante, un gran bell’uomo con capelli neri tagliati corti,due bellissimi occhi verdi e anche lui portava un tatuaggio sul viso, come il mio Risen e l’altro militare che avevo visto in precedenza. Risen si avvicinò a me e mi accompagnò di fianco al gruppo di militari. Mi presentò a tutti. Al mio inchino tutti salutarono con un cenno della testa. L’uomo con i capelli neri mi fu presentato come il Generale Caronte, in quella situazione intuii che era il più alto in grado, poi l’uomo con i capelli ramati era il Tenente generale Lupen, che dirigeva un accademia al di sotto del generale Caronte, poi via via mi furono presentati tutti gli altri di cui non riuscii a memorizzare tutti i nomi. Dopo le presentazioni mi fu chiesto di accomodarmi con loro al tavolo. “E’arrivato il momento delle spiegazioni.” Disse Risen rivolgendosi a tutti i presenti, ma sapevo che l’affermazione era rivolta più che altro a me. Chissà che rivelazioni sarebbero arrivate quella sera.
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