Vampiri...

Noi due.... Parte 3°


La notte era il mio habitat naturale da quando ero un vampiro, i miei sensi erano allerta e seguivo il suo odore. Il buio era più denso che mai, la luna non c’era e le stelle splendevano nel cielo. La mia vista mi permetteva di vedere al buio e percepivo ogni singolo movimento. Il bosco era un brulicare silenzioso, ma non ci facevo caso per il solo fatto che dovevo trovare Risen a tutti i costi. Era tutto per me. Seguii la sua scia attraverso il bosco, superando alberi e radure, finché sentii dei rumori. Mi fermai, appoggia la mano sulla mia arma e attesi. Ero sotto vento e se fossero stati lycan non avrebbero percepito il mio odore. La tensione mi pervase, strinsi ancora di più la presa sull’arma e mi misi in posizione di difesa. I passi si avvicinavano, potevo percepire la presenza di quell’essere, perché era solo uno. L’odore non lo riconobbi immediatamente, era mischiato al fetore dei lycan e al sangue. Mi abbassai nella boscaglia e aspettai. Si avvicinava sempre di più, la mia mano stringeva sempre più forte l’impugnatura dell’amakir e la sua potenza mi pervase. Ad un certo punto entrò nella mia visuale e lo riconobbi. Era Risen, mi alzai di scatto e mi gettai in corsa verso di lui. Mi riconobbe all’istante e mi prese tra le sue braccia. Lo guardai e gli dissi: “ speravo davvero di trovarti…” lui mi fissò con i suoi bellissimi occhi, ma ad un certo punto cambiò espressione. Avevo capito che qualcosa non andava, mi prese la mano e ritornammo al covo del clan. Durante il ritorno al covo, non aveva aperto bocca, lo sguardo fisso sul percorso, ma la sua mano stretta alla mia. La tensione si tagliava con una lama. Quando entrammo nella grande sala, illuminata da i soliti candelabri, le finestre chiuse con i pesanti teloni in velluto nero, tutti i presenti ci fissarono. Risen era coperto di sangue e la sua rabbia si poteva percepire da lontano, stava aspettando il momento giusto. La mia mano nella sua non lasciava la presa, avevo capito che la vera battaglia si sarebbe compiuta in quella sala. Il suo sguardo si spostò su ogni vampiro in sala, ma si posò come un macigno su Lupen e Criminal, i suoi compagni di battaglia. “Voi, dovrete dare delle spiegazioni sia a me che a tutti i presenti….”.Disse con tono accusatorio. Lupen, seduto su un grande divano, si alzò in tutta la sua mole e si avvicinò a noi. Il suo sguardo di sfida iniziò a calare ad ogni passo. Capiva che non poteva avere possibilità di vincita. Criminal dietro di lui, lo seguiva come un cane segue il padrone, una scena quasi patetica. Aspettavo come tutti delle spiegazioni. Risen sapeva cose che io e tutti gli altri non sapevamo. Calò un silenzio sovrannaturale, che durò un attimo lungo un eternità. Allora Risen prese parola “Mi avete lasciato solo con tre lycan e siete scappati, codardi!..” a quelle parole tutti rimasero di stucco. Nessuno, tra cui anche io, avrebbe  pensato una cosa del genere, due grandi combattenti come loro non avrebbero mai e poi mai abbandonato un compagno per scappare. “l’unica cosa che posso dirvi e che siete dei codardi, non avrei mai pensato una cosa del genere… E poi cosa sono le voci che si sentono in giro che volete abbandonare l’accademia….?” Lupen lo fissò sbigottito e si voltò di colpo verso Criminal, che aveva lo sguardo fisso sul pavimento e faceva no con la testa. Lupen prese la parola con un tono delicato “noi non vogliamo abbandonare nessuno, anzi abbiamo avuto una proposta da parte di tre clan e abbiamo deciso di spostare l’accademia in queste tre sedi…. Ma stavamo solo valutando la situazione. Il clan madre è in seria decadenza e mi sembrava meglio spostarci in un gruppo più grande per avere più possibilità di protezione.” Risen sorrise, ma il suo sguardo era sempre duro e fisso negli occhi di Lupen. “ Caronte non sarà d’accordo su questa scelta, lo sai vero… cmq se mai voi prendiate questa decisione, allora io e Amina non vi seguiremo… siete dei codardi e la mia fiducia non la meritate….” Con queste parole seguii Risen fuori dal covo. Avevamo ancora quattro ore prima del sorgere del sole e dovevamo cacciare.
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