Vampiri...

Noi Due...parte 3°


Dopo esserci cibati tornammo alla nostra dimora, Risen aveva bisogno di una pulita, il fetore dei lycan se lo portava addosso, ma la sua bellezza era sempre la stessa. Aveva sfogato parte della sua rabbia durante la battuta di caccia, ma vedevo che comunque portava ancora tutto in corpo. Lo lasciai solo a sistemarsi e mi diressi nelle mie stanze. Il sole sarebbe sorto in poco tempo e mi misi di fianco alla finestre a cogliere gli ultimi attimi di notte. Pensavo a quello che era successo e mi sembrava incredibile. Dalla mia trasformazione avevo dedicato le ore diurne a studiare e comprendere i vari comportamenti di Vampiri e lycan. Erano informazioni basilari che portavano a conoscere la razza nemica e soprattutto la nostra razza. I vampiri sono sempre stati descritti come bevitori di sangue, ma oltre a quello hanno caratteristiche che i Lycan non possono avere. L’eleganza, la persuasione, l’abilità e l’agilità dei movimenti sono basilari, sia nei combattimenti che nella vita vissuta in mezzo agli umani. I lycan avevano la caratteristica di vivere principalmente in branchi. E come tutti gli animali il più forte comanda sui più deboli. Ma non è il caso della razza dei vampiri,  possono essere solitari, ma se in gruppo c’è un rispetto reciproco e soprattutto l’aiuto reciproco. Quindi non riuscivo a spiegarmi come mai Lupen e Criminal avessero abbandonato Risen nel bel mezzo della battaglia. I miei pensieri vagavano e non mi accorsi della presenza di Risen al mio fianco. Stava osservando anche lui gli ultimi attimi prima dell’alba, e lo sentii sussurrare “Ormai è passato troppo tempo che non ricordo neanche più come possa essere una giornata di sole….”. Lo guardai: il suo viso ripulito, i vestiti emanavano un profumo delizioso, che andava a mescolarsi con il suo odore; ero assorta in non so quali pensieri, che senza accorgermi trovai la sua mano posata delicatamente sulla mia. Mi strinse la mano e mi guidò sul letto, dove ci sedemmo entrambi, il suo sguardo fissava il vuoto, avrei voluto chiedergli cos’era successo la notte precedente nella foresta, ma desistetti dal domandarglielo. Rimasi a guardarlo, finché mi guardò a sua volta, la rabbia che avevo visto nei suoi occhi precedentemente era sparita, ma un velo di tristezza  li incupiva. Lo abbracciai e quell’abbraccio fu ricambiato in tutta la sua dolcezza. Era da tempo che non sentivo più quelle sensazioni. Essere u vampiro non significa non provare emozioni, anzi vengo amplificate al massimo, e in quel momento mi sembrò di ritornare umana.Il giorno passò,al tramonto ci preparammo per la caccia, la sete ci prendeva e il sangue ci chiamava al nostro compito di predatori. Scendemmo in città, sembravamo una semplice coppia lui vestito in abito scuro ed elegante e io portavo un abito lungo color cremisi che faceva risaltare la mia pelle pallida. La città pullulava di gente. Capannelli di gente affollavano le strade e le entrate di ristoranti e teatri. Dovevamo cibarci in qualche modo. Le nostre prede non erano solo umane. Non ci piaceva cacciare in mezzo alla folla, era sempre meglio girovagare nel bosco e catturare animali di grossa taglia. Solo poche volte ci capitava di assaggiare il sangue umano. Quella sera non eravamo soli, percepimmo la presenza di tanti gruppi di vampiri intorno a noi. Ma io e Risen eravamo una coppia a parte. Ci distinguevamo da tutti gli altri. Non ci facevamo riconoscere. A metà serata ci dirigemmo verso il bosco, dovevamo stare all’erta per non andare in contro al gruppo di lycan che girovagava nel nostro territorio.In una radura trovammo un grosso cervo maschio. Brucava l’erba nel chiarore della luna. Non aveva percepito la nostra presenza. Eravamo quasi sul punto di catturarlo quando sentimmo un ululato e delle grida di terrore. Capimmo che la situazione stava degenerando. Il cervo scappò e noi ci dirigemmo in direzione delle grida. Odore di sangue e legna bruciata ci arrivava da nord. Il piccolo insediamento a nord della foresta era stato attaccato da un gruppo di quattro giovani lycan. Quella sera avremmo dovuto combattere. Risen mi guardò e mi chiese se ero pronta. Annuii e partimmo all’attacco. Case bruciate, corpi di uomini e donne erano in strada alcuni agonizzanti altri già morti. Li avevano squarciati. I quattro lupi erano raggruppati intorno alla loro cena. Non si capiva di cosa si trattasse.Ci fiondammo sui due più giovani e atterrammo con colpi secchi alla base del collo. Sfilai il mio pugnale d’argento dallo stivale e mi avventai sul lupo alla mia destra. In pochi secondi avevo piantato i denti nel suo collo e il pugnale nel suo petto. La forza di quel mostro era più della mia, ma avevo imparato i loro punti deboli e con un altro fendente al petto riuscii a schivare la sua zampata e a farlo cadere a terra morto. Risen intanto stava combattendo con il più forte. Un grande lupo dal pelo grigio con occhi pieni d’odio. Ma anche lui con due colpi al petto e un pugno ben assestato sul muso riuscì a mandarlo ko.Il puzzo dei lycan si mischiava al sangue e alla legna bruciata. Il villaggio era stato raso al suolo. Il fuoco ormai aveva invaso ogni cosa e l’insediamento era diventato una grande pira funeraria.Ci allontanammo e dalla collina vicina guardavamo le fiamme lambire il cielo notturno. Non era tanto il fatto di aver combattuto da soli contro quattro lycan, ma il fatto di veder un intero villaggio bruciare portava rabbia e tristezza.
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