Nel 1929 i contadini Bresciani decisero di abbassarsi il salario e alzare l'orario di lavoro, accogliendo l’accorato invito dei gerarchi, spinti, a loro volta, dall’amore verso il Duce. Li seguirono i contadini di Pavia, persuasi dalle parole appassionate del locale gerarca, uomo estremamente ambizioso, vile e privo di fantasia. E da lì in poi fu una gara tra gli infervorati e commossi contadini di tutta Italia ad abbassarsi il salario per mostrare al duce quale fosse la misura del proprio attaccamento alla patria e all’ideale. Una sera in cui era più magnanimo del solito, il Duce pensò bene che occorresse dare una mano a quei poveracci dei fittavoli, alzando il potere d’acquisto dei loro salario reso miserrimo dall'amore e dalla salda fede nell’ideale fascista. Ragion per cui impose, attraverso vie traverse, anche ai proprietari terrieri di abbassare i loro canoni per l’affitto dei terreni. Fu allora che i latifondisti insorsero e la faccenda così arrivò alla Corte di Cassazione la quale dichiarò illegale la misura varata dal fascismo ai danni dei proprietari. Ovviamente la stessa cosa non avvenne per i contadini i quali continuarono ancora per un po' a stringere la cinghia. Questo racconta Gaetano Salvemini in uno scritto che lessi diversi anni fa e che mi è ritornato in mente stasera.Il problema è che (porca miseria!) non riesco a ricordare dove ho messo la chiave del cancello stamattina... Bah misteri della memoria!!!
Perchè ricordiamo certe cose e perchè altre le dimentichiamo?
Nel 1929 i contadini Bresciani decisero di abbassarsi il salario e alzare l'orario di lavoro, accogliendo l’accorato invito dei gerarchi, spinti, a loro volta, dall’amore verso il Duce. Li seguirono i contadini di Pavia, persuasi dalle parole appassionate del locale gerarca, uomo estremamente ambizioso, vile e privo di fantasia. E da lì in poi fu una gara tra gli infervorati e commossi contadini di tutta Italia ad abbassarsi il salario per mostrare al duce quale fosse la misura del proprio attaccamento alla patria e all’ideale. Una sera in cui era più magnanimo del solito, il Duce pensò bene che occorresse dare una mano a quei poveracci dei fittavoli, alzando il potere d’acquisto dei loro salario reso miserrimo dall'amore e dalla salda fede nell’ideale fascista. Ragion per cui impose, attraverso vie traverse, anche ai proprietari terrieri di abbassare i loro canoni per l’affitto dei terreni. Fu allora che i latifondisti insorsero e la faccenda così arrivò alla Corte di Cassazione la quale dichiarò illegale la misura varata dal fascismo ai danni dei proprietari. Ovviamente la stessa cosa non avvenne per i contadini i quali continuarono ancora per un po' a stringere la cinghia. Questo racconta Gaetano Salvemini in uno scritto che lessi diversi anni fa e che mi è ritornato in mente stasera.Il problema è che (porca miseria!) non riesco a ricordare dove ho messo la chiave del cancello stamattina... Bah misteri della memoria!!!