InSpiral

Finally: HABITAT


Ormai non manca molto.Questa volta davvero. L'idea di "Habitat" nasceva circa un anno fa.Come sarebbe se l'uomo ad un certo punto arrivasse alla fine del suo ciclo evolutivo a causa delle sue stesse azioni? Potrebbe in nome del progresso e dello sviluppo continuo arrivare a nuove risorse, a nuove tecnologie. Potrebbe in questo modo destabilizzare l'equilibrio che permette a questa specie però di continuare a stare dove sta. Potrebbe non esserci bisogno di una guerra. Il pianeta, semplicemente potrebbe cambiare quel tanto che basta da diventare inospitale per noi. Come una palla sopra un piano inclinato, potemmo toccarla, inavvertitamente, e...poi accorgersi che la palla è partita, troppo tardi per fermarla.Potremmo sbagliare i calcoli.Potremmo, estraendo troppe risorse, modificare l'equilibrio e accorgerci che è troppo tardi prima di poterci evolvere in una nuova specie, in grado di sopravvivere.Chi resterebbe? Nessuno forse, o forse pochissimi, slegati tra loro, in luoghi diversi, ognuno convinto di essere l'ultimo rimasto o l'unico meritevole.E come se la caverebbero da soli?Sarebbe la fine del mondo?No, il mondo andrebbe avanti, estinguendo una specie per far posto ad un altra, magari completamente diversa da noi, dopo essersi ripreso il suo spazio.E' quello che fa.Sempre.Da sempre.Per sempre. Di quelli che sopravviverebbero ci potrebbe essere chi tornerebbe allo stadio di un mammifero cacciatore, che utilizza la sua intelligenza per braccare una preda, una preda che resta tale anche se è un umano. E' carne, si mangia. E' sopravvivenza. E' il cieco istinto di andare avanti comunque, ad ogni costo, e se andare avanti vuol dire tornare a uccidere e perdere la moralità che contraddistingue gli umani moderni il prezzo si può pagare, se consente di sopravvivere all'inverno. Ci potrebbe essere chi invece, sopraffatto dai ricordi e trovando insostenibile la solitudine e questa vita, impazzirebbe. Chissà se quindi tornando a uno stato di vera normalità o meno. Potrebbe camminare lungo una roccia, vicino al mare, meravigliandosi della bellezza indicibile del mondo silenzioso, ma camminando verso l'acqua con uno scopo. Potrebbe avere la visione di se stesso che lo chiama da un altro luogo, potrebbe sentire voci, tuoni nella mente, mentre affonda nell'oceano in una pioggia argentata di bollicine che vanno verso l'alto. Mentre scende, mentre decide di scambiare il mondo vuoto per il ritorno nel ciclo delle cose, mentre i tuoni nella mente chiamano il suo nome. Ci potebbe essere un uomo di fede che scriverebbe una lettera a un futuro umano, cieco nella sua speranza e nella fede che ora è una gabbia, consapevole che le cose sono andate diversamente, e dopo aver inviato per l'ennesima volta un segnale radio che non ha risposta sedersi e scrivere. E mentre scrive una lettera di giustificazioni per allontanare la colpa potrebbe rendersi conto che non serviranno, che la colpa è stata anche sua e di tutti quelli che sapendo si sono girati dall'altra parte. Potrebbe prendersela con se stesso. E potrebbe rendersi conto che quella lettera si biodegraderà senza che nessuno la legga, stavolta. Nessuno mai in un futuro talmente presente e interminabile da sopraffare, da augurarsi che nessuno ci sarà dopo, perchè la sua eredità sarebbe una condanna. Perchè la natura, la madre, non piange per la morte di uno dei suoi figli, perchè sa che se uno se ne va arriverà altro, perchè si è sempre parte della stessa biologia. Perchè Lei, ogni tanto, deve rassettare e fare ordine nelle sue idee che respirano. Perchè nasce e muore ogni giorno, e come lei i suoi figli, che sono lei stessa, in un Uno senza principio. Quindi, col tempo e senza la presenza umana la vita rifiorirebbe, e le piante e gli altri esseri viventi potrebbero riprendersi ciò che è loro e che noi abbiamo costretto e distrutto. L'erba spaccherebbe e mangerebbe il cemento, le case. Alberi uscirebbrero dalle finestre. Non ci vorrebbe nemmeno troppo. Inesorabilmente, del passaggio di Homo resterebbero poche tracce, alla faccia dei nostri sogni di eternità. Ci potrebbe essere poi un nostro simile, diverso ma simile, forse un uomo, forse no.Potrebbe sentire un ancestrale richiamo verso una casa, ormai piena d'erba e di polvere, e rendersi conto che quella casa non gli serve, non gli parrebbe nemmeno un riparo. Perchè non avrebbe bisogno di una porta per chiamare casa il mondo, visto che la sua casa è ovunque. Perchè si è adattato, perchè è tornato in simbiosi, in armonia con quello che lo circonda. E si rende conto nella sua intelligenza sviluppata ma primitiva, che egli è Uno, ma fatto dello stesso materiale del Tutto. Che condivide con i fiori che gli stanno intorno e con tutto il mondo la sua genesi. Che sono tutti progenie delle stesse molecole. Che è Uno, unico, e non può accampare diritti maggiori di quelli che la Madre gli concede, perchè è perfetto nella sua unicità e imperfetto nella sua differenza. Perchè è l'inizio e la fine insieme, l'alfa e l'omega, perchè è formato da presenza e assenza nello stesso momento, perchè è un muro bianco su cui il tempo scriverà, perchè lui è sia la voce del futuro che l'eco del passato.  Perchè è primordiale.  Questo è il concetto di HABITAT. Non una storia in sè, non un concept inteso come qualcosa di teatrale con personaggi che si incrociano. Qui sono tutti soli, ultimi o primi, comunque totali nella loro condizione di soli. Uomini rimasti che si arrendono, si arrangiano, combattono una guerra persa contro un pianeta che li ha sconfitti.  InSpiral.