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Post n°26 pubblicato il 04 Agosto 2012 da L.Onely
 

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La storia della famiglia Flores è affascinante. Origine catalana, approdata in Sicilia al sèguito di Carlo III, annoverava tra i suoi componenti anche un Filippo Flores, presidente del Consiglio di Guerra che giudicò i fratelli Bandiera. Giovanni, il padre di Luca, geologo di professione, scriverà anche un romanzo di famiglia sull'epopea della famiglia Flores, intitolato Il Re non Risponde.
I primi anni di Luca trascorrono serenamente, in un contesto cosmopolita che farà sempre da sfondo alle vicende della famiglia. La professione del padre porta i Flores in giro per il mondo, finchè non si stabiliscono in Monzambico. La madre Iolanda, donna affascinante, colta e moderna, è una figura da matriarcato moderno, che tiene le file materiali e psicologiche della famiglia. Luca, il fratello Paolo e le sorelle Heidi e Barbara crescono placidamente in questo contesto protetto ... Questa serenità viene a mancare proprio quando viene a mancare la figura cardine della famiglia, cioè Iolanda, morta in un incidente d'auto nel 1964. C'era anche Luca con lei, il giorno in cui il bambino Luca Flores lascerà il posto al Luca Flores che coltiverà uno sfuggente tormento per il resto della sua vita. Molto spesso, davanti ad eventi drammatici come questi, cominciano ad affiorare le tensioni, le incomprensioni, in un gioco da tutti hanno torto e tutti hanno ragione, ed inevitabilmente anche la famiglia Flores comincia a cadere in questa spirale. Ognuno prende la propria strada, sempre in giro per il mondo, e dopo ancora un po' di girovagare Luca approda a Firenze. Comincia a studiare da privatista al conservatorio, anni di fermento generale, fatto non solo di musica classica ma anche di musica Pop come Genesis ed EL&P; finchè non arriva un altro elemento nella sua vita: il Jazz. - [tratto da Debaser.it - rec. di Caravan]

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Racconta Cinzia Sanfilippo, compagna di Luca dall´83 all´86 e che in quegli anni gestiva il 'Lush Life' uno degli storici jazz club di Firenze: «Eravamo diversi, io scalmanata e sempre in giro fra lavoro e feste; Luca molto casalingo e taciturno per carattere ma anche per la sua dedizione alla musica, fatta di ore di studio e ascolti quotidiani. All´inizio della nostra convivenza di fronte ai suoi interminabili silenzi pensai "ora me ne vado": finii invece per essere un po´ il suo tramite col mondo, a volte seguiva la mia natura più estroversa e sociale, molte altre no. Era stato questo suo mondo a parte che mi aveva affascinato, oltre alla bellezza sua e della sua musica. Non usava molte parole ma i suoi occhi parlavano per lui, ti dicevano quanto fosse presente anche se la sua introversione poteva far credere il contrario. ... Oggi mi rimane un solo cruccio: come ho fatto a non capire cosa gli stava succedendo dentro. Niente faceva immaginare che la malattia mentale si stesse impadronendo di lui, la sola risposta che riesco a darmi è che la pressione del successo lo abbia spinto in una crisi senza ritorno. Nell´87 lo incontrai a Siena, parlammo tutta la notte, era disperato, mi ripeté non so quante volte: "Io non sono di questo mondo"».

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Nella sua breve carriera di musicista ha suonato a fianco - tra altri illustri nomi - di Chet Baker, dalla cui tragica morte Luca ne fu stravolto. Nel 2007 e' stato realizzato il film "Piano, solo", diretto da Riccardo Milani e tratto dal libro "Il disco del mondo" di V. Veltroni,  che racconta di Luca Flores e della sua drammatica quanto fragile esistenza.

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Di Luca Flores, Alessando (Al) Di Puccio fu amico da ragazzo, ricorda: <<Iniziammo a fare qualche concerto a Firenze col nostro Bop Quintet, ma l´era dei club doveva ancora venire, suonavamo mainstream e quella era l´epoca del free, gli addetti ai lavori ci prendevano persino in giro. ... di soddisfazioni ce ne siamo levate tante con il suo quartetto. Poi vennero gli anni della malattia mentale, i sedativi che odiava perché gli impedivano di suonare, il cacciavite nell´orecchio per, come mi disse, "fermare il mio cervello che sta scendendo nella gola.">>

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<<Un giorno un'architetta che lavora al Comune di Roma, compagna di un ottimo jazzista come Nicola Stilo, mi regalò un cd. Conosceva il mio amore per il Jazz, per la musica, per la grandezza e la sofferenza della creazione artistica. … Quando cominciai ad ascoltare il cd che mi era stato regalato capii che qualcosa, dentro di me, stava succedendo. Non sapevo, non sapevo cosa. Mi assalì una strana malinconia, un improvviso, spropositato dolore.
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E` bello lo stupore delle emozioni che vive Marcel quando, assaggiando una petite madeleine a casa della madre, viene assalito da una misteriosa sensazione di gioia e di benessere. Poi Marcel comprende che il segreto di quella gioia è dentro di lui, nella sua memoria. "Ma quando di un lontano passato non rimane più nulla, dopo la morte delle creature, dopo la distruzione delle cose, soli e più fragili ma più vivaci, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore permangono a lungo, come anime, a riconoscere, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto, a sorreggere senza tremare - loro, goccioline quasi impalpabili - l'immenso edificio del ricordo.">>

[da Il disco del Mondo - Walter Veltroni - Rizzoli]

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"How can far you fly" è la sua ultima composizione, scritta qualche giorno prima di togliersi la vita: "Caro papa' so che ti ho chiesto molto, troppo. Avrei voluto essere più forte, costruire una famiglia e cose del genere ma, la maggior parte del tempo se ne andato tra il pianofortee e la lotta per non farmi travolgere dai miei pensieri negativi.Me ne vado prima di diventare niente, uno da imboccare prendere sotto braccio e portare al sole ... Ti mando questa cassetta con tre brani ... uno mio suonato apposta per te ... si chiama "How can far you fly", una domanda che mi sono fatto tutta la vita: quanto si puo' andare lontano? Cosa ci impedisce di volare? Il linguaggio della musica è uno, quello dell'anima. Le parole ci ingannano con i loro significati mentre, la musica è libera, può volare in paradiso, scendere all'inferno, o rimanere a galleggiare nel limbo. E io amo quei musicisti che cantano che scrivono e suonano ogni nota come se fosse l'ultima."

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 Luca Flores
(Jazzista / Palermo, 1956 - Montevarchi, 1995 / Solo)

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