In Xenetia

.15.


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Che miseria il piacere: non egregio,  ma angusto privilegio,per quanto dolce, brevecome la foglia che cadrà.E’ gioia che non dura,limitata misura.Che delizia il dolore, quando saiche domani te ne libererai.Per quanto freddo e oscuro,ti lascerà in futuro.Che gusto quel doloreche l’indomani muoreMemento mori*
La speranza che ho sognato era un sogno,soltanto un sogno, mi risveglio ora,sconfortata, esausta e vecchia,per un sogno.Appendo la mia arpa a un albero,un salice piangente in un lago:lì appendo l’arpa ammutolita, logora e spaccata,per un sogno.Sta’ quieto, sta’ quieto, cuore infranto,cuore silenzioso, stai quieto e spezzati:la vita e il mondo sono cambiati, ed io stessa,per un sogno.Miraggio*Alla mia morte,amore,meste canzoni non cantare,al mio capo non piantare rosené cipresso ombroso.Ma l’erba sopra di meirrora di piogge e rugiade,e se ti piace ricordae scorda se ti piace.Io non vedrò le ombre,e le piogge non sentiròné non vedrò l’usignolocantare, in lungo pianto.Ma nel crepuscolo sognandoche non tramonta né risorge,io ricorderò forsee forse scorderò.da "Tre canzoni" Traduzione di Cristina Campo Christina  Georgina Rossetti(poetessa. inglese. genitori italiani. londra, 1830 - 1894)**