In Xenetia

.20.


*Disegno della tua voce nella riva del sogno, scogliere di cuscini con quest’odore di costa vicina, quando gli animali buttati nella cala, le creature di sentinaodorano l’erba e per i ponti si arrampicaun tremito di pelle e di furioso godimento.Allora mi capita di non conoscerti, aprire l’occhio di questa lampadaa cui sfuggi coprendoti il viso con i capelli, ti guardo e non so piùse ancora una volta affiori dalla nottecon il disegno esatto di quest’altra notte della tua pelle,con il ventre che palpita la sua respirazione soaveabbandonata appena nella nostra tiepida spiaggiada un leggero colpo di risacca.Ti riconosco, salgo per il profumo dei tuoi capellifino a questa voce che nuovamente mi sollecita, contempliamonello stesso tempo la doppia isola sulla quale siamonaufraghi e paesaggio, piede e arena, anche tu mi sollevi dal nullacon il tuo sguardo errabondo sul mio petto sul mio sesso, la carezza che inventa nella mia cintura il suo galoppo di puledri.Nella luce sei ombra e io sono luce, sono la luce della tua ombrae tu gettata nelle alghe fingi l’ombra del mio corpo, quando la sua angusta fronte ferisce le pietre e proiettacome un fragore di voragine all’altro lato, un territorioche inutilmente investe e brama.Ombra della mia luce, come raggiungerti, come inguainare questo balenio nella tua notte!Allora c’è un istante segretoin cui gli occhi cercano negli occhi un volo di gabbiani, qualcosa che sia orbita e richiamo, una consacrazione e un labirinto di pipistrelli, ciò che sorgeva nell’oscurità come un gemere a tentoni,una pelle che si raffreddava e scendeva, un ritmo rotto, si muta in convivenza, parola d’ordine, strappodel vento che si infrange contro la vela bianca,il grido della vedetta ci esalta, corriamo insieme fino a che la crestadell’onda zenitale ci travolgein una interminabile cerimonia di spume, e ricominciano i naufragi, il lento nuoto verso le spiagge, il sogno bocconi fra meduse morte e i cristalli di saledove arde il mondo.*L'infinito inizia** * * *
Tocco la tua bocca, con il dito tocco il bordo della tua bocca, la disegno come se uscisse dalla mia mano, come se per la prima volta la tua bocca si aprisse, e mi basta chiudere gli occhi per rifarlo tutto e ricominciare, faccio nascere ogni volta la bocca che desidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna sulla faccia, una bocca scelta tra tutte, con sovrana libertà scelta da me per disegnarla con la mia mano sulla tua faccia, e che per un caso che non cerco di comprendere coincide esattamente con la tua bocca che sorride da sotto la mia mano che ti disegna. Mi guardi, da vicino mi guardi, sempre più da vicino, e allora giochiamo al ciclope, ci guardiamo ogni volta più da vicino e gli occhi si ingrandiscono, si avvicinano, si sovrappongono, ed i ciclopi si guardano, respirando confusi, le bocche si incontrano e lottano debolmente morderdosi le labbra, appoggiando appena la lingua tra i denti, giocando nei suoi recinti dove un’aria pesante va e viene con un profumo vecchio e un silenzio. Allora le mie mani cercano di fondersi nei tuoi capelli, accarezzare lentamente la profondità dei tuoi capelli mentre ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori e di pesci, di movimenti vivi, di fragranza oscura. E se ci mordiamo il dolore è dolce, e se ci affoghiamo in un breve e terribile assorbire simultaneo dell’alito, questa istantanea morte è bella. E c’é una sola saliva ed un solo sapore a frutta matura, ed io ti sento tremare contro di me come una luna nell’acqua.*da "Il gioco del mondo"*** * *Se devo vivere senza di te, che sia duro e cruento,la minestra fredda, le scarpe rotte, o che a metà dell'opulenzasi alzi il secco ramo della tosse, che latrail tuo nome deformato, le vocali di spuma, e nelle ditami si incollino le lenzuola, e niente mi dia pace.Non imparerò per questo a meglio amarti,però sloggiato dalla felicitàsaprò quanta me ne davi a volte soltanto standomi nei pressi.Questo voglio capirlo, ma mi inganno:sarà necessaria la brina dell'architraveperché colui che si ripari sotto il portale comprendala luce della sala da pranzo, le tovaglie di latte, e l'aromadl pane che passa la sua mano bruna per la fessura.Tanto lontano ormai da tecome un occhio dall'altro,da questa avversità che assumo nascerà adessolo sguardo che alla fine ti meriti.*Se devo vivere* * * ** "Week end" di Jean Luc Godard, ispirato al racconto di Cortázar: “La Autopista del Sur”. ** * **Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo.Lo que me gusta de tu sexo es la boca.Lo que me gusta de tu boca es la lengua.Lo que me gusta de tu lengua es la palabra.***
*Julio  CortàzarIn (de) Finibile**