In Xenetia

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*Fanciullo, io già non erocome gli altri erano, né vedevocome gli altri vedevano. Maiderivai da una comune fontele mie passioni, né mai,da quella stessa, i miei aspri affanni.Né il tripudio al mio cuoreio ridestavo in accordo con altri.Tutto quello che amai, io l'amai da solo. *Allora, in quell'età, nell'albad'una procellosa vita, fu derivatoda ogni più oscuro abisso di bene e maleil mistero che ancora m'avvince,dai torrenti e dalle sorgenti,dalla rossa roccia dei monti,dal sole che d'intorno mi ruotavanelle sue dorate tinte autunnali,dal celeste balenoche d'accanto mi guizzava,dal tuono e dalla tempestae dalla nuvola che forma assumeva(mentre era azzurro tutto l'altro cielo)d'un demone alla mia vista.*Solo _ Edgar Allan Poe*
*Due paroleCi sono vite perdute, vite che non trovano una strada sicura, una rotta certa. Ottenebrate dal dolore, si nutrono di insicurezze. Esistenze atterrite tracimanti timori, chiuse in una torre a disperare. Esseri che provano sensazioni che altri non realizzano, nè immaginano. Un sottile, malvagio, insano piacere li pervade, un ghigno diabolico si stampa sul loro volto, perché quelle emozioni sono uniche, irripetibili, magiche. Perché pur isolandoli, sono esse che li rendono uomini. (Salvatore D'Anna)  ... Lonely! (non per caso)*