Incanto e poesia

Dentro una scatola, le emozioni


 Da un paio di giorni mia madre sta svuotando il garage da alcuni scatoloni ammassati lì da anni. La maggior parte sono cose  di mamma e di mio fratello che ha una casa troppo piccola per conservare tutto ciò che ha. Così mia madre ha fatto spazio nel suo armadio vecchio e nel soppalco creato da mio padre per dargli modo di metter via qualche scatolo in più- Nella sua vita affettiva ci sono dei cambiamenti e il fermento è cominciato.Mia madre ha trovato qualche paio di vecchie scarpe col tacco degli anni passati, alcune con le zeppe colorate e altre a punta ,  qualche suo vestito da cerimonia conservato lì per chissà quale occasione. Un tripudio di lustrini, e l'epoca  delle spalline imbottite. Un modello improponibile adesso, che solo a vederlo abbiamo cominciato a ridere insieme. Allora le ho chiesto se ricordasse ancora quanti abiti da donna abbiamo cucito negli anni della mia adolescenza fino a qualche anno fa. Era per  noi un divertimento perché potevamo crearci dei vestiti originali e unici, e perché si risparmiava tanto in un periodo in cui mica si andava a comprare dai cinesi e le boutique le vedevi da lontano, specie per noi famiglia con tre figli. Si compravano le riviste adatte, si cercava il modello, si posava sopra la carta velina bianca e seguendo il tratteggio si andava di penna copiativa. Poi si posava il modello sulla stoffa, si fermava con gli spilli e si segnava col gesso bianco. E  poi con le forbici da taglio via via venivano fuori questi pezzi di vestito che poi assemblati insieme con arte e pazienza creavano un capolavoro. Io e mia sorella seguivamo attente i gesti della mamma e poi man mano che crescevamo aggiungevamo un po' del nostro estro creativo per personalizzare il capo. Si faceva la prova con ancora l'imbastitura e di solito il risultato era soddisfacente. Quanta allegria in cucina mentre si cuciva. Parlavamo di tante cose e il rumore del pedale era di sottofondo al chiacchiericcio. Poi arrivava papà e rideva delle sue donne con il centimetro appeso al collo e tutto sparso sul tavolo. In mezzo a queste cose trovate da mamma c'e un paio di scarpe che voglio tenere. La mamma le metteva per i matrimoni o le occasioni importanti. Io avrò avuto si e no dieci anni, anno più anno meno. Me le provavo di nascosto in camera sua davanti allo specchio dell'anta aperta ,mentre sbirciavo tra i vestiti di mamma che sembravano quelli di un negozio tutto per me. Pois, fiori, righe, minuscole farfalle e tinte unite. Ho chiari ricordi di quei momenti, e c'era mia sorella che invece si provava le cravatte del mio papà , o addirittura le giacche e giù a ridere perché faceva anche la voce maschile mimando papà quando chiacchierava con gli zii. Ci sono spicchi del passato che tornano di colpo, formano un ricordo chiaro, e torna una giornata, o una serata. E rivedi volti e voci, suoni e profumi. Le feste per i compleanni o le comunioni, e le cresime, tutto festeggiato in casa. Riguardo quelle scarpe, col braccialetto alla caviglia, la pelle ormai rovinata e il colore sbiadito e sento che certi attimi sono più importanti di tanti giocattoli o regali costosi in una infanzia serena.