*Incedere Silente*

Ad Occhi Chiusi


 Era cominciata presto quella giornata e tutto era in ordine già alle prime ore del mattino, nella casa che sorgeva sulla costa poco lontana dal mare. Solo una lingua di sabbia a separarne
le acque dagli scogli che scendevano quasi a picco sul mare quasi a volerne abbracciare l’insenatura in un gesto di protezione.  Una distesa di sabbia chiara e cespugli invasi dalle piccole lumache bianche dove i gigli di mare facevano bella mostra del loro candore e con il loro delicato profumo, attiravano ogni tipo d’insetto che si tuffava, sparendo, all'interno dei fiori a campana, per poi ricomparire qualche attimo dopo  pronto a spiccare il volo. Profonda e ancora selvaggia, quella spiaggia era l’unica cosa che proteggesse la casa dall’assalto delle mareggiate e come una spugna assorbiva l’acqua salmastra che restituiva al mare, spesso rabbioso e devastante. Sapeva di pulito ogni stanza di quella casa, che lei amava tanto e la corrente che si veniva a creare per le finestre aperte, faceva si che le leggere tende bianche si gonfiassero e si sgonfiassero pari a vele senza forza, lasciando intravedere il largo terrazzo che circondava la casa, le tende da sole abbassate ed i fiori che lo rendevano accogliente e vivace. Cascate di sufinie bianche, gelsomini, bounganville, ibiscus , si dondolavano con indolenza, alla brezza leggera che sembrava quasi soffiata dalle tinte di un’alba pronta a sparire e lei, seduta in silenzio, lasciava che il sole che ancora non aveva forza nel suo calore, le asciugasse i capelli. Guardava il mare e poi i suoi piedi calzati da un paio di scarpette di tela bianca con la suola di gomma e di tanto in tanto passava una mano tra i capelli che s’impigliavano nella piastra di madreperla del suo anello. Erano le cicale a soffocare il silenzio, a romperlo, a frantumarlo e lui  lentamente si spegneva tra i rumori che venivano da lontano, come quello di un treno che passava sempre alla stessa ora e che non si sarebbe certo fermato nella piccola stazione. Le cicale continuavano nel loro frinire e diventavano quasi fastidiose, segno che anche quella sarebbe stata un giornata molto calda, e guardandosi le gambe leggermente abbronzate, aspettava …semplicemente aspettava, non sapeva cosa ma sapeva che qualcosa sarebbe accaduto. Chiudeva gli occhi davanti ad un’alba che ormai era al finire, e lo sbiadire dei colori nel cielo le dava la sensazione che tutto si scolorisse, tutto diventasse inutilmente accecante in una luce abbagliante che nascondeva quasi quanto il buio, tutto ciò che un istante prima aveva chiaramente visto….tanto valeva, quindi, tenere gli occhi chiusi e restare ad ascoltare il flebile sussurrio dei suoi ricordi.Giuly