Era uno scintillio irreale,quello della brina sfiorata appena dai tiepidi raggi del sole del primo mattino.Sarebbe durata poco! Un manto incantato, steso sui sogni di una natura pronta al riposo.Riprendeva piano spessore il mondo circostante, e in silenzio usciva delicatamente e senza fatica alcuna, dalle ombre che sembravano lacerarsi nel vano tentativo di trattenerlo dopo aver creduto di essersene appropriato, di averlo ingoiato,sminuendolo, pigiandolo nel buio.Dolce e leggero era il lento scivolare delle foglie ingiallite che si lasciavano trasportare dal vento in un delizioso Valzer. Dolcemente vibravano, scivolavano, volteggiavano disegnando spirali e al fine, posandosi al suolo.Sembravano feriti i rami, che s’allungavano spogli, come mani rinsecchite e sterili, lasciandoti dentro la sensazione che non potendo più donare, fossero pronte a portarti via l’anima.Ed era il gracidare fastidioso ed insidioso della rana dalla bocca larga, che nascosta sotto le foglie di nifea, adescava, ricoperta dai bianchi petali della sfioritura del fiore, ignari insetti in cerca di una sosta tra i pistilli color oro. Non aveva increspatura l’acqua, se non quella data dal movimento dei cigni che s'avvicinavano a mangiare il pane donato dalla manina di un bimbo ricciuto.Tra il fitto del bosco, s’intravedeva appena la sagoma di una baita e si faceva forte il desiderio di calore, di caffè caldo da bere davanti al fuoco di un camino.
BRINA
Era uno scintillio irreale,quello della brina sfiorata appena dai tiepidi raggi del sole del primo mattino.Sarebbe durata poco! Un manto incantato, steso sui sogni di una natura pronta al riposo.Riprendeva piano spessore il mondo circostante, e in silenzio usciva delicatamente e senza fatica alcuna, dalle ombre che sembravano lacerarsi nel vano tentativo di trattenerlo dopo aver creduto di essersene appropriato, di averlo ingoiato,sminuendolo, pigiandolo nel buio.Dolce e leggero era il lento scivolare delle foglie ingiallite che si lasciavano trasportare dal vento in un delizioso Valzer. Dolcemente vibravano, scivolavano, volteggiavano disegnando spirali e al fine, posandosi al suolo.Sembravano feriti i rami, che s’allungavano spogli, come mani rinsecchite e sterili, lasciandoti dentro la sensazione che non potendo più donare, fossero pronte a portarti via l’anima.Ed era il gracidare fastidioso ed insidioso della rana dalla bocca larga, che nascosta sotto le foglie di nifea, adescava, ricoperta dai bianchi petali della sfioritura del fiore, ignari insetti in cerca di una sosta tra i pistilli color oro. Non aveva increspatura l’acqua, se non quella data dal movimento dei cigni che s'avvicinavano a mangiare il pane donato dalla manina di un bimbo ricciuto.Tra il fitto del bosco, s’intravedeva appena la sagoma di una baita e si faceva forte il desiderio di calore, di caffè caldo da bere davanti al fuoco di un camino.