Creato da tantiriccirossi il 02/01/2008

*Incedere Silente*

In punta di piedi in silenzio ti cerco...in silenzio sparisco. Affinchè le notti non abbiano l'unico suono del sospiro di chi soffre e tace, ora quel sospiro avrà una voce...e l'avrà qui.

 

Sapori d' estate

Post n°103 pubblicato il 03 Aprile 2009 da tantiriccirossi


La coglieva di sorpresa quella musica che fece parte della sua giovinezza, della sua estate, dei suoi sogni,entrandoci per sempre e rimanendone colonna sonora. Musica che non ricordava, che non le sarebbe mai tornata alla mente e che ora la colpiva alle spalle, inattesa, uscendo dalle casse di  uno stereo che aveva smesso di suonare il solito tormento.  Ricordi ed il loro profumo, quelle di notti calde, di oli, di pelli bruciate dal sole di quel giorno passato in riva al mare e che si mescolava con quello del fumo di un falò acceso sulla spiaggia e di un ghiacciolo che si rompeva nella carta, lasciandole lo sconforto ed uno stecco in mano e l’escogitare di come mangiarlo, senza restare inzuccherata. Soffio di vento che ancora sente accarezzarle la pelle bollente, facendola rabbrividire. Ricordare e provare le stesse sensazioni lasciandosi pervadere l’anima da malinconici pensieri che ha tenuto sepolti in fondo al cuore. Gioia e profumo di giovinezza, gonne leggere, camicette quasi trasparenti e ballerine, una bicicletta buttata sulla passerella e la corsa fino al pontile. Bagni al chiaro di luna e racconti fatti guardando il cielo nero e pieno di stelle, quasi fosse uno schermo dove,al contrario di oggi, non ci leggeva il passato, ma il suo futuro, quello sognato,quello desiderato.  Quanti "Farò, Dirò, Sarò"…quanta voglia di vivere e …quella musica che veniva da un locale del lido accompagnava quel suo desiderio di correre lontano. Sarebbe stata così la sua vita… e avrebbe avuto questa melodia. Tornare indietro con la mente a quando seduta sullo steccato passava il tempo ad  aspettare guardando l’orizzonte disteso sopra i campi assolati e l’arrivo di qualcuno e di qualcosa che … voleva diventassero il suo futuro, il suo passato, il suo presente ed il suo sempre.  Stretto nel cuore e nella mente, con forza e con passione, ancora oggi come allora, non smette d'abbracciarlo, come accadde quella sera quando la stringeva in quel ballo fatto di piccoli passi, di batticuori e di profumi sulla pelle e sulle sue labbra che sapevano di lampone…allora come… oggi.

Giuly



                 

 
 
 

Rovine

Post n°101 pubblicato il 23 Marzo 2009 da tantiriccirossi


Sono alle sue spalle le rovine e non si gira a guardarle,non vuole vederle ora.
Una passeggiata all’aria tiepida di primavera, il sole sul viso e aria da respirare.
Erba sotto i passi tranquilli, steli fragili che si piegano,ma non sembrano risentirne perché
si sollevano subito dopo il suo passare. Ne riconosce qualche foglia, quella del geranio dei prati, i fiori violacei della malva selvatica, quelli gialli del ginestrino e tra le pietre all’ombra, la morella mostra i timidi fiori bianchi e le bacche velenose, lucide e nere.

Profumi di prati riscaldati dal sole, d’erba tagliata o solo calpestata e… di pace.
Sono alle spalle le rovine! Antiche, imponenti e maestre di storia di vita.

Le aveva ritrovate davanti a se e le aveva raggiunte ed attraversate per poi lasciarsele alle spalle,forse non per sempre, ma almeno per quel breve pomeriggio di primavera.
Davanti a lei un frutteto abbandonato ed il suo sguardo si ferma tra gli aranci che pur avendo ancora qualche frutto, sono in ogni caso, ricoperti di zagare che espandono il loro profumo senza modestia.
Nespoli, mandorli e qualche pianta di fico e tra loro i noccioli, che muovono al soffio leggero del vento, gli amenti penduli, come in una sorta di danza dettata dalla noia dello star lì a farsi guardare.
Lentamente continua a camminare, ora sul viottolo di terra polverosa, battuto dai passi di chi come lei s’è fermato a guardare quel giardino oltre le rovine, forse in cerca di un angolo dove sostare, dove trovare un posto per sedersi e ….respirare.
S’allungano le ombre, s’accorcia il giorno…finisce il tempo ed è già ora di andare! Ed è come svegliarsi da un sogno, al quale s’è aggrappata per non uscirne e altro non le resta che pugni chiusi che stringono con forza, brandelli di niente… brandelli di un sogno. Non li apre quei pugni, continua a guardarli, ci spia dentro e non vede altro che le unghiate impresse nei palmi.
E….sono ancora le stesse rovine da dover affrontare e attraversare;…alte, imponenti … non sarà facile oltrepassarle, ma sarà necessario farlo prima che il sole cali, nel doveroso finire del giorno, con il suo tramonto. Il volo giocoso di farfalle l’ha raggiunta,per poi fermarsi su di uno stelo d’orzo selvatico che ora dondola la sua spiga, dove una coccinella si muove in un andirivieni che sembra non aver senso. Rovine…tra prati d’erba, fiori, profumi e …vite riscaldate alla luce del sole che è arrivato il momento di lasciare andare. Affrettando il passo ora deve arrivare al limite, girarsi indietro un istante e guardare ancora una volta quel sole, il suo colore, il suo fiammeggiare intenso e compagno di una giornata, per poi vederlo sparire all’orizzonte. Chiude gli occhi….Ora sa che è arrivato il momento ed è pronta a saltare…nel buio di una lunga notte che non sa, quando avrà fine.

Giuly
 

 

 
 
 

Canto

Post n°100 pubblicato il 11 Marzo 2009 da tantiriccirossi

S'è spenta la città.

Un'altra notte l'ha ingoiata ed il silenzio ne ha riempito le strade, mentre sogni di menti stanche,s'alzano verso il cielo e chiedono il diritto di vivere... di realizzarsi.
Sola, ancora la sola ad essere sveglia e a vivere ore che sembrano interminabili.
Si sente il canto degli usignoli che è iniziato a mezzanotte e...sono già le due.
Per chi cantano, per chi sprecano il loro melodioso cinguettare se non c'è nessuno ad ascoltare?
Unica luce è quella fioca di una lampada accesa sulla scrivania, l'ha vista il solito usignolo che ormai resta ad aspettarla ogni notte, fermo sul quel ramo del ciliegio  che il vento muove... facendolo raschiare come una morbida un'unghiata contro il vetro di quella finestra appesa nel buio.
Non la teme e anche quando lei si avvicina ai vetri, lui...resta lì a lanciare il suo canto verso la notte e contro qualche angelo  che non vuole sbattere le sue ali e riprendere il volo.
Soli..lei e lui... e forse soli non lo sono se restano a guardarsi senza lasciarsi spaventare dal buio che li circonda.
Lei ...e la sua flebile luce e ...lui ed il suo melodioso canto.
Ora forse lei sa, o forse vuole solo crederlo che ...lui stia gorgheggiando per lei.
Sarà al broccato di un divano che regalerà i suoi sogni, e sarà quel canto a cullarli.
Non spegnerà quella luce che non rischiara “l'ombra” della notte, una pesante coperta che non vuole scivolarle di dosso.


Non spegnerà quella luce...non questa notte.

Giuly



 
 
 

L'argine

Post n°99 pubblicato il 27 Febbraio 2009 da tantiriccirossi
 

 

 

Piedi scalzi che affondano nel fogliame e nel muschio sull'argine del fiume.
Aveva imparato da piccola a camminare scalza e le era sempre piaciuto farlo.
L'acqua ancora fredda le aveva intorpidito anche le caviglie e quel freddo non
le faceva sentire i sassi che si spostavano sotto il suo peso.
Sapeva che chiunque l'avesse vista in quella situazione, l'avrebbe giudicata
ma in   quel momento non erano i giudizi degli altri a preoccuparla, anzi, serena continuava a guardare
i rami che schiudevano le prime gemme e sotto  qualche spina, piccole
primule gialle  sembravano attente a nascondersi dall'attacco
delle lumache.
I colori dell'autunno e i grigi ed i bianchi dell'inverno si erano mescolati tra loro e
tra i rossi spenti ed i gialli ormai bruniti delle foglie compariva a chiazze, quello
che restava dell'ultima nevicata.
Il sole rendeva tutto inverosimile e forse era solo il desiderio di primavera a
spingerla a restare scalza nell'acqua gelida.
Primavera che non arrivava e che quando lo avrebbe fatto, sarebbe durata
molto poco.
Lo sguardo a quelle scarpe abbandonate sotto la pianta del prugnolo che ormai
non ha più le sue bacche ma che tra un po' si rivestirà dei piccoli fiori bianchi.
Nessun passo che porti lontano, nessun arrivo da raggiungere, nessuno che
aspetti all'arrivo...tutto fermo, tutto intatto...tutto come quando si credeva che
la vita sarebbe stata un'eterna primavera, che i fiori nascessero per farne
ghirlande da posare tra i capelli, che i sogni avessero un posto segreto sotto
le foglie del ciclamino...per poi scoprire che la vita
è come un paio di scarpe strette...che spesso t'impediscono di camminare.

Giuly

 

 
 
 

Un Passo Di Danza

Post n°98 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da tantiriccirossi







Sembrano quasi rincorrere i passanti, le note di quell'organetto che suona una dolce musica, mancante di qualche nota.
Passi sereni nell'attraversare la piazza festante nel primo sole di primavera che
accarezza volti distratti e indifferenti a quel suono pieno di gioia, che altro non chiede se non una moneta d' attenzione, regalando in cambio uno scrigno di felicità.
Fermo sotto il colonnato della piazza, abbassa lo sguardo ogni qualvolta qualcuno si giri a guardarlo.
Un modesto musicista, che si guarda attorno sperduto e dal suo sguardo si capisce che le sue dita pigiano i tasti ma la sua mente sfoglia ricordi.
Si allargano e si stringono le sue braccia nel prendere aria nel mantice di pelle nera
screpolata e secca a tal punto da sembrare di carta, mantice che come fosse un respiro,“ingoia” quell'aria che restituirà trasformata in un melodioso sospiro.
E' un pescatore di note, che allieta il pigro sostare di gente che stanca, resta seduta ai tavolini del bar ben apparecchiati e pieni di bicchieri e di quello che resta di un gelato non finito.
Si ascolta volentieri e la gioia cresce nel cuore, risalendo fino alle labbra che ora disegnano un sorriso.
Rallentare...si!... E' la cosa più giusta da fare se si vuole continuare a godere di quella inattesa esibizione e nel frattempo rovistare nella borsa per cercare qualche
spicciolo da posare in quel cappello così tanto povero e buttato lì a terra, nella speranza che non venga calpestato da qualche passante distratto. E' di serenità
che profuma l'aria o ... forse d'amore, se ci si rivede ragazzi, in una coppia innamorata.  Uno stretto a l'altro si guardano negli occhi e mentre le loro mani si cercano e le loro dita s'intrecciano non si può non sorridere guardando, non visti, e nel farlo accorgersi che lui le  canticchia all'orecchio le parole di quella canzone che parla d'amore mentre negli occhi di lei si accende la vita.
Solitario il ritorno a casa e per farti compagnia chiedi aiuto ai ricordi e nel viverli ti lasci accompagnare da quelle note che nei piedi mettono il desiderio di muovere...un passo di danza stretta tra le braccia di chi ami.
Raccoglierà il suo cappello da terra ... si allontanerà con il suo strumento e … non
ci sarà nessuno che gli avrà detto quanta gioia abbia saputo donare al cuore.

Giuly

 
 
 

la voce del silenzio

Post n°97 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da tantiriccirossi



Erano ore vuote, quelle passate ad osservare le maree, ore senza peso e apparentemente buttate in pasto ai gabbiani.
Lentamente il cammino del sole andava al finire. Solo silenzi, solo acqua che    si  muoveva nella mente dopo essersi riflessa nei suoi occhi, verdi come il mare.
Seduta sul quel dondolo, era ferma da molto tempo a guardare, le dune di sabbia che il vento soffiava con delicatezza, muovendone appena i secchi fili d'erba che spuntavano dai cespugli, e che portavano all'estremità piccole pannocchie di lumache arrampicate e strette vicine le une alle altre e che pigramente si lasciavano dondolare, come lei...proprio come lei, che senza quasi respirare guardava e riposava la sua mente, nascondendo il suo viso,sotto un cappello bianco dalla larga tesa, dal quale uscivano i suoi lunghi capelli; ed il nastro di seta celestre che nè  abbelliva la tesa e scivolava libero, di tanto in  tanto si sollevava svolazzando appena, mosso,ad ogni soffio di vento e lasciando capire che quella scena era reale e non un dipinto d'altri tempi.
Restava in silenzio, perchè non c'era altro da dire...in quel finire del giorno c'era già scritto tutto un racconto che non voleva più ascoltare né mai più sentire narrato da parole... ma solo dalla voce del mare, del vento...e … del silenzio! Di lì a poco, lo zampettare dei gabbiani avrebbe marchiato d'impronte la sabbia bagnata e si sarebbe aperta la caccia ai piccoli granchietti ma nessuno e niente avrebbe disturbato la sua mente né il suo viaggiare per terre lontane, dove non ci sono confini e dove non si ergono barriere né al corpo né al cuore né all'anima. Sussurra il vento e così facendo, sfoglia lentamente, apre e chiude, le pagine di un libro che lei ha posato sulle sue gambe.
Non lo guarda, ... non più ...ora che lo ha imparato a memoria, e quasi a trattenere, chiude le palpebre mentre una lacrima le scivola lungo una guancia e sulle labbra le si posa.
Resta con gli occhi chiusi e di quel libro che non vuole più guardare ... la lunga storia che v'è scritta l'ascolterà narrata, dalla voce del mare.

Giuly

 
 
 

Favola

Post n°96 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da tantiriccirossi




C’era una volta …

C’era una volta il mondo e poi c’era la vita, c’erano monti e valli e deserti infiniti di miliardi di granelli di sabbia che riempivano pugni e sfuggivan tra le dita. C’era … c’era una volta il cielo di un azzurro pulito che guardava stupito ogni campo, ogni terra. Si tingeva a ogni alba dei colori più belli; rosa, gialli e violetti, strie di mille pennelli. S’incendiava al tramonto degli aranci e dei rossi di quel fuoco che il sole regalava alla fine del giorno. C’era il sole, si... quello … era fiero era bello, e nel lento passare, lui inseguiva la luna ch’era bella … si! C’era anche quella! Indossava un mantello tempestato di stelle e splendeva nel buio di una notte ruffiana, non fermava il suo passo non fermava il suo tempo lei … inseguiva il vento. Vento…che soffiava tra i merli di torrioni svettanti di castelli abitati da ricordi e fantasmi, e soffiando pian piano, regalava il segreto, di una voce celata. Suono, musica, ...melodia … ad uscire dalle canne di un organo e poi...era poesia.E il suo dolce soffiare increspava le acque e fermava le onde che volevano andare e … c’era il mare! Mare che non chiudeva mai gli occhi, per guardare le stelle e cullava con dolcezza barche prive di vele. Vele come gabbiani che sfuggiti a tempesta si posavan su scogli senza erba né muschi e con le ali stanche, rivolgevano il capo alle fitte pinete che facevano ombra ai bei gigli di mare. C’era una volta l’acqua e c’era anche il sale! C’erano prati e alberi e giardini incantati,dove il tempo si fermava a guardare, dove i sogni si nascondevano alla luce del giorno, dove un principe sapeva giustamente regnare e  c’era la sua principessa si!  C’era …ed era sempre la stessa. Lei tra i fiori o tra le foglie, lei fra trine e cuscini, aspettava il mutare delle ore in stagioni che, arrivavano in punta di piedi a cambiare il giardino. Ora crocchi o narcisi, o clematidi e rose , o nasturzi e piccini...c'erano i ciclamini. E c'era il gelo e quei fiori traformava in  cristalli di ghiaccio infilati in sottili fili d’erba, ogni corolla un diamante ed ogni boccio una perla.  C’era … c’era una volta il presente e c’era anche il passato, una storia, un racconto ed un libro incantato. Principi, principesse…c’erano tanti sogni e c’erano promesse … tutto questo c'era e poi non c'era niente. A costudire il tutto, un’ampolla preziosa trattenuta da fili e da dita sottili, nulla ad intaccarla niente ad aprirla, su una targa d'argento c’era impresso qualcosa … c’era scritto “ E’ la vita”.

Giuly


 

 
 
 

Post N° 95

Post n°95 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da tantiriccirossi

E Si Riparte.. ..


Si chiudono scatole e bauli,
tutto in ordine adesso … o quasi, ma avrò tempo per risistemare gli ultimi
pezzi e le ultime confusioni. Una partenza che ha il sapore di vita e di
speranza che il peggio sia passato e che il passato non ritorni per fare altro
male. Un treno di speranza, di desideri e la necessità di credere che niente
potrà più accadere. Lame affilate,
cesoie che tagliano via tutto quello che il grande Vecchio s’è portato via. Desiderio di togliere polveri che ricoprivano fiducie sbiadendole, voglia di staccare ragnatele dalle pareti del
cuore che voleva credere che fosse molto  facile essere dimenticati. Ogni giorno è un
giorno nuovo e la luce ritorna puntuale a sfiorare i vetri di una finestra e le
pareti di casa che hanno protetto il segreto di sogni di chi preferirebbe poltrire sotto la soffice trapunta che nel
sonno agitato le si è legata addosso come un bozzolo. Muovere piano i
piedi rimasti fuori dalla calda coltre e
provare quasi a tastare l’aria, tenendo il viso piantato nel cuscino per non vedere la sveglia né l’ammasso scomposto dei capelli sciolti  e … tanta voglia di caffè. Torrenti che diventano fiumi e si gettano in
laghi attraversandoli e si riversano in un mare di caffè caldo, ecco un
desiderio da esprimere e vedersi nel berlo, potendolo anche … “masticare” .  Metabolizzare o almeno provare … mentre ti
lasci andare a una risata per quella folle visione. Così … si! Dovrà essere così! E crederci sarà
il primo passo … il secondo … uscire dal letto alzando il viso dal cuscino. Trattenere i capelli ecco il terzo! E passando
vicino alla scrivania afferrare al volo una matita da infilare dentro all’abbondante crocchia e ora … attendere, sorseggiando
piano, di riprendere vita

Giuly



 

 
 
 

Post N° 94

Post n°94 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da tantiriccirossi




COMETE…


Il chiarore viene dalla casa illuminata dallo scintillio delle luci
dell’albero, dal fuoco del camino e dal presepe attorno al quale attendono lo
scoccare della mezzanotte i bambini in attesa. La tavola, nella grande sala, è
ancora apparecchiata e alla luce del grande lampadario, risplendono i bicchieri
di cristallo, le delicate porcellane, l’argenteria migliore ormai abbandonate
sulla tovaglia di lino bianco finemente ricamata a mano e ornata dall’alto
pizzo. La più bella di un corredo e che non poteva essere usata che in una
notte come questa. Sembrano tutti felici … soddisfatti! Qualcuno muove qualche passo di danza, altri
scelgono la musica e … parole che riempiono il silenzio annullandolo. E’ scura questa notte, non scivolano comete
nel cielo, né s’intravedono luccichii di stelle … solo buio e di tanto in tanto
qualche fiocco di neve portato dal vento. Un vetro che si appanna al ritmo del
respiro … ritmo che scandisce il passare del tempo che, andandosene se ne
trascina dietro altro, in un susseguirsi di respiri e battiti. Desiderio
d’allontanarsi anche per pochi istanti, chiudendosi la porta alle spalle! E’ così scuro che … manca il respiro, sembra
d’immergerci il viso in quel nero, come se fosse un grande calamaio colmo
d’inchiostro color notte e sentendolo entrare negli occhi … provandone il
bruciore e un lacrimare che non li lava. Ora si è un’ombra nel buio e si
diventa … “ il niente” invisibili agli altri li si guarda senza essere visti.
Arrivano parole che ti accorgi di non capire, giungono scomposte … parole che comprendi,
ma non compongono frasi. E’ in fuga la mente e sbatte contro il buio che
t’inzuppa. L’attesa dei bambini per quei doni … anche per loro il tempo non
passa mai. Tutto fermo … e come loro anche il tuo tempo si consuma nell’attesa
e nella sensazione d’esser da lui rifiutati. Uniche luci degne di salire al
cielo … le loro speranze, il loro candore, la loro felicità di bambini, le loro
ingenuità … come le tue. Nessuna “cometa” ad attraversare la notte, ma è ora di
ripulirsi il viso riempiendosi le mani di quella neve che ora cade copiosa e
che strofinata lentamente sul viso lo ripulirà, ma ti lascerà comunque
“invisibile”.





  Non passano " Comete " in questa notte.

Giuly





 
 
 

Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 11 Dicembre 2008 da tantiriccirossi


Cristalli..

Freddo intenso...gelo che ghiaccia anche i pensieri, mentre si
cercano immagini che non si trovano più. Ricordi...parole scolpite
su pagine fatte d'acqua che non si ferma nella sua mareggiata,
regalataci da un inverno che non risparmia nessuno e cancella tutto,
tranne il senso di una frase alla quale si è ingenuamente creduto.
Ghiaccioli che come stalattiti scendono dalle grondaie toccando le
ringhiere dei balconi formando una piccola gabbia di finto cristallo
e che per brevi attimi, sfiorati dalla pallida luce del sole, creano
arcobaleni di luce e colori.
Inverno...ghiaccio...freddo...prepotente!! Eppure così tanto
importante per chi ha bisogno di vivere il Natale. Si riempie il buio
dello sfavillio di luci intermittenti e nel guardare quello scintillio, camminando a
naso in su, non ti accorgi di finire con i piedi
nel fango formatosi dalla neve ridotta in poltiglia da passi di gente
frettolosa. Tornare bambini e non essere mai diventati grandi! Sere
di cene con gli amici...di dolci sui tavoli...di scherzi birbanti e
giochi di carte. Si sciolgono i ricordi, dalla morsa di ghiaccio e
ricompaiono sorrisi...Una tremula fiammella, basta solo il calore di
una fiammella che s'accende e si spegne su di un ramo d'abete, per
donare tepore alla nostra vita, alle nostre anime, ai nostri cuori
che sono irrimediabilmente cuori di “vecchi” bambini.

Giuly

           


                                                         

    


 
 
 

Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 26 Novembre 2008 da tantiriccirossi



 


Guarda...

E' già arrivato alla fine questo triste autunno.Il cielo bianco
di fredde trapunte di neve,si scioglie in fiocchi, che senza fretta
scendono lenti posandosi ovunque e ricoprendo ogni cosa. Sottili,
trasparenti sono le croste di ghiaccio che qua e là, sembrano
specchi rovesciati a guardare il vuoto e sul loro vitreo scintillio
danzano bianche anime malinconiche, calzando candidi pattini dalle
lame d'argento. Volteggiano come fate, senza peso senza sostanza,
attorno ad una panchina ricoperta di neve, che nei giorni di sole
accolse qualcuno che le raccontò d'un dolce sospirare e molte
lacrime. Nessuno ora, ad aspettare, nessuno perso nell'inutile attesa
d'un qualcosa che forse non arriverà mai. Sono solo i passeri a
lasciare le miniute impronte, mentre intirizziti cercano le nere
bacche dell'edera, che sanno di freddo...di gelo. Non c'è nessuno a
dare noia, solo l'incessante volteggiare dei candidi fiocchi, che
continuano a fermarsi su quella panchina, senza sole, senza calore,
senza amore e stanca come un vecchio pensiero, sembra essersi
assopita per sempre, dopo una lunga, inutile, triste attesa.

Giuly

 
 
 

Post N° 91

Post n°91 pubblicato il 03 Novembre 2008 da tantiriccirossi
 



SOSPIRI

S'affondano i passi nella terra fresca
d'aratura. Soffice e nera s'abbassa dolce al lento calpestio. E'
ancora calda e bruciata dalla giornata di sole che l'ha colpita senza
risparmiare i suoi raggi, scagliati ovunque come dardi infuocati. E'
il crepuscolo a portarle sollievo, sfiorandola con l'alito fresco,
anticipando così, il ristoro che verrà col fresco arrivo della
notte. Ora lei si libera dal calore, donandolo all'aria, con un basso
e sottile strato di foschia...chiara, trasparente...leggera velatura
tessuta dal respiro della terra. Silenzio ovunque! Solo il volo di
qualche rapace notturno. L' odore nell'aria, è quello di trifogli
falciati e del foraggio abbicato, nel quale trovare rifugio per
dissetare il bisogno di solitudine. Diradate le ultime luci del
tramonto, avanza il buio ed il cielo s'accende lentamente delle
pallide fiammelle bianche che una ad una compaiono tempestandolo.
Una tela nera schizzata ovunque di spruzzi argentei e scintillii.
Deboli intermittenze date dal passaggio delle velature di una
foschia, delicatamente sospinta dal vento tiepido, le fan scrivere un
“morse” che non va letto...solo ammirato. Nessuna voce, nessun
suono e nessun desiderio di parole, solo il bisogno d'ascoltarsi
dentro, di percepire il battito del cuore e il proprio respiro. Alla
ricerca di ricordi, non t'infastidiscono i secchi fili di fieno che
s'infilano tra il capelli. Lo sguardo fisso, cerca di capire quale
tra tutte, sia la tua buona stella. Forse la stanchezza o la
debolezza, ti fa sentire riscucchiata e leggera...tanto da credere di
riuscire a sollevarti e fluttuare piano verso l'alto. Un giro di
valzer, un lento volo verso un cielo che sembra pronto ad afferrarti.
Sei in alto...faccia a faccia con ogni astro e non hai bisogno di
respirare, non hai bisogno d'altro che pace e silenzi che ti
riordinino le strane confusioni sparse ovunque dentro te. Notte che
copre i campi, i dirupi...che nasconde e protegge e nel distendersi
con il suo cielo sulle chiome degli alberi, s'abbassa a bere nel
fiume, rischiarandone l'acqua con la luce calcinata della luna.

Giuly


 
 
 

Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da tantiriccirossi



Cuori

Cuori, piccoli cuori rossi, sono i petali del geranio che il vento soffia via. Cuori che cullandosi dolcemente toccano terra senza far rumore. Non conosce l'autunno questo giardino, che esplode di colori e di profumi, quasi a voler credere che non ci sia mai fine, ma solo inizio. Ne attraversa ogni angolo il sole, penetrando ogni spazio, passando tra pietre e tra rami e ai piedi d'ogni pianta ne dipinge le ombre che non hanno forza. Ogni foglia, ogni fiore...ogni petalo ne viene sfiorato ed i suoi raggi ne cambiano i colori, ne illuminano le tonalità ne esaltano le trasparenze, attraverso le quali resti incantato a seguirne le venature anche più piccole. Assorta da tanto perfetto ricamo, ti par quasi di godere della visione del lento scorrere della linfa. Non c'è ancora l'autunno tra i cespugli di rose, che generosi si riempiono di bocci che schiudono le corolle ogni mattina e si lasciano portare via le essenze che si mescolano con quelle delle grandi e carnose camapane bianche e gialle della datura. Si respira ancora serenità e pace, mentre coricata sul prato ti conforta il calore del sole e nell'attendere il passare del giorno, vivi ogni istante e ti senti parte di un quadro che non vuol sfiorire.
E' ancora un soffio di vento...tiepido...delicato che strappa un altro piccolo petalo..un altro piccolo cuore rosso fuoco che viene a posarsi sulla tua mano  e che piano posi sul prato regalandogli una goccia di sangue.
Giuly

 
 
 

Post N° 89

Post n°89 pubblicato il 17 Ottobre 2008 da tantiriccirossi







Ad Angela...(fatastrega)

SILENZI



Silenzi... silenzi che parlano e
raccontano più d'ogni altro parlare, se tu sai ascoltare e capire. Racconti di terre perdute e da
ritrovare. Di fiabe ...di fate e di lune incantate. E' un tappeto di muschio e sfagno
quello che si stende lungo il senteiro. Muschio e sfagno
dai colori del verde d'Irlanda,  sentieri che si snodano tra il fitto dei boschi
e le distese della brughiera ombrosa, dove solo le eriche restano
ancorate al terreno senza temere il vento di tramontana. Storie di
piccoli passi che si posano senza lasciare impronta, raccogliendo perle di
resine che colano come caldo miele dai tronchi di conifere,
scendendo lentamente e colorandosi di trasparenze prese dalla luce del
pallido sole e che riposte in ciotole di cristallo, si trasformeranno
in perle di giada quando le sue mani di piccola fata le sfiorerà
appena. Sottile anima
vestita di seta, attraversa tra i rovi, quei boschi che donano
cespugli di more, lamponi, mirtilli, che si riveste di funghi dai
colori vivaci, ingredienti per streghe e riparo per piccole lumache. Nascosta dalle
ombre che il tramonto allunga e tira, la fata avanza annusando l'aria
che sa d'essenze autunnali e che a tratti si confonde con quella che
arriva dal mare. Aspetterà il sorgere della luna, per potersi
mostrare agli altri esseri del bosco e solo allora potrà indossare
le gemme preziose per risplendere ai raggi di Selene.

Giuly

 
 
 

Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da tantiriccirossi

VENTO
Ne ascolto la voce che non ha suono se non attraversa sbattendo ed infilandosi tra qualunque cosa l'ostacoli e che ne fermi il passo. Lo sento e non reagisco, quando freddo m'accarezza il viso bagnandolo dell' umido che trascina dalla nebbia che sventolata come bucato steso. Vento... che si muove, spezza, strappa ... piega! Che sconvolge e rovescia incurante di chi o cosa travolga...che non ha chiesto permesso, posandosi sulle mie labbra come a volerne rubare il calore ed il respiro che ne esce.  Violento soffio, alza polvere e terra da campi arati da poco e ne porta via il profumo d'autunno e di riposo. Vento che sradica cespugli ormai secchi, senza nulla ad ancorarli  al terreno. Rotolano, si fermano ... si capovolgono e trascinati via senza sapere, attraversano distese un tempo  verdi ed ora spente dal secco. Corre..ne vedo il movimento dopo che, penetrato in nubi bianche, se ne serve per darsi un'ombra che non ha e che ora si muove sul selciato e su di me. Immobile, non alzo lo sguardo perchè so che quel che vedo in realtà...non c'è. Soffia il suo canto, passando tra i canneti che piegano dondolando, in una danza rassegnata e stanca, le loro cime chiomate. Smuove i vapori che lasciano le zolle tiepide, facendoli salire al cielo...accarezza le acque dei canali che s'increspano quasi provassero un brivido di freddo e gioca col volo di foglie che si staccano al suo passaggio...felici di andare, dopo aver rubato i colori al sole che, ora, scende lentamente, dimenticando di scaldarne quel soffio irrequieto che strappa...ripassa, ma va...quasi a non voler ricordare una carezza, donata con dolcezza ad un fiore che lo guarda innamorato...forse per non soffrire del fatto che lui è il vento ed andando...non potrà tornare e non potrà più accarezzare..
Giuly

 
 
 

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 05 Ottobre 2008 da tantiriccirossi


Nell'ombra

Solo a sovrastare il mare, fermo ai confini che separano la terra dall'acqua e la realtà dalla fantasia, svetta quel castello solitario e che al mattino, fiero stende la sua ombra sul mare. Acqua  che s'infrange contro gli scogli, scolpendoli ed intaccando dolcemente la roccia. E' lì fiero, pare quasi controllare attento l'orizzonte ad ovest, che nella sera accoglie l'ultimo raggio di sole e nell'allungarsi della sua ombra, non tradisce i segreti di un giorno visto attraverso occhi che ora nascondono silenzi trattenuti in un cuore. Come principessa appare in quell'ombra che pare proteggerla, eterea, evanescente, è lì che la sua mente vive il passare dei giorni, aspettando il tramonto, che non ha più fuochi, ma solo pallide luci e penombre... e da quel momento può tornare alla ricerca di qualcosa che, non sembra più trovare... come fosse stata perduta tra ciottoli e sabbia ora lambiti da onde che bagnano senza violenza. Resta seduta lì...aspetta e non sa bene cosa. Lo sguardo perso cerca lontano verso il mare, forse un faro che le doni la serenità o...forse solo una vela bianca che le ridoni un "soffio di vita". Aspetta nascosta dagli sguardi, lasciandosi bruciare gli occhi ed il cuore da lacrime di sale, il calare di quel sole e l'imbrunire che ancora tanto la spaventa. Affondano i suoi piedi scalzi sulla lingua di sabbia che forma la battigia, quando insegue il canto di una voce ascoltata e tanto amata e che ora quasi non sembra ricordare ... ora che anche lei non ha più la sua, muta non dischiude più le labbra. Solo il battito incessante del suo cuore le fa compagnia mentre chinando il capo, saluta l'arrivo di ogni alba, momento in cui scomparirà. Continuerà la sua attesa anche quando il pesante portone le si chiuderà alle spalle...dietro le inferiate che ne chiudono le finestre, resterà a guardare un cielo che vede sciamare di nuvole come farfalle bianche, ornando i suoi capelli di diademi fatti di ricordi ...e quel castello che fu il suo sogno ed ora è la sua prigione, ne proteggerà ogni segreto. Cala il sole spegnendo ogni sua luce, le ombre diventano coperte calate su ogni impronta e nell'ombra ogni voce tace. Esplode il firmamento e in un passare lento il tempo allunga ogni distanza. Svaniscono le speranze piegandosi come foglietti in piccoli origami che li restituiscono come
piccoli fiori senza profumo e nella nebbia dei ricordi si rivivono sogni.. ..

Giuly


 
 
 

Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 29 Settembre 2008 da tantiriccirossi

Silenzi

Sono più corte le giornate. Lo sguardo si perde alla continua ricerca di un qualcosa che riporti la mente a quei giorni di primavera e al caldo del sole d'estate, quando anche il cuore batteva impazzito e  felice di quel sole che sembrava innondare anche lui. Non era il sole, ma il calore che veniva dalla speranza, da una serenità che nasceva dall'essere e sentirsi viva. Si ripercorrono giorni, ore, strade, luoghi...senza bisogno di consumare suole, ma solo ricordando attimo dopo attimo...risate, parole, giochi iniziati e vissuti da un'anima che leggera, ti faceva sentire un'adolescente a dispetto dello specchio. Tornano impietosi quei desideri e quella voglia...voglia... di spezzare catene di paure che, cadendo ai tuoi piedi ti avrebbero resa capace d'osare ... di rischiare. Ed era sole...in cielo così come nella vita. che ti faceva superare percorsi impervi in territori poribiti, entrando in proprietà private che non sembravano più tali e che conoscevi così bene, finendo col credere che fossero tue... la tua terra, il tuo regno, e là, seduta all'ombra d'un platano attendevi sorridendo e respirando l'intenso profumo che veniva da scespugli di gelsomini, piccoli, teneri e fragili come te che invece ti sentivi in grado di spiccare il volo verso orizzonti lontani..così tanto da essere impercettibili e tinti dei colori più belli, colori che solo il cuore può vedere, quelli che passano in uno sguardo, che non vede altro  che un volo ad ali spiegate, dove sono solo le correnti a portarti in alto ... sempre più  in alto...verso il sole  e la sua luce.
. Si accendono le luci della città che non rischiarano sensazioni, ma sbiadisono solo ombre che, ora non sanno più nascondere niente ai tuoi occhi, non ha ancora steso il suo velo scuro e pesante la notte e alzando appena un po' lo sguardo si vede chiaramente il lento passare di nuvole. Solitarie, lontane, sono delle mani le sagome dei monti, che s'allungano come a voler graffiare il cielo, quasi a volerne portar via il luccichio di quelle prime stelle che s'affacciano a  far strada, ad una falce di luna che taglia netta e stende le ombre degli alberi del bosco. S'ascolta il volo di un piccolo gufo..per lui è il momento del risveglio. Stretta nella calda giacca di lana ne segui il lavoro della maglia con un dito. Fa freddo...e chiusa la finestra  che da' sul giardino, giri le spalle al mondo, mentre il passo ti riporta in cucina. E' già ora di cena e il bisogno sarebbe invece quello, di sentirti augurare "buona serata". Mentre tutto si ricompone e si scompone ... in silenzio... è finito  ancora un altro giorno.
Giuly

 
 
 

Post N° 85

Post n°85 pubblicato il 08 Settembre 2008 da tantiriccirossi


A te "viandante" che posi i tuoi passi qui...non transitare senza prima esserti fermato a DONARMI qualche tuo minuto. T'offro uno SCRIGNO...aprilo!! Dentro vi troverai qualcosa di...



"PERDUTO"....

Forse era stato come un viaggiare, quel suo restare immobile seduta ai piedi del letto, fissando al di là di quell' enorme finestra. La sua mente aveva vagato in un turbinio d’ immagini costruite durante i preparativi dei giorni precedenti e che ora le esplodevano sul viso frantumandosi e diventando mille schegge di uno stesso specchio, riflettenti sempre e solo la stessa immagine di donna sconfitta e nuovamente perdente…la sua! Lo sguardo puntato al cielo, una piccola striscia di cielo, che la notte aveva tinto di nero. L’afa di quelle ore era soffocante, il caldo rendeva ancor più intenso l’aroma del grande fico che dal giardino veniva su forte e rigoglioso inondando la stanza del suo odore. Di tanto in tanto, la sua attenzione veniva catturata dall’avvicinarsi di qualche insetto …una falena, molte zanzare, qualche moscerino che… terminavano il loro volo, fermati dalla zanzariera. In quel momento e solo in quello, lo sguardo si posava su quella sedia, dove sistemato bene c’era l’abito che ormai non sarebbe più servito. Un solo istante e si ritrovava a leggere come attraverso ad una grande lente, l’orario che lampeggiava sul suo cellulare, posato sullo scrittoio. Una lente fatta di lacrime che le riempivano gli occhi. Un singhiozzo, soffocato, trattenuto…quasi ingoiato e la nausea che la tormentava. Ormai sfinita dal vomito, abbracciava il suo ventre e… quasi a cullare qualcosa di perduto…dondolava avanti e indietro lasciando cadere le lacrime sulle gambe nude che venivan fuori da una corta ed impalpabile sottoveste di seta color grigio perla. Era stanca, sfinita, esausta e l'odore...si, l'odore di quel fico, le toglieva l'aria. Incapace di sentire il suo corpo, avvertiva solo il bruciore intenso sulla pelle che si trasformava in brivido di freddo. Stordita, aveva come l'impressione di trovarsi vicina alle rotaie proprio al passaggio del treno, certa d'essere risucchiata dallo spostamento d'aria. Credeva di sentirne forte e chiaro il frastuono dello sferragliare sulle rotaie, ne sentiva lo stridio e l'odore di ferro arroventato. Ne vedeva i lampi di luce che l'accecavano e come impazzita portava le mani alle orecchie per impedirsi di ascoltare e chiudeva gli occhi, stringendo i denti senza percepire dolore nel masticarsi l'interno della guancia...nessun dolore, solo il sapore del sangue. La febbre continuava a salire!! Una notte, quella... che avrebbe dovuto portare con se un sorriso e a seguire, la luce di un giorno tanto atteso: non sarebbe stato così!! Si lacerava quel cuore così tanto provato. Quella sedia era sempre lì e quell'abito bianco, scelto con tanta cura con l'unico e solo intento, l'unico desiderio, di togliere il respiro a chi avrebbe dovuto attenderla al suo arrivo. Là... anche i piccoli sandali che avrebbe dovuto calzare e che sarebbero diventati le sue ali ai piedi nel corrergli incontro e nel correre incontro ad un sorriso, al suo sogno,...tanto carezzato, tanto voluto ed ormai svanito. Tutto sistemato su quella sedia...tutto fermo, statico e senza vita...proprio come lei che ora pregava qualcuno che non avrebbe potuto udire la sua invocazione, e nel farlo ripeteva: "Dimmi che non è vero".. Un primo fiotto rosso...sangue!...Rosso... di quel rosso che incendia, rosso come la vita, quando la vita diventa un inferno.

Giuly


 
 
 

Post N° 84

Post n°84 pubblicato il 02 Settembre 2008 da tantiriccirossi

Tramonti

Avanza lentamente guardandosi attorno, sperduta e curiosa.
Alberi, tanti alberi, quelli di un bosco che profuma  di licheni e funghi, ne impregnano l’aria, l’odore di resine e more, e ne colorano il bruno terreno, macchie di ciclamini in fiore. Sente sotto i suoi piedi, il morbido terreno appena umido e comunque polveroso, ricoperto da foglie che sono senza peso e ad ogni passo  si sollevano attorno ai suoi piedi come il volo di farfalle non spaventate…ma solo disturbate. Le mani sprofondate nelle tasche, frugano e rivoltano nervosamente piccole caramelle, scoprendo che le fa compagnia il frusciare della loro carta, mentre con un dito accarezza l’iniziale di quel piccolo fazzolettino di battista. Di tanto in tanto, il suo sguardo si posa sui suoi piedi ed ecco allora sorride a quelle sue ballerine che ricordano scarpe di bambola…le sembra più facile camminare calzando ciò che più ama. Da lontano, ora le arriva il suono di un organetto che le lascia capire che è ormai quasi arrivata al borgo. Il borgo …e la sua gente! Dolce ritrovo di anime che affaticate dalla calura  di quei giorni d’estate, trova sollievo nel  lavorare al tramonto, allietate da quelle note festose. A gruppi, le donne sgranano pannocchie di mais ormai maturo e secco. Fan festa le galline libere di razzolare e che, come impazzite cercano di beccare arrivando ai grani di quel mais sfuggito dai secchi e finiti sul selciato. ..Ed è pace… ma per chi?
La guardano passare e sorridendole, l’invitano a fermarsi con loro a sedersi  per un  po’. Li saluta volentieri quei vecchi amici di tempi lontani e si lascia abbracciare con piacere, mentre le tornano alla mente gli stessi abbracci ma ricevuti da bambina, quando quei visi erano di giovani donne e ragazzi  e non avevano solchi profondi a raccontare lo scorrere dei giorni, dei mesi….degli anni e  quando correva scalza e festante con dentro la voglia di vivere. Ed è calore di giorni lontani! Un sorriso per tutti, che nasce su labbra rosso fuoco che sanno ingannare ma che sono tradite da occhi impastati di sguardi di dolore e malinconia .  Borgo! Case messe in piedi e allungate nella valle dove immobili si lasciano vivere dalle stagioni…da arrivi, da partenze, da  arrivederci e da …addii.
Allungano le loro ombre nei tramonti  infiammati per poi chiudersi nel buio delle notti nelle quali, lune incantate, portano in giro canti di streghe. Avanza  con le sue scarpe di bambola e nel passare si gira di tanto in tanto, quasi a voler cercare dietro se, tracce lasciate per un non ritorno. Verso il sole rosso fuoco…verso il suo colore, come quelle labbra, come quei capelli che sembrano accendersi del bagliore di fiamme schizzate con violenza ...la stessa violenza che la spinge ad andare verso un tramonto senza fine ....
Giuly

 
 
 

Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 26 Agosto 2008 da tantiriccirossi
 

GIORNI DI MARE

E’ rilassante il tempo che passa nella piccola stanza dalle pareti bianche. Arredata dell’essenziale, dove il letto con lenzuola di cotone immacolate e fresche di bucato ed il copriletto di piquè bluet, t’invita a restare distesa al riparo dall’afa che fuori non risparmia nessuno. Ferma immobile, è il lento girare delle pale del ventilatore sul soffitto a risucchiare i ricordi, i pensieri, che si affollano nella mente e che per un po’ desidereresti scrollarti di dosso e dalla vita. E’ lo sguardo ad oltrepassare la portafinestra che porta sul terrazzino, per poi fermarsi sul motivo che disegna cuori sulla ringhiera in ferro battuto.
Lo sguardo ne segue il disegno solo per un breve tratto, prima di perderne il percorso. Trafitta, infilzata, intessuta come un ordito, dagli spinosi rami di buganvillea, sparisce ammantata dal verde cupo e lucido del fogliame che emerge a fatica tra l’intensa cascata fucsia delle infiorescenze con al centro i piccoli, candidi fiori . Sbatte prepotente la luce del sole sulle pareti delle case bianche, dove gli infissi di colore azzurro, sembrano occhi e gli scuri socchiusi diventano espressioni e sguardi ammiccanti, come a voler svelare muti segreti, custoditi all’interno di quelle mura. Un leggero soffio caldo, porta intense fragranze di gelsomino ed eucalipto misto all’odore di mandorla amara, tipico degli oleandri generosi nella maestosa fioritura che passa dal bianco, al rosa, al rosso acceso. Instancabili le cicale cantano la loro canzone d’amore all’estate, canto che ha suono di carta velina stropicciata tra le dita di una mano. Riaffiorano ricordi, giochi di bambina, quando con la testa a penzolone dal letto, guardavo il lento passaggio di nuvole bianche credendo sapessero di sorbetto al limone. Riprovo!! Poco lontano la voce del mare racconta il rincorrersi di onde appena accennate, di un’acqua che, calma…ha un movimento oleoso e privo di forza nel bagnare l’arenile. Rassicurante mormorio, lenimento d’ogni ansia rende opalescente la penombra di una stanza, ti chiude gli occhi e ti ruba la mente con sogni di sorrisi perduti … di sospiri lontani…di voci che non sono con noi.
Giuly

 
 
 

 
 

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questo è per Giuly

Per te, che ti fai i cavoletti tuoi ma che ti preoccupi sempre dei cavoletti altrui.

Giuly


.Sai...io lo leggo dai tuoi post e dai commenti che lasciano i tuoi amici

Potevo forse non far incidere che sei una forza della natura?

...e cos'altro dire?

Ogni altra parola sarebbe solo banale.
Ciao, carissima amica!
Grazie Theo "ogni altra parola sarebbe solo banale" se detta ad un amico che sa leggerti nel cuore.

 

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