Incosciente2.0

Lancette ferme


Me ne starò lì, con gli occhi chiusi, fin quanto potrò. Finchè mi sarà sufficiente questo sole, finchè qualcuno mi dirà che devo andare, che non ho più tempo, che la mia vita è da un'altra parte. Sorbirò raggio dopo raggio, mentre i gabbiani fanno la danza della pesca che io potrò solo immaginare, guidata dal loro canto affamato. Ebbra di salsedine e iodio, con il sipario calato sul mondo, con mille onde che formano tesi nella mia mente, che lascerò andare come l'ondulato fluttuare di questo mare; niente, niente altro. Con la mano destra esploro il tepore di una sabbia che non racconta ancora la mia amata estate. Niente, niente altro. Voci prossime, eppure lontanissime, solo suoni non codificati, nessuna parola arriverà alla sfera cognitiva, si fermerà presso la tromba di eustachio. Non andrà oltre. Non ho voglia oggi, neppure delle mie parole liquide e voluttuose, belle e ingannevoli. Apro un occhio, inclino la testa, la luce esagerata di questa mattina vorrebbe invogliarmi, vorrei mi invogliasse. Mi giro, prona, spofondo la testa fra le braccia incrociate, vi sprofondo con tutta l'ovatta che c'è dentro e  gli echi insoluti e le risposte che non do e le domande che non faccio più. Il tempo lo perdo altrove, lo perdo diversamente, lo lascio scorrere sulla pelle, beffardo, il tempo. Lo beffo, il tempo. Non curandomene.