Incosciente2.0

Dipende da me.


Un tango e via. Caccio via,o mi illudo di farlo, il bruciore fresco di ferite aperte da secoli ormai.  Arrivo a guardarle senza più lacrimare. Arrivo a fissarle con un gigno che immagino,  che mai vorrei vedere.  Solco casa, ma con passi che non sono miei, lievi e scattanti; oggi sembrano non vogliano manco trascinarsi quei piedi lì,  abbronzati dal sole dell'estremo sud,la cavigliera tintinnante,le unghie infiammate di un rosso cupo,amaro.  Come l'amaro che ingoio piano, impaurita a cospetto della vita che non so vivere. Il telefono è spento e il bicchiere ancora pieno. Non berrò l'ultimo sorso di rum. Lo lascerò lì come tutte le cose che inizio e non finisco. Mai. Lui, già,  lui . Passi sicuri i suoi e spalle larghe e un sorriso imbarazzante, i denti sempre in vista, lucidi. Abbiamo bevuto un bicchiere insieme. Poi lui mi ha guardata come solo lui sa fare dritto, verticale, preciso, chirurgico. Sì mi ha guardato fisso in maniera inconfutabile, chiaro il suo pensiero. Perché lui sa; che sa. Anche oggi lo ribadisce e nessuno al mondo oserebbe dargli torto con la sicurezza che ostenta con leggiadria e innocenza. Poi ha preso il mio viso fra le mani, un bacio fugace e ancora un'altra volta decide di svanire.  Ma stavolta me lo comunica con un sorriso dalla dolcezza insostenibile da volerlo abbracciare ancora e ancora da volerlo amare per ore ed ore  senza un domani."Sai dove trovarmi" è la solita frase. Ma che, come al solito, mi merito.