INDIAN ROSE

IL MIO MALE DI VIVERE


E' un dolore allo stomaco, un malessere che si fa vivo mai puntuale ma sempre presente. Non riesco a respirare perdo l'equilibrio e sento dolore. Un dolore che non trova le parole x esprimersi, posso solo soffocarlo, ma ultimamente mi sembra di non riuscire nemmeno più in questo. Allora ho bisogno di uscire, respirare aria fresca. Cerco il vento. Quel vento forte che porta a galla tutti gli odori. Il vento mi dà la sensazione di qualcosa di dinamico che arriva, trasforma e se va.E' la staticità che mi fa paura? E' il bisogno di sentirmi sempre viva?Di rinnovarmi e respirare sempre nuove emozioni?Non ci sono certezze, nè garanzie. Quel che vale oggi, non vale più domani. Quando più mi sento tranquilla, senza apparente motivo e senza preavviso si ripresenta. Mi sento chiudere in gabbia, in una morsa....proprio quando pensavo di aver conquistato la mia libertà.M i sento bloccata, immobile, senza parole, senza stati d'animo, in un torpore totale dove sento solo il martellare del dolore nello stomaco. Non capisco il perchè. Inizio a indagare dentro di me, cercandone le cause, ma ho la vista appannata e mai obiettiva. Mi sento in trappola, senza risveglio dal torpore. Il mio secondo cervello sta male e questo silenzio ne amplifica il rumore. Farei qualsiasi cosa pur di non sentirlo più pulsare e dilagare nelle vene impossesandosi interamente di me.Istinti autodistruttivi ed autolesionisti mi portano all'entropia, la mia reale normalità. Non c'è continuità, alterno trazioni ad allontanamenti in una pericolosa altalena di emozioni. Non c'è porto che possa accogliermi.Naufraga alla deriva.Se sono qui, desidero essere lì e sto iniziando realmente a temere che non troverò mai luogo adatto ad accogliermi, perchè sono io che non mi accolgo. E' difficile stare con me, sono più i giorni che non mi sopporto che quelli in cui mi stimo ed è una sfida continua, estenuante, in cui appena raggiungo un risultato, punto subito più in alto. E' ambizione masochista per portarmi al limite, nella consapevolezza che con me stessa non vincerò mai.