L'acchiappa Fantasmi

La Storia siamo noi


ovvero conoscere il passato attraverso le canzoni di Francesco De Gregori Ho portato la chitarra per il fatto che la sua presenza simboleggia qualcosa che spesso viene dimenticata in questo tipo di dibattiti in cui si dà molta attenzione al testo delle canzoni, ma la canzone vive di musica, vive di una parte musicale, di ritmo, di melodia. Altrimenti sarebbe un'operazione monca.  Io resto abbastanza perplesso quando mi capita di vedere nelle antologie di letteratura ad uso dei licei i testi delle canzoni d'autore, più o meno d'autore, accanto che so, all'Infinito di Leopardi o a Ungaretti... Insomma, è un'operazione che crea una sfasatura nella lettura, nell'ascolto, che non trovo del tutto corretta, legittima.  Inoltre la chitarra rappresenta, anche, quella che è la fisicità del mestiere che faccio, che fanno quelli che, come me, scrivono e cantano canzoni.  Noi non siamo degli intellettuali, siamo delle persone che vanno sui palcoscenici, siamo uomini di spettacolo, andiamo negli oratori, spesso, sulle piazze. A volte ci tocca andare a "UnoMattina", ci tocca andare a "Domenica In...". Quindi, è un mestiere apparentemente semplice, ma che in realtà presenta delle complessità, che invece non hanno gli studiosi.  La chitarra è la musica. La musica che sta dietro alle canzoni cosa porta con sé? Porta il fatto che la canzone ha una formidabile capacità di essere comunicata, molto più di un film o di un romanzo. Certo al cinema ci va molta gente, i romanzi li leggono in tanti, però la pervasività della canzone è ineguagliabile. Sfido chiunque di voi ad uscire la mattina da casa e tornare la sera senza aver sentito almeno una canzone, anche senza averlo desiderato: basta andare su un aereo, dal dentista, al supermercato, a volte anche in una sala operatoria mettono la musica. Insomma, la canzone gode di questa grande virtù: non si può sfuggire dalle canzoni. Questa è però un'arma a doppio taglio, perché la troppa comunicatività di una canzone può andare a detrimento di quella che è una sua lettura attenta, può trasformarsi in superficialità dell'ascolto, in realtà la canzone arriva dove altre forme di comunicazione artistica non arrivano.  Può una canzone o no parlare di storia? Naturalmente sì e questo non lo dico io, perché ho scritto alcune canzoni che parlano di storia, lo dimostra la storia stessa della canzone italiana, a partire da quella popolare.  Dai canti di lavoro, che sono comunque canti legati alla storia, che siano canti operai, canti delle mondine, canti agricoli, che poi talvolta si trasformano in canti politici. Bella ciao, che è considerato "l'inno" della Resistenza, nasce come canto di lavoro delle mondine, in seguito si è cambiato il testo ed è diventato una canzone della Resistenza. Vorrei citare inoltre Gorizia, una canzone sulla prima guerra mondiale; e ancora un'altra bellissima su Bava Beccaris...  Su queste canzoni popolari e politiche si innestano quelle d'autore vere e proprie, mi riferisco, per esempio, a Per i morti di Reggio Emilia, canzone storica per l'Italia, scritta da Fausto Amodei. E poi Contessa di Paolo Pietrangeli, fino ad arrivare a canzoni dove la storia è più sfumata. Appartengono a questo filone quelle di Guccini. La locomotiva, secondo me, è una delle più belle, in questo senso, sebbene non si parli di un preciso fatto storico, ma di un evento probabilmente irreale, immaginato, che fa parte però di un periodo della storia d'Italia in cui l'idea dell'anarchia aveva preso piede, era divenuta una componente forte della sinistra italiana.  Io fra l'altro ho avuto il privilegio di nascere come scrittore di canzoni e come cantante in un locale di Roma che si chiamava "Folk Studio", dove tutte queste canzoni arrivavano; questo luogo era un crocevia, un punto di incontro di tutte queste canzoni e degli interpreti e dei ricercatori che le andavano a scovare. Lì io ho conosciuto per prima Caterina Bueno, con cui ho avuto l'onore di fare una tournée in veste di chitarrista, nei lontani primi, primissimi anni Settanta. E poi il Duo di Piadena. Non so se questi nomi dicono qualcosa a qualcuno di voi, spero di sì. Comunque il Duo di Piadena, Otello Profazio, Matteo Salvatore, Giovanna Marini, quest'ultima riuniva nel suo lavoro due ruoli, quello di ricercatrice e di autrice di canzoni. In quel periodo, fra l'altro, io andavo anche all'università; ero agli sgoccioli della mia carriera universitaria in quanto non mi sono mai laureato, e quindi mischiavo probabilmente gli esami di storia che andavo facendo con le canzoni che ascoltavo.Quindi probabilmente questa mia mania di scrivere canzoni sulla storia nasce da questo strano miscuglio che si è verificato in un'età poco più che adolescenziale, quando mi sono imbattuto in tutte queste cose, tutte insieme.  Torniamo alla chitarra. Vorrei anche usarla, brevemente, sperando che si senta. Il periodo è il dopoguerra, e la prima canzone viene fuori da quella fucina, da quel gruppo di promotori di canzoni, diciamo intelligenti, in Italia, che si chiamava Cantacronache. Un gruppo fondato a Torino da Roberto Leydi, che aveva un suo manifesto: aveva deciso nel '58 di promuovere e di scrivere canzoni intelligenti in contrapposizione frontale con la musica dominante di allora. Eppure il '58 è anche l'anno che segna una rivoluzione nella musica di consumo ed è rappresentata da Domenico Modugno che a Sanremo canta "Volare". Comunque, questo gruppo di intellettuali (fra cui c'era anche, seppure sembri strano, Umberto Eco, credo giovanissimo, c'erano Franco Fortini, Italo Calvino...), si mise in testa di contrapporsi con delle ballate a quella che chiamava la musica diciamo "stupida". Alcune molto belle, altre meno.  Quella che ho scelto e che vi voglio far sentire si chiama Oltre il ponte, ed è una canzone che nasce dall'evocazione della Resistenza. L'io cantante si rivolge a una ragazza, probabilmente la figlia, e gli racconta le storie di quel periodo.O ragazza dalle guance di pescao ragazza dalle guance d'auroraio spero che a narrarti riescala mia vita all'età che tu hai ora.Coprifuoco, la truppa tedescala città dominava, siam pronti:chi non vuole chinare la testacon noi prenda la strada dei monti.Silenziosa sugli aghi di pinosu spinosi ricci di castagnauna squadra nel buio mattinodiscendeva l'oscura montagna.La speranza era nostra compagnaa assaltar caposaldi nemiciconquistandoci l'armi in battagliascalzi e laceri eppure felici.Avevamo vent'anni e oltre il ponteoltre il ponte ch'è in mano nemicavedevamo l'altra riva, la vitatutto il bene del mondo oltre il ponte.Tutto il male avevamo di frontetutto il bene avevamo nel cuorea vent'anni la vita è oltre il ponteoltre il ponte comincia l'amore.Non è detto che fossimo santil'eroismo non è sovrumanocorri, abbassati, dai balza avanti!ogni passo che fai non è vano.Vedevamo a portata di manodietro il tronco il cespuglio il cannetol'avvenire di un mondo più umanoe più giusto più libero e lieto.Ormai tutti han famiglia hanno figliche non sanno la storia di ieriio son solo e passeggio fra i tiglicon te cara che allora non c'eri.E vorrei che quei nostri pensieriquelle nostre speranze di allorarivivessero in quel che tu sperio ragazza color dell'aurora.Avevamo vent'anni e oltre il ponteoltre il ponte ch'è in mano nemicavedevamo l'altra riva, la vitatutto il bene del mondo oltre il ponte.Tutto il male avevamo di frontetutto il bene avevamo nel cuorea vent'anni la vita è oltre il ponteoltre il ponte comincia l'amore.Avevamo vent'anni e oltre il …….